Al tempo di cui ci interessa narrare, il signor John Deere aveva trentadue anni, i capelli castani chiari, quasi biondi, e quasi tutti i denti, nonché una gran voglia di bere alcolici che non poteva permettersi. John Deere era anche povero, ma, si ostinava a dire "non certo per sua volontà": egli era stato factotum al castello dei McIntyre, soprattutto barbiere, e anche bravo nel suo lavoro, ma per una serie di circostanze era stato licenziato e non poteva più mantenere il figlio, per cui aveva dato fondo a quel poco di risparmi che aveva per tirare avanti finchè non era stato più possibile mangiare un tozzo di pane, allora aveva iniziato a cercare disperatamente un lavoro, qualsiasi lavoro, ma il suo era un povero paese e nessuno aveva bisogno neppure di un garzone, o almeno così sembrava.
In verità la gente credeva che John Deere portasse sfortuna.
La sfortuna è ovviamente un concetto sfuggente, difficile affermare l'esistenza o meno di questa entità, ma difficilmente si potrebbe affermare che la sfortuna fosse estranea a John Deere, che aveva addosso una quantità di scalogna tale da aver letteralmente ucciso delle persone intorno a lui.
All'età di due anni, John Deere era rotolato giù dalla sedia e, non si sapeva bene come, aveva ucciso il più bello dei cuccioli della più brava cagna da caccia di suo padre, schiacciandolo e ammazzando una grossa possibilità di introito per la famiglia che stava iniziando lentamente a cadere in disgrazia. Suo padre, John Deere senior, aveva perso un sacco di denaro giocando a ogni sorta di gioco d'azzardo e, per giunta, tradiva sua madre, ma era anche un omone grande e grosso, di quelli che a guardarli si pensava che avrebbero vissuto, se non per sempre, almeno molto a lungo e molto a lungo avrebbero appestato il mondo con i loro vizi. E invece no: suo figlio lo uccise.
Ovviamente John Deere non era un assassino, o almeno non poteva esserlo quando per sbaglio fece fuori il suo sventurato genitore, alla tenera età di quattro anni, rovesciando una bottiglietta di veleno per topi nella misera zuppa di suo padre, il quale era troppo affamato per fare caso a un sapore differente, anche se si trattava di quello colloso e chiaramente anomalo di un rodenticida.
John Deere senior non mostrò alcun sintomo per un paio di giorni, poi durante una cena con la sua famiglia iniziò a tossire, schiumare e irrigidirsi, con le iridi iniettate di sangue e un'ingente perdita ematica dal naso, sotto lo sguardo allegro del suo bambino che credeva che suo padre stesse facendo un gioco nuovo e imitando per lui un qualche animale. In questo caso stava davvero imitando un animale, si: un topo che moriva. Una cosa bisognava riconoscerla, a quell'omone di Deere Senior, ovvero che amava molto suo figlio e che aveva fatto di tutto per rendere felice quella piccola copia di lui, destinata molto probabilmente a renderlo orgoglioso ereditandone tutti i vizi. E ora lo guardava, quel suo bambino, che si metteva un pugnetto in bocca e non poteva aiutarlo, sorrideva, mentre sua moglie, seduta all'altro capo del tavolo, non sapeva cosa fare e neppure voleva saperlo, limitandosi a guardarlo con occhi lucidi come due pietre preziose e pupille tremanti come la mascella, incontrollatamente.
Non fu una morte lenta, e sarebbe stata probabilmente anche una morte evitabile se quell'uomo tremante sulla sedia avesse trattato sua moglie e il prossimo con maggiore gentilezza, ma così non fu e un rodenticida lo ammazzò.
John Deere Senior fu seppellito in un giorno di pioggia, ma con lui non furono seppelliti anche i debiti della famiglia e la signora Deere, Mary, dovette rimboccarsi le maniche e vivere dei più disparati lavoretti, persino al limite della legalità trovandosi a dover distillare e vendere senza alcun permesso ogni sorta di alcolici durante la notte e a lavare i panni della gente ricca durante il giorno.
Il piccolo John crebbe incredibilmente sano e forte, proprio come suo padre, mentre sua madre diveniva sempre più smunta e pallida, con quel volto bianco che le damine tanto apprezzavano, ma senza le guance floride, le ciglia nerissime e la lunga capigliatura fluente, essendo i suoi capelli biondi stopposi e sfibrati.
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L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambino
Fantasy+ESTRATTO (da una storia completa)+ È una notte tempestosa quando Rory Tad, figlio primogenito di due contadini irlandesi, viene al mondo. Nel momento più luminoso della gioia di questa famiglia, alla loro porta bussa qualcuno: sono i becchini del v...