4. Becchini e Biscotti

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Gli si parò davanti, chinando la testa verso di lui. Rory ebbe immediatamente soggezione di quella donna troppo grande. A un tanto così dalla paura. Ogni suo movimento esprimeva potere, il modo in cui stringeva il martello, il modo in cui camminava, il modo in cui si chinò su di lui per osservarlo. Era un potere pericoloso il suo, pensò il bambino, mentre si sentiva sempre più confuso dallo sguardo invisibile fisso su di lui, un potere forte e assoluto, come quello che aveva fatto morire il grano.

Incontrastabile.

E così come nessuno avrebbe potuto salvare il grano, nessuno avrebbe potuto fermare Sheridan.

Rory deglutì, mentre i suoi pensieri si impastavano in una palla incongrua e oscura.

Sentiva quegli occhi addosso, che lo sondavano in modo inquietante, come se volessero penetrargli l'anima e la mente, ma non riusciva a vederli. La sensazione di pericolo e la voglia di fuggire lontano, il più lontano possibile da quell'essere, si fecero pressanti.

Il suo respiro si fece affannoso, mentre spalancava gli occhi di fronte alla sagoma che lo sovrastava.

«Su» incitò Paul «Sheridan, non essere scortese con il nostro ospite! Saluta il nostro piccolo Mark!».

Rory avrebbe voluto dire di no, che non importava, non doveva salutarlo per forza, ma per qualche motivo la sua bocca rimase sigillata come se ci fosse stato spalmata sopra della colla di pesce.

Deglutì, desiderando allontanarsi da lei. Non voleva sentire la voce di Sheridan.

La bocca della donna si aprì, rivelando dei denti bianchissimi e affilati su cui l'attenzione di Rory non poté fare a meno di concentrarsi, e la donna parlò.

«Salve» disse, assaporando la parola e poi sputandola fuori con la flemma che la contraddistingueva.

Rory sussultò. La voce della donna era stranamente profonda, con note metalliche e feroci che vibrarono a lungo nella sua piccola testa. Ipnotica e impregnata della forza che bastava per far si che con un solo comando un esercito intero obbedisse, a far ritirare l'uomo più ardito con la coda fra le gambe.

Perché mai lui avrebbe dovuto rimanere lì? Non era certo l'uomo più ardito!

Non poté fare a meno di paragonarla con quella di sua madre, la voce di donna che conosceva meglio. Non notò alcuna somiglianza con la dolce, calda voce della sua mamma, il suono melodico e rassicurante che lo faceva dormire al calduccio nel suo lettino.

La voce di Sheridan era di donna e di belva, di demonio e angelo.

D'improvviso lei si ritrasse, e volse lo sguardo verso Paul.

L'uomo sussurrò all'orecchio di Rory «Non ti preoccupare, Mark, la prima volta fa la stessa impressione a tutti. Ha spaventato anche me!» e gli fece l'occhiolino.

Il bambino abbassò gli occhi, arrossendo. Sheridan parlò con voce calma e profonda

«Lui si chiama Rory, non Mark. Hanno detto così i suoi genitori».

Paul strinse le labbra fino ad assottigliarle, poi si lasciò sfuggire una breve risata

«Si, hai assolutamente ragione...» disse «Rory, è così che si chiama questo giovanotto. Non so proprio perché continuo a chiamarlo con quel nome...»

«Io lo so» mormorò Sheridan

«Buon per te, mia cara... andiamo, Rory, vieni, che ne pensi di fare i biscotti?».

Rory prese per mano il becchino ed insieme si diressero verso il retro della struttura. Scivolare via dall'ombra di Sheridan fu come uscire da dentro una tempesta di neve: si respirava di nuovo aria calda e ci si poteva muovere più facilmente. La donna li seguì a breve distanza, ma non essere fermi di fronte a lei, dritti sotto il suo sguardo indagatore, era già un grosso traguardo per il bambino.

L'Uomo dei cimiteri - Parte 1: il bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora