Capitolo 9

1.9K 141 0
                                    

Vorrei scusarmi sin da subito se nei prossimi giorni non aggiornerò, ma è l'ultima settimana di interrogazioni e ne devo preparare tre belle pesanti. Appena le avrò finite, mi dedicherò totalmente alla storia. Detto ciò, buona lettura e grazie infinite per tutte le letture, i voti e i commenti

Eravamo tornati a casa, non riuscivo a reggermi in piedi.
"Ecco."
Disse il biondo facendomi sedere sul letto, per poi poggiarmi una mano sulla fronte.
"Cazzo, Ben, bruci da morire!"
Esclamò preoccupato.
"Quindi ho la febbre?"
Chiesi con gli occhi sbarrati.
"Credo proprio di sì."
Affermò. 'No, tutto, ma non la febbre.' pensai terrorizzato.
"No, non posso avere la febbre."
Dissi.
"Ti avevo detto di coprirti."
Mi rimproverò.
"Fede, non posso avere la febbre."
Ripetei aggrappandomi alla sua maglia. Mi stavo agitando, stavo andando nel panico.
"Ben, calmati, è solo un po' di febbre."
Minimizzò.
"No, tu non capisci."
Dissi con le lacrime agli occhi.
"Ben, di che parli?"
Mi chiese visibilmente preoccupato.
"Alex..."
Sussurrai.
"Cosa?"
Chiese. Forse non aveva sentito bene... O forse avrebbe voluto non aver sentito bene.
"Voglio Alex... Chiama Alex."
Ripetei.
"Spero tu stia scherzando."
Stavano arrivando, me lo sentivo. Sin da quando ero piccolo, ogni volta che mi veniva la febbre, risultava piuttosto alta, tanto da portarmi ad avere delle allucinazioni e solo Alexander sapeva come fare per calmarmi e farle andare via.
"Federico, ti prego."
Lo supplicai.
"Stenditi."
Mi ordinò aiutandomi. Il mio sguardo finì su un punto bianco della parete e l'immagine di mia madre si materializzò davanti ai miei occhi. Indossava una camicia da notte bianca e se ne stava lì a guardarmi, del tutto inespressiva.
"Ti prego, chiama Alex, ho bisogno di lui."
Dissi iniziando a tremare di paura. Sapevo che erano solo allucinazioni, ma sembravano così reali e mi terrorizzavano.
"Calmati, ci sono io."
Tentò di rassicurarmi. Accanto a mia madre iniziai a vedere i miei nonni materni. Era come se si avvicinassero a me, lentamente.
"Federico, ti prego!"
Esclamai in lacrime, dimenandomi.
"Benjamin, calmati!"
Esclamò a sua volta, cercando di bloccarmi.
"Mi raggiungeranno!"
Esclamai come se lui potesse capire.
"Di che stai parlando?"
Mi chiese confuso. La figura di mio padre si unì al trio. In mano aveva una cintura... Una cintura che conoscevo perfettamente.
"Federico, ti supplico, chiama Alex!"
Urlai portandomi le mani sulle orecchie e chiudendo gli occhi con forza.
"Ma..."
Provò a controbattere, ma un mio urlo glielo impedì. Lo vidi afferrare il mio cellulare e cercare frettolosamente il numero di mio fratello.
"Alexander? Sono Federico."
Lo sentii dire dopo secondi che mi parvero interminabili.
"Il migliore amico di tuo fratello."
Specificò scocciato.
"Benjamin ha bisogno di te..."
Disse quasi in un sussurro, come se si stesse sforzando di dire quelle parole o come se non volesse crederci davvero.
"Siamo a casa sua, ha la febbre e... Pronto?"
Vidi il biondo allontanare il cellulare dall'orecchio.
"Ha chiuso."
Mi informò. Quelle figure mi stavano circondando, mi osservavano, mi terrorizzavano... Avevo bisogno di mio fratello.

Era passata almeno un'ora, di Alex nessuna traccia e da parte mia c'era solo un peggioramento.
"Ben, cosa posso fare?"
Mi chiese per l'ennesima volta il biondo e io, per l'ennesima volta, gli risposi con un nome.
"Alex."
In quel momento sentimmo il campanello suonare, seguito dal rumore di dei pugni piuttosto insistenti dati contro la porta.
"Vado io."
Disse scomparendo dalla mia visuale, lasciandomi solo, con le mie allucinazioni.
"Dov'è?"
Non ero mai stato così felice di sentire la voce di mio fratello. Lo vidi fare il suo ingresso nella stanza, aveva l'affanno e sembrava stranamente preoccupato... Non riuscivo nemmeno a ricordare quando fosse stata l'ultima volta che lo vidi preoccuparsi davvero per me.
"Ben, ehi, sono qui."
Disse venendo ad accovacciandosi al mio fianco e prendendomi il viso fra le mani.
"Falle smettere..."
Sussurrai.
"Falle smettere, ti prego."
Lo supplicai alzando un po' di più il tono della mia voce.
"Non ce la faccio più."
Urlai divincolandomi dalla sua presa e portando le mani alle mie orecchie, chiudendo gli occhi.
"Che gli sta succedendo?"
Sentii chiedere dal biondo.
"Ha le allucinazioni."
Lo informò.
"Le ha ogni volta che gli viene la febbre, ma era da anni che non succedeva più."
Constatò.
"Alex, ti prego."
Lo richiamai.
"Sì, sono qui."
Disse.
"Ora faccio sparire tutto, okay?"
Annuii.
"Però, Ben, devi stare fermo."
Mi avvertì. Lo vidi estrarre dalla tasca una siringa con del liquido all'interno e lì iniziai a dimenarmi.
"No, no, fa male, quello fa male."
Iniziai a lamentarmi, prim'ancora che avesse fatto qualcosa.
"Che roba è?"
Chiese visibilmente preoccupato il biondo.
"Dopo ti spiego, ora devo iniettargli questa roba."
Disse.
"Tranquillo, non è droga."
Aggiunse. Probabilmente aveva intuito i possibili pensieri che avevano iniziato ad attanagliare la mente di Federico.
"Ben, ehi, guardami."
Disse prendendo nuovamente il mio viso fra le sue mani.
"Guardami negli occhi."
Specificò e così feci. Erano così simili ai miei.
"Hai paura, lo so, ma non c'è altro modo."
Tentò di convincermi. Scossi la testa. Le voci aumentavano, così come le immagini davanti a me.
"Falle smettere!"
Urlai. Lo sentii sospirare.
"Federico, esci."
Disse.
"Non ci penso nemmeno a lasciarti da solo con lui, specie in queste condizioni."
Affermò irremovibile.
"Come vuoi."
Disse senza troppe insistenze. Strinsi la presa sul suo braccio, come per ricordargli che ero lì.
"Allora Ben, ti ricordi quando eravamo piccoli?"
Iniziò dolcemente.
"Ricordi come facevamo per distrarti e far smettere tutto?"
Mi domandò ancora. Annuii lentamente.
"Ricordi che funzionava?"
Annuii ancora.
"Ti va di provarci ancora?"
Mi chiese titubante.
"Sì..."
Dissi flebilmente.
"Okay, allora... Guardami, svuota la mente, concentrati su di me."
Disse liberando il mio viso da una delle sue mani. Feci come da lui chiesto. Mi concentrai sul contatto della sua mano contro parte del mio collo e parte della mia guancia, mi concentrai su ogni lineamento del suo viso, mi concentrai sui suoi occhi, per poi spostare il mio sguardo sulle sue labbra.
"Bravo, così."
Mi incoraggiò. Lentamente le nostre labbra si sfiorarono, per poi unirsi in un bacio dolce, casto, timoroso... Non riuscivo nemmeno a ricordare quando fu l'ultima volta che mi baciò con tale dolcezza e premura. Sentii un bruciore sul braccio e un liquido farsi strada dentro di me che continuava a bruciare. Mugugnai dolorante, al ché la presa di Alex sul mio viso aumentò e le sue labbra premettero con più pressione. Dopo un po' si staccò facendo incontrare nuovamente i nostri occhi.
"Fatto."
Disse estraendo la siringa dal mio braccio.
"Sei stato bravissimo, piccoletto."
Disse sorridendomi dolcemente e scompigliandomi i capelli con altrettanta dolcezza.
"Ora dovrebbe addormentarsi e al suo risveglio starà meglio che mai."
Comunicò al biondo.
"Devi solo stare attento che si copra e che non si sforzi troppo."
Disse alzandosi per allontanarsi da me. Sapevo che Federico mi avrebbe ucciso per quello che stavo per fare, ma poco m'importò in quel momento... Avevo solo bisogno di mio fratello. Lo bloccai afferrandolo dal polso. Si voltò a guardarmi di scatto.
"Che succede?"
Mi chiese riaccovacciandosi accanto a me.
"Rimani con me."
Dissi tirandolo più vicino. Lo vidi mandare uno sguardo a Federico, mentre io non ebbi avuto il coraggio di fare altrettanto.
"Vuoi che mi metta accanto a te?"
Mi chiese. Annuii ritmicamente.
"Resto qui io, tu puoi andare se vuoi."
Disse al biondo, facendo il giro del letto.
"Non mi hai sentito prima? Ho detto che da solo con lui io non ti lascio."
Disse a denti stretti. Una parte di me fu felice di ciò, forse perché anch'io non mi fidavo poi tanto di mio fratello, anche se, in fondo, sapevo che era un bravo fratello, o forse perché ciò voleva dire che si stava sforzando di capire la situazione. Sperai vivamente che fosse così... Non volevo che mi odiasse per questo.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora