45. Distesa di ossa

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Il cimitero era un posto sicuro per Rory: fra le sue tombe albergava la pace. Persino la vecchia tomba grigia, quella senza nome, con dentro il vetusto non-morto che ogni tanto faceva capolino nelle notti senza luna, era un posto sicuro dove nascondersi, per Rory Tad.

«I cimiteri sono il posto migliore in cui scappare» Gli aveva detto una volta zio Paul, ridacchiando «Se qualcuno, per esempio un ragazzino che ti da fastidio, ti insegue, tu infilati nel cimitero più vicino e lui ti proteggerà».

E che cosa aveva fatto Rory? Era uscito dal cimitero e lo aveva fatto al seguito di un leprecauno, uno spiritello maligno e capriccioso, che lo aveva lasciato ora tutto da solo nel mezzo del bosco, osservato da chissà quale creatura ringhiante.

Qualcosa passò attraverso i rovi. Sarebbe stato più ragionevole per qualunque animale aggirarli, ma quella creatura non era ragionevole e non era neppure un animale.

Era qualcosa che sembrava un bambino, ma con occhi rossi come fuoco e capelli nerissimi sulla testa rotonda.

Era più piccolo di Rory di tutta la testa, ma dalla sua gola usciva un verso strano, feroce, e le sue povere vesti scure erano a brandelli, la pelle segnata da minuscole goccioline rosse.

Il piccolo Tad indietreggiò di un passo istintivamente

«Ciao» Disse «Sono Rory Tad e sono il protetto di...».

La cosa che sembrava un bambino non lo lasciò finire di parlare e gli si lanciò addosso, sibilando come un serpente, così veloce che era impossibile schivarlo. Rory alzò un braccio per pararsi la gola e lo scalciò forte mentre cadevano entrambi e terra. La creatura ringhiò come un cane che difende un osso e fece scattare i denti vicino alla sua orecchia, cercando di strappargliela.

«VAI VIA!» Gridò Rory, cercando di riportare alla mente cosa gli aveva detto Sheridan riguardo a strani bambini con gli occhi rossi, ma non ricordò nulla a riguardo.

Aveva paura, ma non così tanta da rimanerne paralizzato, né così tanta da dare le spalle a quella cosa e scappare: sapeva benissimo che il suo nemico era veloce abbastanza da riuscire ad acchiapparlo, quindi doveva combattere.

«Sono il protetto dei Grimm!» Strillò, atterrando il nemico con uno spintone e balzandogli sopra, stringendogli le manine intorno al collo.

Sotto le sue piccole dita, la carne della creatura era fredda come marmo e la pulsazione del sangue, che zio Paul gli aveva insegnato a individuare con un solo tocco, era completamente assente.

«Sei morto?» Domandò Rory, sorpreso.

Il bimbo dagli occhi rossi lo colpì con un pugno sotto il mento, facendogli allentare la presa, e sgusciò via, allontanandosi da lui con due balzi e rimanendo a guardarlo da lì, sibilante.

Rory barcollò, tenendosi il faccino, e sentendo il sapore del sangue in bocca. Il piccoletto era troppo forte per la sua taglia. Ed era morto per giunta.

«Sei un vampiro!» Esclamò, ignorando il dolore lancinante alla mascella «Ecco cosa sei!».

Nessuno gli aveva mai detto che i vampiri potessero essere così piccoli.

Zio Paul gli aveva parlato dei vampiri, i non-morti che sfidavano le leggi della natura e si nutrivano di sangue, ma non aveva mai accennato a cuccioli della loro specie.

«Sei un vampiro» Ripeté Rory, sentendo che quella conoscenza gli dava potere «E non mi puoi uccidere, perché... perché è giorno e tu sei debole di giorno!».

La cosa che sembrava un bambino arricciò il naso e sibilò, indietreggiando. In realtà non era così debole, ma di notte sarebbe stata molto più forte.

L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora