Capitolo 17

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"Ben, ti vuoi muovere?"
Mi richiamò il biondo. Avevamo appena fatto partire una diretta e l'unico davanti alla webcam era lui.
"Arrivo!"
Esclamai, per poi buttarmi addosso a Fede.
"Salve a tutti."
Salutai scostandomi dal biondo, per poi mettermi seduto composto e passarmi una mano fra i capelli per ravvivarli.
"Allora..."
Iniziai con fare serio.
"Ma che cazz..."
Federico era rimasto raggomitolato e confuso.
"Rossi, ma ti pare il modo di comportarti? Che diavolo stai facendo? Siediti composto."
Lo rimproverai.
"Ma se sei tu che mi sei saltato addosso!"
Mi ricordò.
"Quello dopo, adesso non mi sembra il caso, con tutte queste persone che ci guardano..."
Dissi trovando un doppio senso nella sua affermazione.
"Non ti facevo così sfacciato."
Dissi con fare sorpreso.
"Ma vai!"
Esclamò mettendosi seduto e dandomi una spinta, il tutto ridendo.
"Che ragazzo maleducato!"
Esclamai.
"Parlando di cose serie..."
Esordì.
"Tra due giorni inizieremo una specie di tour, ceh, non sarà un tour vero e proprio, come sapete."
Disse, per poi guardarmi, come a dire 'Aiutami o inizierò a straparlare dicendo cose senza senso.'.
"Quello che sta cercando di dire, è che questi concerti saranno un modo per per capire come funzionano quel genere di cose, non siamo ancora esperti in quel campo."
Spiegai.
"Esatto, sarà diciamo una preparazione ad un futuro possibile tour vero e proprio."
Continuò il biondo.
"Abbiamo fatto sold out in tutte le tappe e questa cosa c'ha davvero sorpresi e resi davvero felici, non ce l'aspettavamo, davvero."
Ammisi per entrambi.
"Speriamo che il tutto sia all'altezza delle vostre aspettative."
La diretta durò una ventina di minuti, durante i quali parlammo dei concerti, del ciuffo di Fede e del video che avremmo girato a breve.
"Vuoi lasciar stare il mio ciuffo?!"
Mi rimproverò il biondo.
"Ma è carino!"
Mi giustificai. Sbuffò.
"Non ci posso credere."

"Ben?"
Mi richiamò.
"Mh?"
In quel momento ero intento a scovare da mangiare nelle diverse credenze, ma, dopo almeno una decina di minuti, ancora nessuna traccia di roba commestibile.
"Tu... Ecco..."
Non ebbe il tempo di formulare una frase di senso compiuto, che il mio cellulare prese a suonare. Mi diressi verso il tavolo per afferrarlo e rispondere, senza neanche aver visto di chi si trattasse.
"Pronto?"
Domandai.
"Ciao fratellino!"
Esclamò Alex dall'altra parte.
"Ehi, Alex, che succede?"
Chiesi.
"Ti devo dare una notizia che non credo ti piacerà."
Disse con fare titubante.
"Ovvero?"
Chiesi un po' preoccupato.
"Ti conviene iniziare a preparare psicologicamente il biondo, domani abbiamo la cena di famiglia."
Mi informò. Mi si raggelò il sangue.
"Cosa?!"
Urlai quasi.
"Hai sentito bene."
Confermò.
"No, Federico non viene, io non lo porto da quelli."
Dissi imperterrito.
"Ma ricordo che il biondino voleva venire."
Mi rammentò.
"Non mi interessa cosa vuole Federico, io non lo porto!"
Esclamai furibondo.
"Lo sai che se non glielo porti tu, lo troverà lui, vero?"
Feci per ribattere, ma dalla mia bocca non uscì nulla, se non un sospiro.
"Sta tranquillo, ci sarò io con voi."
Mi rassicurò. Rimasi in silenzio.
"Hai paura, vero?"
Nonostante tutto, nessuno mi conosceva meglio di lui.
"Un po'..."
Dissi timidamente.
"Sono sicuro che il biondo non crederà neanche ad una sola parola di quello che diranno."
Tentò di rassicurarmi ancora. Sorrisi appena.
"Lo spero."
Dissi lanciando uno sguardo verso Federico.
"Quindi verrete?"
Mi chiese conferma.
"Sì."
Mi arresi.
"Ora devo andare, domani alle sette e mezza alla villa."
Mi comunicò.
"A domani."
Lo salutai, per poi mettere giù.
"Tutto bene?"
Mi chiese cautamente il biondo.
"Domani abbiamo la cena a casa mia."
Lo informai.
"Cosa volevi dirmi prima?"
Gli chiesi incontrando i suoi occhi, cambiando argomento.
"Eh? Ah, sì... Nulla d'importante..."
Minimizzò.
"Volevo sapere qual è il tuo colore preferito!"
Esclamò. Lo guardai confuso, inarcando un sopracciglio.
"Fede, è lo stesso di quando me l'hai chiesto due anni fa: il nero."
Dissi.
"Sì, giusto."
Abbassò lo sguardo timidamente.
"Io vado un attimo in bagno."
Mi avvertì.
"Io continuo a cercare da mangiare."
Dissi lasciando il cellulare e tornando alle credenze.

Il pensiero che il giorno dopo sarei ritornato in quella villa, in quella casa nella quale avevo trascorso buona parte della mia vita, mi faceva rabbrividire. Ero agitato, avevo paura, paura che la mia mente mi giocasse qualche brutto scherzo facendomi rivivere alcune scene del mio passato... Specialmente quelle riguardanti Alex. Le cose tra noi stavano andando bene, eravamo riusciti a costruire un vero rapporto tra fratelli e non volevo che qualcosa lo rovinasse. Sospirai.
"Tutto okay?"
Mi chiese il biondo. Voltai la testa verso di lui e lo vidi masticare i cereali, con il muso sporco di latte. Sorrisi divertito.
"Sei tutto sporco."
Lo informai.
"Uffa!"
Esclamò infastidito. Gli succedeva spesso di imbrattarsi. Era così tenero, così ingenuo, fragile... Temevo per lui. Ero consapevole del fatto che ne avrebbero dette di tutti i colori sul mio conto e non sapevo per quanto Federico avrebbe sopportato quella situazione, prima di esplodere.
"Fede?"
Lo richiamai.
"Sono ancora sporco?"
Mi chiese.
"Anche."
Dissi ridacchiando. Alzò gli occhi al cielo e imprecò per qualche attimo. Gli tolsi il tovagliolo dalle mani e glielo passai sul naso.
"Come diavolo faccio a sporcarmi il naso?!"
Risi.
"Se non lo sai tu."
Dissi. Sbuffò.
"Fede?"
Lo richiamai ancora.
"Che c'è?"
Mi chiese facendo incontrare i nostri occhi.
"Tu mi conosci, vero?"
Mi guardò confuso.
"Nel senso, tu sai come sono, se qualcuno ti dicesse qualcosa di brutto su di me, tu non gli crederesti, vero?"
Tentai di spiegarmi meglio.
"Ovvio che no!"
Esclamò.
"Se qualcuno dice qualcosa di negativo sul tuo conto, vuol dire che non ti conosce affatto."
Mi difese. Sorrisi.
"Se qualcuno ti dicesse qualcosa di brutto su di me, tu che faresti?"
Gli chiesi.
"TI difenderei."
Rispose ovvio.
"E se io ti chiedessi di non farlo?"
Lui aggrottò la fronte. Sospirai.
"Qualsiasi cosa diranno, su di me, su Alex, tu non dire o fare nulla, ignorali e basta... Ti prego."
Lo supplicai.
"Cosa dovrebbero dire?"
Chiese. Sospirai ancora.
"Farai come ti ho chiesto?"
Sembrò rifletterci su. Dopo qualche istante di silenzio, vidi i suoi occhi rabbuiarsi, come se gli fosse venuto in mente qualcosa che lo spronò ad annuire ritmicamente. Ero pronto a chiedergli cosa avesse, ma non me ne diede l'opportunità.
"Vediamo un film?"
Cambiò argomento.
"Lo stiamo già vedendo."
Gli ricordai confuso.
"Volevo dire, ne vediamo un altro?"
Si corresse nervosamente.
"Fede, che ti prende?"
Riuscii a chiedergli.
"Niente, è che..."
Iniziò.
"Sono agitato per domani!"
Esclamò, ma non ero sicuro fosse davvero quello la causa del suo atteggiamento strano.
"Non devi, anche perché non staremo molto."
Lo avvertii.
"Perché?"
Mi chiese ingenuamente.
"Non voglio stare in quella casa."
Dissi riportando lo sguardo sul televisore. Ero certo che avrebbe voluto farmi altre domande, ma, probabilmente, aveva capito che non avrei risposto a nessuna di esse, perciò si limitò a tornare anche lui con lo sguardo sul televisore.

"Ma devo vestirmi elegante?"
Mi chiese di punto in bianco, mentre ci stavamo per mettere a letto.
"No."
Dissi.
"Non so perché, ma non mi fido."
Ammise scettico.
"Sono sicuro che la tua famiglia sia una di quelle in giacca e cravatta."
Mi confidò.
"Non credo che mia nonna e le mie cugine indosserebbero mai giacca e cravatta."
Dissi per allentare la tensione e sdrammatizzare.
"Avanti Ben, sono serio!"
Esclamò.
"Hai capito cosa voglio dire."
Sì che l'avevo capito.
"Fede, sta tranquillo, puoi vestirti come al solito, starai bene comunque."
Lo rassicurai.
"Ma non voglio fare brutta figura."
Disse timidamente, abbassando lo sguardo.
"Dov'è finito il tuo odio profondo nei loro confronti?"
Gli chiesi. Sospirò.
"Non so come comportarmi..."
Ammise in un sussurro.
"Devi essere semplicemente te stesso, solo... Se dicono qualcosa su di me, ignorali, non dire una parola."
Annuì.
"Ora vieni a dormire, ho sonno."
Dissi infilandomi sotto le coperte. Sentii il letto cigolare, segno che si stava stendendo.
"Se mi freghi il cuscino, ti uccido!"
Esclamai.
"Allora dammelo prima."
Disse ovvio.
"Ma è il mio cuscino!"
Esclamai.
"Allora non ti lamentare."
Lo fulminai con lo sguardo.
"Ti posso ammazzare? Ti prego, dimmi di sì."
Si voltò verso di me.
"Non puoi vivere senza di me."
Disse serio. Sembrava come se si aspettasse una qualche mia reazione o affermazione in risposta alla sua. Osservava ogni mio aspetto, come se pensasse che dal mio viso potesse trapelare qualcosa. Davvero non capivo il perché di questo suo atteggiamento.
"E tu te ne approfitti!"
Esclamai mettendo il broncio. Lo vidi rilassarsi a quella mia affermazione.
"Notte Ben."
Disse, per poi chiudere gli occhi, privandomi della vista di quell'azzurro che tanto amavo.
"Buonanotte rapitore di cuscini."

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora