Rory guardò il corvo con uno sguardo adorante che s'addiceva alle statue dei santi che aveva visto tante altre volte in chiesa. Domani, ad esempio, sarebbe stato domenica, il giorno del Signore, e sarebbe andato di nuovo ad ascoltare la Messa. Gli piaceva ascoltare la Messa. Il prete, don Liam, era bravissimo: non di rado nella Chiesa non si udiva ronzare neanche una mosca mentre lui parlava. Era saggio, molto saggio, e anche molto bravo con lui e la sua famiglia.
Il corvo lo fissò con uno dei suoi occhi neri.
A Rory parve quasi di vedere i pensieri che si agitavano nella mente dell'uccello. Ancora l'intensità di quello sguardo gli fece pensare che da lì a poco il volatile gli avrebbe detto qualcosa di incommensurabile saggezza.
Ma il volatile di incommensurabile saggezza non gli disse proprio niente.
Per un attimo Rory pensò che volesse fargli un dispetto, poi si ricordò che era un corvo, e i corvi non parlano.
Poi si ricordò che don Liam diceva sempre che i corvi erano alcuni dei tanti famigli del demonio e, credendo di aver capito il perché di quell'intelligenza umana rintuzzata dentro un corpo di uccello, tentò di scacciarlo con una mano, anche perché si era appena accorto (forse un po' tardi) di quanto timore gli incutesse quel grosso becco appuntito.
Con sua enorme sorpresa, si ritrovò stretto nella manina un bastone. Era un curioso bastone, coperto di fitte rune che una volta emanavano un forte bagliore rosso. Sbatté le palpebre, sorpreso.
Il corvo volò via con un grido stridulo mentre Rory rimirava l'oggetto che aveva in mano.
«Zio Paul?» chiamò
«Si, che c'è, Rory?» l'ometto si voltò
«Zio Paul, guarda qui! Devo mostrarti una cosa!». Il bambino si avvicinò allo stregone, sciabolando il suo bastone per aria
«Fammi vedere, piccolo, fai vedere allo zio...».
Rory passò tutto eccitato il suo trofeo al becchino, aspettando un verdetto dal suo zietto ed evitando accuratamente che il suo sguardo incontrasse Sheridan.
«Piccolo...» Paul aggrottò un po' le sopracciglia, fermandosi di botto. Come se fosse legata allo zio Paul da una corda invisibile e ben robusta, Sheridan si fermò di botto. «... Piccolino, dove hai preso questo bastone?»
«L'ho preso ad un leprecauno» annunciò Rory, tutto fiero di sé stesso
«Ad un... leprecauno?» la faccia dell'ometto pallido si spianò appena appena «Come hai fatto a prenderlo ad uno di quei monelli?».
Il bambino gli narrò tutto come poteva, esprimendosi nel modo più semplice ed efficace che gli riusciva, com'era sua consuetudine. Nel momento in cui Rory parlò del suo "Cucciolone", la coda del cane si mosse allegramente, quasi che avesse capito che il bambino gli stava tessendo talmente tante di quelle lodi che sembrava aver compiuto un impresa del tipo "solo-contro-una-mandria-di-bufali-arrabbiatissimi-a-difenderlo". Anche se, comunque, scacciare un leprecauno non era proprio un'impresa che i cani compivano tutti i giorni.
«Capisco» disse Paul, rimirando il bastone e portandosi una mano al mento con fare pensoso.
Dopo un mezzo minuto buono, si accorse che erano due becchini, un cane gigante e denutrito e un bambino di cinque anni fermi in mezzo alla strada, il che appariva una cosa appena appena stravagante, così decise che due becchini, un cane gigante e denutrito e un bambino di cinque anni in movimento sarebbero stati migliori rispetto a questi statici.
«Va bene, Rory» Disse il presunto stregone «Allora credo che per ricompensare sia te» gli accarezzò fugacemente i capelli «Per questa ardua impresa appena portata a termine da questo piccolo eroe, e sia lui» accarezzò stavolta il cane, che parve gradire parecchio «Per averti aiutato a compierla»
STAI LEGGENDO
L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambino
Viễn tưởng+ESTRATTO (da una storia completa)+ È una notte tempestosa quando Rory Tad, figlio primogenito di due contadini irlandesi, viene al mondo. Nel momento più luminoso della gioia di questa famiglia, alla loro porta bussa qualcuno: sono i becchini del v...