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Il caos regna sovrano per le strade, gente che scappa di qua e di là, ma non mi interesso a loro.
Il mio cervello è in preda alla macchinazione più cupa.
Che ci sia Lou, dietro tutto questo? Probabile, ma non certo.
Le lancio un'occhiata distratta, mentre è tra le mie braccia.
Sembra reduce da una rissa, il volto appena un po' gonfio, gli occhi lucidi ed il sangue rappreso, proprio sotto al naso.
Ne ha perso in abbondanza, e questo non mi fa del bene dato che riesco a fatica a contenermi.
<<Drake, stai bene?
Sembri pensieroso e arrabbiato>> è brava a capire gli stati d'animo.
<<Sto bene Sun. Sono solo un po'scosso, nulla di cui ti debba preoccupare.
Riposa, mentre andiamo verso casa, non vorrai farti vedere così da tuo fratello o dai tuoi genitori.>>
Si riappoggia alla mia spalla e si lascia andare.
Sento il suo respiro sul collo e, involontariamente, stringo la presa.
Cammino più svelto, voglio arrivare a casa sua e lasciarcela, così da poter, con una scusa, uscire e fare un pasto decente.
Arriviamo in poco tempo, i Velsin sono fuori di casa, con Toby tra le braccia del padre e l'onnipresente flebo.
<<Ragazzi! Santo cielo, eravamo così in pena>> esclama Annabeth, correndo verso di noi.
<<Che cosa hai fatto al naso? Perdi sangue!>> Si agita la donna.
<<Soltanto una caduta, è inciampata in uno scalino mentre scappavamo>>
Rispondo al suo posto, onde evitare un'inquisizione.
<<Sei sempre così maldestra>> la rimprovera Velsin, con sguardo seccato.
Toby invece, la osserva con attenzione.
Ed è qui che capisco.
<<Possiamo rientrare, il terremoto è finito.>> Giungo alla conclusione.
Strano a dirsi ma ascoltano ciò che dico e obbediscono.
Mentre il reverendo sistema Tobias nella sua stanza, io deposito Sunny su una sedia in cucina, prendendole un impacco di ghiaccio da mettere in mezzo agli occhi, sulla fronte.
<<Tieni, fermerà l'emorragia del tutto.>>
<<Mi devo assentare per qualche ora.
Voglio fare un giro per vedere se c'è qualcuno che ha necessità di aiuto.
Tu stai ferma e non muoverti, capito? Mi hai fatto morire dallo spavento, non voglio rischiare ancora>> le dico.
<<Vengo con te>> si offre Velsin.
<<Certo, in due faremo prima e meglio.
Dividiamoci, così da coprire una distanza maggiore.
Ci ritroviamo qui, tra un'ora?>> Acconsento.
<<Va bene.
State attente, mi raccomando.
Per qualsiasi cosa, sai come trovarmi>> dice alla moglie.
Lei risponde distrattamente, intenta a scrutare Sunshine.
Nell'uscire, mi volto verso la stanza di Toby, che sceglie quel momento per dedicarmi un'occhiata penetrante.
Scappo di corsa, troppo affamato.

Nel mezzo del vialetto esterno, dico:
<<Vado di là, lei vada dalla parte opposta.
A più tardi>> e senza dar tempo per una replica, me ne vado.
Svoltato l'angolo, affino l'olfatto e trovo quello che mi serve.
A pochi metri di distanza qualcuno è rimasto ferito, gravemente.
Mi avvicino alla porta e dico:
<<C'è nessuno? Sono qui per aiutare!>>
Una flebile risposta.
<<Non riesco ad entrare!>> Mi fingo sconfortato.
Un -entra dal retro-, mi viene sussurrato.
Spalanco la porta e, con i miei tratti vampireschi, arrivo all'origine dell'odore di sangue.
Il corpo è rimasto schiacciato da una pesante libreria.
<<Ti prego, aiutami>> dice, con voce tremolante, il giovane uomo.
Non avrà più di trentacinque anni, è robusto e forte, ma quel che più conta è che è sano.
Con una mano faccio volare la libreria, lui mi guarda e inorridisce.
<<Oh mio Dio>> esclama, con un tono di voce stridulo.
<<Non Dio, ma qualcosa di ben peggiore>> profetizzo, prima di saltargli addosso.
Affondo i denti nella carne, a dire il vero un po' molliccia, del suo collo e mangio.
Come se non riuscissi a saziarmi.
Qualche istante dopo, è morto. L'ho prosciugato.
Ma sto meglio, almeno un pochino.
Mi lecco le labbra, per eliminare il residuo che è rimasto.
Sento la vita scorrermi dentro, come se il fluido riuscisse a scaldarmi.
Gli volto la testa, notando che i due forellini da me prodotti sono ancora ben visibili.
Debbo porre rimedio.
Allora, trovo un escamotage, così da dare un'altra parvenza alla morte.
Rimetto sopra il corpo la libreria e mi accingo ad andare nel cucinotto.
Sposto il piano cottura, che altri non è che una vecchia stufa alimentata a gas, stacco il tubo e apro la valvola.
Apro i primi cassetti del pensile affianco, trovando quello che mi ci vuole, ovvero una scatola di cerini.
Esco in fretta, ne accendo uno e lo lancio dalla finestra al suo interno.
Corro in strada, dove voglio che mi trovino.
Ed ecco il boato. L'esplosione rade al suolo la casa, compresa anche una parte di quella adiacente.
La gente si riversa in strada, mentre io mi fingo inebetito e sotto shock, per quello che è accaduto.
Mormorii, invocazioni al Signore e quant'altro, dominano le scene.
<<Che diamine è successo?>>
Chiede un ottuagenario, raggiungendoci col bastone e il carrello recante la bombola dell'ossigeno.
<<Non so! Mi sono avvicinato per vedere se qualcuno avesse bisogno di aiuto.
Una voce maschile mi ha detto di essere in difficoltà, incastrato sotto ad un qualcosa.
Ho provato ad aprire la porta ma era bloccata.
Così ho fatto dietrofront, per cercare un oggetto che potesse fungere da leva, o che so io.
Qualche minuto dopo il mio allontanamento, la casa è esplosa>>
Cori stupiti e qualche preghiera, fanno da sottofondo al mio racconto.
E meno male, se la sono bevuta alla grande.
Partono le ipotesi più disparate: chi dice un corto circuito, chi incolpa il proprietario, tale signor Morris, di non aver mai fatto della manutenzione.
Altri, incolpano il terremoto o una fuga di gas.
Li lascio alle loro elucubrazioni, andando verso il reverendo ed il punto di ritrovo.
Lo vedo che offre assistenza ad una donna con tre bambini piccoli.
<<Eccomi!>> Corro in soccorso.
Prendo uno dei piccini, smettendo di respirare.
Non voglio certo far saltare la mia copertura, sbranandone uno in mezzo alla strada, e per di più con Velsin davanti.
Lo porto sul marciapiede opposto, mettendolo seduto.
<<Sei un angelo?>> Mi sorprende con questa domanda.
<<No, piccino.
Sono solo... un uomo>> rispondo a denti stretti. Lo mollo lì, vedendo con la coda dell'occhio la madre farsi vicina.
Alla fine di tutto questo viavai di salvataggi, torniamo a casa.

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