Capitolo 8

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"Ben?"
Sentii una flebile voce chiamarmi.
"Benjamin?"
Ancora una volta pronunciò il mio nome.
"Svegliati."
Aprii a fatica gli occhi e la prima cosa che vidi furono due occhioni di un azzurro intenso... Quegli occhioni che tanto amavo. Mugugnai qualcosa e provai ad alzare la testa dal cuscino, nonostante la sentissi dannatamente pesante.
"Tutto bene?"
Mi chiese. Lo guardai confuso.
"Non hai sentito la sveglia e siamo in super ritardo."
Mi informò. Io che non sentivo la sveglia?! Il biondo che era sveglio e pronto prima di me?! Federico che svegliava me?! O mi trovavo in un mondo parallelo o non c'era altra spiegazione.
"Ora mi preparo."
Dissi alzandomi a fatica. Notai che ero senza maglia, non ricordavo di essermi addormentato senza. Mi strofinai le mani sul viso. Mi sentivo peggio della sera precedente. Mi alzai dal letto e mi colpì un giramento di testa, per fortuna il biondo e il letto riuscirono a impedire lo scontro tra me e il pavimento.
"Ehi, che succede?"
Mi chiese.
"Nulla, solo un giramento."
Gli spiegai portandomi una mano alle tempie, per poi dirigermi in bagno.
"Vuoi una mano?"
Mi urlò dietro Fede.
"No, ce la faccio."

"Benjamin? Ben?"
Mugugnai.
"Siamo arrivati."
Mi avvertì la voce del biondo. 'Arrivati?' pensai. Aprii gli occhi e vidi fuori dal finestrino il luogo dove avremmo tenuto il secondo instore. Non dissi nulla e scesi.
"Buongiorno ragazzi, siete carichi?"
Ci chiese entusiasta Enrico.
"Io sì, lui un po' meno."
Rispose Federico indicandomi. Non connettevo affatto, sentivo le palpebre chiudersi, la testa girare e continue fitte, il corpo debole e pesante, mi sentivo malissimo, mi bruciavano anche gli occhi, tant'è che incominciai a sfregarli con le mani.
"Che fai?"
Mi chiese stranito Federico.
"Mi bruciano gli occhi."
Mi lamentai.
"Fa vedere."
Disse liberando i miei occhi dalle mie mani.
"In effetti sono un po' rossi e lucidi."
Confermò. Notai che osservò i miei occhi con uno sguardo strano, ma non ci diedi molto peso.
"Volete mangiare qualcosa prima di prepararvi?"
Ci chiese l'uomo. Sembrò non essersi accorto del nostro ritardo. Federico annuì come un bimbo affamato.
"No, grazie, non ho fame."
Rifiutai.
"Neanche ieri hai mangiato qualcosa..."
Mi fece notare preoccupato il biondo. Feci un'alzata di spalle e mi andai a sedere su una delle poltroncine presenti.
"Non muoio, tranquillo."
Dissi sprofondando nella poltroncina, buttando la testa all'indietro.

Avevamo iniziato l'instore da qualche ora e io mi sentivo sempre peggio, sentivo un caldo insopportabile.
"Scusate un attimo."
Dissi rivolgendo un flebile sorriso alle ragazze di cui era il turno in quel momento. Mi allontanai di qualche passo e mi levai la felpa, sotto gli occhi di tutti e con in sottofondo alcuni gridolini da parte di diverse Dreamers, rimanendo in canotta. Mi avvicinai ad uno dei responsabili del posto per chiedergli un'informazione.
"Scusi, c'è per caso l'aria condizionata?"
Chiesi speranzoso.
"Sì, perché?"
Mi chiese. I miei occhi presero a luccicare.
"Potreste accenderla, cortesemente?"
Chiesi nuovamente speranzoso. L'uomo annuì un po' stranito, dato che eravamo in inverno e non in piena estate. Tornai dal biondo e dalle ragazze per continuare con l'instore. Altri giramenti mi colpirono, costringendomi a farmi sedere più volte.
"Ben, va tutto bene?"
Mi chiese Federico avvicinandosi a me e posando una mano sulla mia spalla.
"Sì, sono solo un po' stanco."
Dissi sfregandomi il viso. Sentii la presa del biondo farsi più forte sulla mia spalla, così incrociai il suo sguardo. Sembrava preoccupato ed arrabbiato al contempo, ma non riuscii a capire perché.
"Ragazzi."
Ci richiamarono, così riprendemmo quello per cui eravamo lì.

Più il tempo passava, più mi sentivo male. Nonostante avessi costretto le persone presenti a patire il freddo, il caldo che provavo non si era attenuato affatto.
"Ma solo io sento caldo?"
Chiesi sventolandomi con la canotta. Era strano, avevo caldo, ma c'erano attimi in cui tremavo, ciò mi stava facendo innervosire... Odiavo non sapere cosa mi succedesse.
"Benjamin, posso parlarti un attimo?"
Mi chiese il biondo con tono duro e guardandomi con uno sguardo che avrebbe pietrificato chiunque. Annuii e lo seguii nel momento di pausa.
"Dimmi."
Lo incitai.
"Io non devo dirti nulla."
Disse mettendosi a braccia conserte.
"Tu devi dirmi qualcosa?"
Mi chiese. Lo guardai confuso.
"No, non mi pare."
Dissi dopo averci riflettuto qualche secondo.
"Sei sicuro?"
Insistette.
"Ho dimenticato qualche data importante?"
Ipotizzai.
"Mi vuoi dire cos'hai?"
Sbottò.
"Niente, te l'ho detto, sono solo un po' stanco."
Ripetei.
"Ti rendi conto che mi stai rifilando le stesse scuse che usavi quando ti..."
Lasciò la frase in sospeso, ma capii subito a cosa si stesse riferendo. Non potevo crederci.
"Spero tu stia scherzando."
Dissi. Lui continuò a guardarmi sospettoso.
"Davvero credi che io abbia ripreso a drogarmi?"
Chiesi sperando non stesse parlando sul serio.
"Hai gli occhi rossi e le pupille dilatate, stai mangiando poco, hai sbalzi di temperatura, sei debole, hai giramenti di testa, tremi... Cosa dovrei pensare?"
Elencò.
"Non ci posso credere."
Dissi roteando gli occhi.
"Davvero credi questo?"
Chiesi nuovamente.
"Non so a cos'altro credere."
Disse con un'alzata di spalle.
"Fede, non ti sto nascondendo nulla. Non ho ripreso a drogarmi, credimi."
Lo supplicai. Lui non sembrò convincersi.
"So cosa rischio se ricado in quell'inferno."
Dissi guardandolo dritto negli occhi e avvicinandomi a lui di qualche passo.
"Sì, moriresti."
Sbottò.
"No, perderei te."
Lo corressi. Il suo sguardo sembrò cambiare.
"Se non sapessi che la mia morte ti ferirebbe, non m'importerebbe niente della mia vita, se non sapessi che tu andresti via se io riprendessi quella vita, probabilmente non avrei mai smesso."
Ammisi.
"Forse ancora non hai capito che tu sei l'unica cosa di cui m'importa."
Ribadii.
"So già cosa si prova a perderti... Non voglio provarlo di nuovo."
Lo informai. Abbassò lo sguardo timidamente.
"Dimmi che mi credi, ti prego."
Dissi avvicinandomi ancora. Rialzò lo sguardo incrociando nuovamente il mio e annuì.
"Ho bisogno di sentirtelo dire."
Dissi supplicandolo ancora una volta.
"Ti credo."
Sorrisi.
"Torniamo di là, dai."

Le fan ci riaccolsero con un sonoro urlo di gioia e le nostre canzoni ripartirono in sottofondo. Sorrisi verso di loro, per poi dirigermi da uno dei responsabili dell'evento che mi porse dei fogli da esaminare. Mentre delle ragazze salivano sul palchetto allestito e mentre l'uomo mi parlava, sentii delle fan dire frasi del tipo 'Noo, Fede', 'Che succede, amore?', al ché mi voltai verso di lui. Vidi il biondo asciugarsi frettolosamente delle lacrime che avevano lasciato i suoi occhi, ma subito altre erano pronte a prendere il posto di quelle eliminate dal passaggio delle sue mani. Lasciai i fogli all'uomo, superai le ragazze e andai spedito verso di lui, per poi accoglierlo fra le mie braccia. Un urlo sfrenato si levò nell'aria, ma poco m'importò.
"Ehi, va tutto bene."
Detto questo, sentii le braccia di Federico avvolgermi a sua volta e le sue mani afferrare la mia canotta, mentre le lacrime aumentarono.
"Sono qui, non vado da nessuna parte."
Gli sussurrai. La presa sulla mia maglia aumentò, come se volesse essere sicuro che non andassi via.
"Scusa..."
Disse appena.
"Non devi scusarti di nulla, va tutto bene."
Gli ripetei, per poi stringerlo ancora di più, fregandomene delle persone attorno a noi. Quando si fu calmato, ci staccammo e lo guardai negli occhi, prendendo il suo viso fra le mani.
"Va meglio?"
Gli chiesi e lui annuì.
"Lo sai che ora i video che sono appena stati girati verranno divulgati e ci ritroveremo tua madre e tua nonna davanti alla porta di casa mia, pronte a prendermi a bastonate, perché daranno la colpa a me e mi diranno 'Questo ti sembra il modo di prenderti cura del nostro piccolino?!'?"
Dissi vivamente preoccupato, per poi imitare la voce della madre verso la fine, facendolo sorridere. Vederlo o anche solo sentirlo piangere era una delle cose che più mi faceva male e mi distruggeva. Lui doveva sorridere, sempre, perché era per quel sorriso che io andavo avanti, era per quel sorriso che io ero cambiato... Era per quel sorriso che io avevo ripreso a vivere.

Oramai dipendo da te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora