1. Un bambino e un leprecauno

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Il piccolo Rory aveva compiuto cinque anni e anche quell'anno il raccolto era stato a dir poco favoloso

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Il piccolo Rory aveva compiuto cinque anni e anche quell'anno il raccolto era stato a dir poco favoloso. Sin da quando il bambino era nato, la terra aveva prodotto più di quanto era mai stato previsto da qualunque contadino, maestro, uomo di scienza della contea e tutto ciò era spiegato dagli uomini del villaggio come un miracolo, come un periodo fertile mandato da Dio. Roisin era felice, per Kieran era opera di stregoneria, ma non si lamentava, poiché finché riusciva a mangiare con quella magia, significava che era magia buona.

Quella mattina d'estate, calda come poche altre nella contea, il piccolo Rory si dedicava al suo passatempo preferito: osservare. La natura, soprattutto. Lo affascinava in un modo che non sapeva spiegare, una passione viscerale che lo faceva sorridere ogni volta che usciva di casa. Spesso si distendeva a terra, a pancia in giù, e scrutava tutto intorno a se alla ricerca di qualcosa di nuovo o che semplicemente non aveva guardato con abbastanza cura. Le ali di un insetto, i petali di un fiore, le foglie dell'albero sopra di lui.

I genitori, consapevoli di questo suo ardente amore per la campagna e incapaci di dirgli no, lo lasciavano libero di girovagare nel boschetto accanto purché non si allontanasse troppo dal campo, vigilandolo da lontano. Sorridevano, spesso, nel guardarlo avvicinarsi di soppiatto ad una lucertola che prendeva il sole ad occhi chiusi.

Il soggetto che oggi aveva attirato la sua attenzione erano un paio di piccoli trifogli verdi accanto a un albero enorme, spuntati da poco. Li accarezzò piano con un dito come se avesse avuto paura di fargli del male e li osservò con uno sguardo così intenso da sembrare che volesse incenerirli, quando all'improvviso sobbalzò: nel silenzio assoluto, aveva sentito una specie di scalpiccio leggero, un po' scoordinato.

Si alzò a sedere e si guardò intorno.

Aveva imparato ad ascoltare i rumori della natura, ma a quanto pare non li conosceva tutti. Non gli era mai capitato di sentire questo rumore. Si alzò, scotolandosi goffamente i pantaloncini come gli diceva sempre di fare la mamma, indeciso sul da farsi.

Ci volle poco, però, a convincerlo che era stupido rimanere lì quando la curiosità gli rodeva uno per uno tutti gli organi interni. Drizzò le orecchie, nel silenzio rotto solo dal frinire di qualche rada cicala. Eccolo, di nuovo, quello sbattere disarmonico di piedini sul terreno che si era fatto appena più vicino, ma ancora piuttosto fievole.

Rory lo sentiva, ma non riusciva a capire bene da che parte provenisse. Si guardò ancora una volta intorno, poi all'ennesimo scalpiccio, si illuminò e cominciò a camminare inoltrandosi fra il folto. Procedeva cauto, tentando di fare il meno rumore possibile, per non fare scappare la creatura. Camminò a lungo, ma lo sbattere di quei piedini continuava a farsi sentire, e Rory si allontanava sempre di più dall'orto ...

Roisin, sull'uscio di casa, cominciò a farsi sempre più nervosa. Era da un paio di minuti che non vedeva più il bambino. Aveva scorto la sua figurina allontanarsi di qualche passo, poi scomparire dietro un albero ... e non l'aveva più visto ricomparire. Dondolava nervosamente, allungando il collo in ogni direzione alla ricerca disperata del suo piccolo re rosso, tormentandosi le mani.

L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora