Kieran decise di non abbandonare il cane. No, non l'avrebbe abbandonato nonostante fosse un grosso mostro striato e irsuto dagli occhi giallastri, non l'avrebbe abbandonato nonostante non sapesse da dove veniva e nonostante gli fosse stato riferito che aveva il nome di un demone. Ci aveva riflettuto a lungo, per qualche ora, mentre sua moglie era via con le sue amiche, giù in paese.
Aveva camminato a fianco di Rory, con il cane che gli zampettava dietro quasi fosse uno di quegli animaletti da passeggio che le gran signore, o i gran signori, si portavano dietro quando mettevano il naso fuori dai loro nobili alloggi e decidevano che poteva essere divertente venire a guardare chi lavorava nel fango per guadagnarsi il pane.
Quando Kieran comunicò la sua decisione a Roisin, lei non ebbe nulla da ridire se non «Come lo chiamerete?».
Ovviamente Rory era stato severamente ammonito sull'uso del nome "Lucifero" (un nome da demone e mangiatore di bambini, gli aveva detto suo padre), durante l'assenza della madre, e quindi si era visto costretto, anche se non gli era piaciuto affatto, a cambiare nome all'animale, che ora si chiamava Grigione. Era un nome banale, una cosa per cui non c'era affatto bisogno di fantasia, e a Rory non piaceva davvero, ma era la prima cosa che era passata nella sua mente di cinquenne e suo padre sembrava molto più entusiasta di questo nome ridicolo che di quello "bello" che lui aveva scelto prima.
Così il bambino rispose immediatamente
«Grigione»
«Ma che bel nome!» esclamò Roisin, dando un buffetto sulla testa del cane.
A quanto pare agli adulti piaceva quel nome stupido. Rory si sentì molto fiero della propria immaginazione e per un po' di tempo non pensò più alla sua idea originale, al nome "Lucifero", quello dell'angelo più bello del paradiso.
Non vide neppure Paul e Sheridan, per quello che gli parve un tempo lunghissimo, ma che furono solo una decina di giorni.
A Kieran e Roisin sembrava assurdo: i due becchini sembravano scomparsi nel nulla, neppure in paese si sapeva che fine avessero fatto, ma questo aveva sollevato notevolmente il morale dei coniugi Tad. Era come se, dopo un lungo temporale, finalmente il sole avesse illuminato i campi fradici.
Rory invece si domandava che fine avessero fatto, se stessero male, se gli fosse successo qualcosa di brutto... si accorse di volerli rivedere, di avere questo intenso desiderio. Gli voleva bene, certamente più a zio Paul che alla zia Sheridan, e per questo voleva ancora fare qualche strano gioco con loro, o magari i biscotti.
Per un bambino che vedeva così poco la gente, all'infuori della sua ristretta famiglia, ogni persona di cui aveva conoscenza diventava fondamentale come l'aria e il cibo, ma certamente c'era dell'altro, qualcosa che nella piccola mente giovane di Rory non era ancora abbastanza chiaro, che lo legava ai becchini.
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Sheridan si mosse con passo lento verso il centro dello stanzone umido e grigio,nel buio quasi totale di finestre chiuse e mura spesse di mattoni, gli occhi attenti che cercavano un qualche movimento.
«Sei inquieta?» Domandò Paul, beffardo.
La donna lo guardò per un solo istante, distinguendo appena la sua figura nell'oscurità, poi scosse la testa: certo che non era inquieta, aveva solo fame. Qualcosa si mosse in un angolo, se ne poté udire il rumore delle unghiette sul pavimento di assi di legno, la corsa precipitosa.
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L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambino
Fantasy+ESTRATTO (da una storia completa)+ È una notte tempestosa quando Rory Tad, figlio primogenito di due contadini irlandesi, viene al mondo. Nel momento più luminoso della gioia di questa famiglia, alla loro porta bussa qualcuno: sono i becchini del v...