Il sole sceglie questo momento per sparire dietro l'orizzonte. Sono rimasto solo, sulla panchina, nella piazza, dentro di me.
La chiacchierata con Chantal mi ha un po' alleggerito ma nulla di più. La verità rende liberi, è una grande cavolata. La verità mi ha solo causato dolore, ecco tutto. Mi pento, fortemente, di essermi lasciato convincere, anche con una certa dose di felicità, a riavere l'anima. Con essa, infatti, sono arrivati dubbi e tormenti che, in tutta sincerità, lasciavo volentieri all'esterno. Ma oramai il tempo dei rammarichi e delle recriminazioni è terminato, devo andare avanti e basta.
Mi alzo e con passo stanco mi dirigo verso la canonica, almeno per presenziare alla cena. Sono certo che il reverendo sia in ansia, non avendomi visto rientrare, credendo che mi sia dato alla fuga, come minimo. La strada è oltremodo tranquilla, le persone sono attorno al tavolo per cenare, o intente a guardare i propri programmi preferiti. I bambini protestano perché non vogliono andare a dormire; gli adolescenti, invece, sgattaiolano fuori dalle finestre per incontrare il grande amore del momento. Questi pensieri mi riportano inevitabilmente indietro con la memoria, facendomi analizzare il mio passato.
Non sono mai stato un bambino o un adolescente come gli altri, troppo impegnato a lottare, allenarmi e a diventare il degno erede di mio padre. Il principe Tepes, amato e temuto allo stesso tempo. Nessun gioco con i miei coetanei, nessuna distrazione, ma solo il soffocante cappio impostomi dal mio retaggio. Non ne soffrivo, non all'epoca almeno, perché non sapevo che esistesse un'alternativa. Credevo che la vita fosse solo quella, allenamento, lotta e doveri. E come nelle più fosche previsioni, sembra che sia condannato a ricadere in quest'ultimi come in un ciclo continuo. Mi riscuoto dal pensiero della mia vita passata, rendendomi conto di essere davanti alla porta della chiesa.
<<Ci siamo, dunque>> la voce di Lou, alle mie spalle.
<<Và via, ti prego. Non posso affrontare anche te, adesso.>> Ma so che non lo farà, non mi ascolterà.
<<Devo andarmene, cosicché tu possa spifferare ai quattro venti il nostro piano?>> Interroga, con voce sottilmente adirata.
Ruoto su me stesso e lo fisso.
<<No. Voglio che tu te ne vada perché non riesco a guardarti! Il pensiero di ciò che sto per fare mi uccide, molto più che un'eternità a fungerti da giocattolo>> ammetto. Il suo sguardo si incupisce ancora di più, divenendo di fuoco. Un secondo dopo me lo trovo a due centimetri dalla faccia.
<<Ascoltami bene, una volta per tutte: fa come è stato deciso, altrimenti avrai anche la tua preziosa Sunny sulla coscienza. Non credere, nemmeno per un momento, che non sappia che cosa ti accade. L'anima sta facendo il suo dovere, per cui stringerò i tempi e la rimuoverò non appena sarete a casa, da soli. Disobbedisci, racconta a qualcuno, ancora una volta e vedrai di che cosa sono capace. Mi hai compreso?>> Minaccia.
<<Non c'è bisogno. Farò ciò che devo>> e voltandomi, lo lascio solo.
La canonica è immersa nel silenzio, in penombra. Del reverendo o della perpetua non c'è traccia.
<<Charles?>> Chiamo. Ma non ottengo nessuna replica. Starà certamente dormendo, o ultimando il lavoro per domani. Meglio che mi ritiri, tanto non ho fame. Lo stomaco si è restrinto così tanto che, a malapena, riuscirebbe a passarci uno spillo. Tutto quello che desidero è arrivare a domani e finire questa beffa. Salgo le scale ed entro nella mia stanza, che però è già occupata da qualcuno. Accendo la luce e resto di sasso.
<<Sun? Che ci fai qui?>> Tutti mi aspettavo fuorché lei.
<<Sono passata a vedere come stavi, non ero tranquilla a saperti solo con mio padre. Ma non c'eri, quando sono arrivata.>> Il tono è teso.
<<Ero uscito a fare quattro passi, nella piazza. Ho incontrato Chantal e ci siamo messi a parlare, perdendo la cognizione del tempo>> non è una vera e propria bugia.
<<Avete appianato le vostre divergenze?>> Si interessa.
<<Certo, domani verrà>> la sorprendo con questa rivelazione.
<<Ne sono felice, anche se sono un po' offesa>> si torce le mani.
<<Da che cosa, tesoro?>> Mi siedo sul letto.
<<Non mi avevi detto di aver invitato una persona. Avresti potuto presentarmi il tuo amico.>>
<<Di che amico parli?>> Non capisco.
<<Alto, bruno, sguardo magnetico; movenze eleganti. Ci stavi parlando qui fuori, vi ho visti. Sono certa di non conoscerlo, visto che qui ci conosciamo tutti. Ragion per cui ho dedotto che fosse un tuo amico, o un parente alla lontana.>>
Sono sotto shock, dopo queste parole. Ho compreso che parla di Lou, ma come può averlo visto? Lui si cela all'essere umano, non può avere forma sulla terra.
<<Non era un amico, ma solo una persona di passaggio che chiedeva un'informazione>> pongo rimedio. Se continuasse a fare domande, sveglia com'è, potrebbe arrivare alla soluzione.
<<Sei sicuro? Non mi stai nascondendo qualcosa?>> Dubbiosa come non mai.
<<Per quale ragione? Ti ho rivelato il peggio di me!
Se avessi un parente o un amico, non credi che sarei ben lieto di presentartelo? Insomma, non è il desiderio di nessuno essere soli il giorno del proprio matrimonio, ti pare?>>
<<Scusami, hai ragione. A volte non penso prima di aprire bocca. Mi dispiace che tu ti senta solo, ma vorrei che vedessi la mia famiglia, anche un po' come la tua, se può darti conforto>> si premura. Le sorrido, con riconoscenza, per poi esaudire il suo desiderio: <<Ma certo che la ritengo anche la mia famiglia.
Nonostante le cose siano partite in maniera pittoresca, la tua famiglia mi piace e mi ha accolto bene. Tobias poi, è un angelo!>>
Non penso nulla di ciò che ho detto, ma se serve a distrarla ben venga.
<<Sei così caro!>> Si alza e siede affianco a me.
<<Non vedo l'ora che arrivi domani.
Ma è meglio che vada, adesso, prima che la mamma si accorga che non sono a letto>> mi accarezza.
<<A domani Sun>> un bacio lieve, rispettoso. Esce dalla stanza con un ultimo cenno della mano. Mi spoglio e mi stendo, godendo della freschezza delle lenzuola a contatto con la mia pelle bollente.
Rifletto attentamente sugli ultimi avvenimenti, incerto se dire a Lou ciò che ho scoperto. Ma un'idea mi sovviene e scarto l'ipotesi. Non dirò nulla, dato che ho una mia teoria. E, se quella teoria si rivelasse fondata... sarei salvo!
Un sorriso scatta spontaneo e, finalmente, chiudo gli occhi e mi abbandono ad un sonno ristoratore.
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VampireITALIAN WRITERS AWARD. Dracula è qui, tra noi. E cosa accade se, il principe delle tenebre, mette gli occhi sulla figlia di un Reverendo? Cosa lo smuove, cosa si cela dietro quegli occhi verde veleno? Sunshine lo scoprirà fin troppo presto. E voi...