6. Pastori

362 36 6
                                    

Così, quando arrivarono, Rory si era già fatto una sua personale idea di questo Lennon pastore.

Erano di fronte ad un edificio molto diverso da quello dove stavano Sheridan e Paul. Innanzitutto era notevolmente più piccolo, poi era fatto per la maggior parte di pietre, tenute insieme da una rudimentale malta. Sembrava abbastanza vecchio, come se il povero Lennon non avesse avuto una possibilità migliore di quella casetta decrepita.

Paul si avvicinò all'uscio, con tranquillità e il suo solito sorrisino, e bussò con educazione.

Dei passi risuonarono dentro l'edificio e, dopo qualche secondo, la porta di legno scadente si aprì e uscì un uomo, probabilmente il famoso Lennon.

Rory lo osservò curioso.

Il pastore era un uomo alto, sui trentacinque anni, smilzo e con i capelli rossi riccissimi, simili alla pelliccia delle sue pecore. Il viso magro era spruzzato di lentiggini fitte fitte che gli danzavano intorno agli occhi di un castano molto chiaro e non particolarmente grandi. Il naso era anch'esso sottile, anche se la punta era tonda in un modo che Rory trovò davvero buffo. Aveva le mani grandi, ma non come quelle di suo padre, e in un certo qual modo più delicate. Non sembrava avere uno di quei fisici fatti apposta per essere adatti a grandi fatiche.

Aveva indosso solo una canottiera bianca e un paio di pantaloni color del grano. Le scarpe che aveva ai piedi, notò Rory, erano parecchio malandate, ma non sarebbe stato proprio educato farglielo notare.

Rory se l'era immaginato giusto un po' diverso.

«Paul!» Esclamò l'uomo, allargando le braccia magre «Qual buon vento ti porta qui? Oh, vedo che finalmente vi siete decisi a completare la famiglia! Come si chiama il vostro piccolino? A proposito, perché non mi hai detto che avevi un figlio?». Parlava a rotazione continua, in apnea. Sembrava che per lui l'aria fosse un optional.

Paul ebbe uno strano sorriso, allegro oltre ogni dire «Non è mio figlio, Len. Ti presento il piccolo Rory Tad, figlio di Roisin e Kieran Tad». Nel presentarlo allargò una mano paffuta nella sua direzione, poi si rivolse a lui e presento l'uomo «Rory, ecco il signor Lennon».

Sentitosi interpellato, Rory fece un piccolo inchino «Salve».

Lennon parve in imbarazzo e si guardò intorno nervosamente. Accennò un piccolo inchino anche lui, poi, come se non fosse già buffo di suo, sobbalzò sotto il malefico influsso di un improvviso singhiozzo.

«Mannaggia» imprecò a bassa voce, mentre il singhiozzo interveniva di nuovo «Sembro un tacchino»

Rory represse una risatina a fatica.

«Ma che maleducato!» Il pastore impacciato si fece un po' più da parte «Entrate, entrate! Cara, ci sono ospiti! Paul, ma i Tad non sono quelli che vivono sulla collina, fuori città?»

«Si» confermò l'ometto «Andiamo, Rory. Sheridan...»

Lo strano trio entrò. La casa del pastore Lennon cominciava con un corridoio claustrofobico di pietra, che inquietò non poco il piccolo re rosso, e poi si divideva in quattro stanze diverse allineate, rispettivamente da destra un deposito, una stanza da letto, una cucina, una sala da pranzo. Anche dall'interno, quella casa dava la spaventosa impressione che se una sola pietra della costruzione si fosse spostata tutto sarebbe cascato in testa ai malcapitati che in quel momento erano dentro la casa.

Lennon li guidò in cucina, tormentato dal singhiozzo, dove c'era ad aspettarli una donna affaccendata a pulire la stanza. Era alta poco meno di Paul, facendo un contrasto terribile col marito, con una chioma dorata che le arrivava fino alla vita, liscia e fluente. Era abbastanza carina, né magra né grassa, e vestiva abiti semplici non dissimili a quelli di Roisin.

L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora