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Attendo il momento propizio per uscire, steso sul letto al buio. La mezzanotte si avvicina, ed io sono sempre più nervoso e irritato. Un po' per come è andata con quella maledetta di Chantal, molto per la soffocante aria che si respira in questa casa.
Oltretutto devo prepararmi al piano di Lou, che mi permetterà di evitare qualsivoglia problema nel giorno delle nozze. La tensione accresce a dismisura sentendo gli undici rintocchi dell'orologio a pendolo, situato nel corridoio al piano di sotto.
Soltanto un'ora mi separa dalla prima tappa del piano, che spero con tutto me stesso funzioni.
Chiudo gli occhi, sospirando, restando comunque all'erta. Ripenso agli anni d'oro nella mia terra, al folklore locale e alle leggende che sono scaturite dalla mia presenza, nei boschi della regione. Tendo ancora una volta l'orecchio, sentendo il leggero russare di Sunny, in contrapposizione a quello più pesante dei suoi genitori. Il momento è giunto, mi alzo ed afferro la sacca contenente gli strumenti necessari, che ho requisito nel pomeriggio, alla riuscita dell'incantesimo.
Balzo dalla finestra e, quasi impalpabile, svanisco per poi ritrovarmi nel cimitero.
Lou è già lì, avvolto in un pesante mantello nero come la notte, circondato dal fuoco e da altri oggetti. Un piccolo altare di legno è alla sua destra. Sullo stesso vi sono posati un grosso pugnale, in argento, lucente e dal manico nero ricoperto di strani simboli. Una coppa d'oro è poco più accanto, in attesa di essere riempita dal mio sangue.

<<Sei puntuale.>> Mi apostrofa, non appena mi scorge.
<<Ovviamente>> replico. Il tono mi esce molto più disperato di quanto vorrei, ma mi mette una gran soggezione vederlo nella sua forma più pura.
È orribile, completamente ricoperto di pelle rossa, le grosse corna appuntite; i piedi caprini e le zanne scintillanti. Per non parlare delle unghie, che sono più simili a degli artigli.
<<Vieni, dunque>> mi invita con un movimento della mano.
Avanzo ancora, mentre mi indica con un dito enorme, dove posizionarmi.
All'interno di un pentacolo, disegnato con vernice nera, sulle cui punte è posizionata una candela, anch'essa nera, che riflette una flebile luce. Mi stendo, come ordinato ed attendo.
<<Cerca di non contrastarmi, anche se farà male>> istruisce, con tono tutt'altro che benevolo. Prende un grosso libro nero, che sembra essere rilegato in pelle. Sul frontespizio c'è il titolo, il lettere eleganti e dorate. Riesco a leggerlo: Il libro dei dannati.
Deglutisco, involontariamente, mentre lui prende letteralmente fuoco ed inizia a salmodiare, in quella che ha tutta l'aria di essere lingua inferica. Non comprendo una sola parola, ma non mi interessa, giacché la mia concentrazione è tutta sul grosso pugnale che sta brandendo. Ma non è solo questo a catturarmi, una grossa e densa coltre di nubi si è annidata tutt'attorno a noi. Vedo che, con la mano libera, tira fuori una specie di scrigno su cui sono incisi i suoi numeri, 666. Lo apre ed un bagliore fulgido e accecante rischiara tutto, per qualche attimo.
<<Incursio infernalis, animam podestas>> pronuncia, un attimo primo di brandire l'arma e squarciarmi il torace con un colpo deciso. Non sento nulla, per i primi istanti almeno, poi si piega e, con due dita, estrae il fascio luminoso.
<<Stringi i denti!>> E con un colpo secco mi apre il torace e infila dentro la luce. Adesso sì che sento, un dolore straziante, mai provato prima. Neppure quando mi uccisero, neppure quando tornavo nel mio castello, ferito e sanguinante, dopo le varie guerre. È un dolore che si propaga dentro, nell'anima.
Ed è appunto di questa che stiamo parlando, la mia anima che teneva prigioniera. Me l'ha restituita affinché io possa varcare quel terreno sacro senza prendere fuoco. Così che possa convincere tutti della farsa che abbiamo messo in piedi. E soprattutto convincere Sunny e la famiglia Velsin.
Stringo i denti, mentre lui scava nella profondità del mio addome, sentendo qualcosa a cui ho rinunciato da secoli. Il calore e le lacrime che scendono. Piango, come non facevo più da tanto. Così tanto che a malapena riuscivo a ricordare come fosse; piangere, provare un qualsiasi sentimento, sentirsi vivi. Respirare e provare dolore, così da sentirsi di nuovo umani.
I denti digrignano gli uni contro gli altri, con così tanta forza che temo si spezzino. Le mani sono chiuse ad artiglio, sento le unghie che si scheggiano. Vorrei essere in tutt'altro posto ma, al contempo, in nessun altro luogo, in nessun altro tempo. Finalmente, dopo quelle che mi paiono ore, il dolore cessa.
<<Abbiamo terminato. La tua anima è di nuovo al suo posto, per tutto il tempo che occorrerà. Ma non illuderti, una volta che avrai messo la fede al dito di Sunshine, tornerò a prendere ciò che mi spetta>> mi redarguisce, di modo che non mi crei false illusioni.
<<Non dubitavo Lou. L'importante è che il piano prosegua, a quale prezzo non conta>> ma sto fingendo, lo sento fin dentro le ossa. Riavere l'anima mi riporta indietro, mi fa riscoprire il vecchio Vlad, forte, coraggioso e... umano!
<<Devo andare. Ci vediamo giovedì notte, alla stessa ora e in questo posto. Congratulazioni, Drake>> si burla, lo so bene.
<<Come no>> mormoro a denti stretti, per poi incamminarmi verso la casa della mia fidanzata. Adesso sono costretto a camminare, come qualsiasi altra persona, per spostarmi nei luoghi. Questo è un aspetto dell'essere umano che mi è mancato in minor misura. Però, perché c'è un però, è comunque bello poter sentire. La fresca brezza notturna, i profumi e il rumore della terra sotto i miei piedi. La vita, con le sue mille sfumature, che scorre ad un ritmo normale e percepibile.
I versi degli animali, dei piccoli animaletti che popolano la notte, le auto che passano, o meglio sfrecciano, sulla superstrada vicina al paese. Alzo la testa e guardo il cielo, godendomi il suo manto blu e le stelle che sembra mi salutino. E domani... oh sì, domani sentirò di nuovo il sole. Senza quasi accorgermene riprendo la camminata sorridendo. Un sorriso vero, in cui sento le guance stendersi ed i muscoli stirarsi. È meraviglioso.

E, di colpo, scatto, iniziando a correre, ridendo e piangendo allo stesso tempo. Giungo sotto casa di Sun e inizio a tempestare la sua finestra con dei lanci di sassolini.
La luce si accende, lo scostare della tenda rivela la sua figura, infagottata nella candida camicia da notte.
<<Drake, che ci fai in cortile?>> Sussurra, per non svegliare gli altri famigliari.
<<Scendi, svelta!>> Sollecito, senza riuscire a smettere di sorridere. Mi guarda, con autentico stupore, ma poi scuote la testa e rientra. Vedo la sua ombra muoversi, e poi la luce spegnersi.
Qualche minuto dopo fa capolino dalla porta sul retro.
<<Che c'è?>> Chiede guardinga.
<<Niente, sciocchina! Voglio guardare le stelle con te>> allungo l mano, che afferra con prontezza. Sento la sua pelle, liscia e calda, sembra di seta sotto le mie dita.
La guardo per davvero, pensando a quanto sia bella. La tiro verso di me e le prendo il volto, avvicinandolo al mio.
Il bacio non ha nulla di casto e scatena in me tutto un conseguirsi di reazioni da uomo. Faccio scivolare le mani sulle sue braccia, per passare ai fianchi e strizzarle le natiche.
La sua lingua che cerca la mia è la cosa più erotica che abbia mai provato da tanto, tanto, tempo. Decido di osare, risalendo il suo corpo, cercando le curve che mi attraggono. Il suo seno, soffice e sodo, coperto solo dal cotone della camicia da notte.
Il capezzolo si erige, lo stuzzico sentendola mugolare. Tolgo la mano e la fisso.
<<Dopodomani, non smetterò Sunny. Voglio che tu sia pronta, perché nulla mi terrà lontano dal tuo corpo. Senza pudore e senza freni>> le dico. Vedo le sue pupille allargarsi, segno evidente dell'eccitazione.
<<Io... io spero di essere all'altezza, Drake. Non so nulla di sesso>> confida in imbarazzo.
<<Ed è per questo che ti insegnerò tutto. Saremo l'uno dell'altra, senza paura né vergogna, Sun. Tra marito e moglie funziona così, ci si unisce, ci si dedica al benessere ed al piacere del partner, prima che del proprio. E così sarà, così faremo, giovedì notte>> e perfino alle mie stesse orecchie, questa serie di affermazioni, suonano come una profezia.
La vedo socchiudere la bocca, come a voler replicare ma, l'accendersi della luce, nel cucinotto, ci distoglie dall'argomento.
La porta si apre e Velsin, in tutto il suo splendore, appare.
<<Che cosa fate qui fuori, nel bel mezzo della notte?>> Chiede stupefatto.
<<Niente papà, fa caldo in casa, Drake non riusciva a dormire e siamo venuti a prendere un po' di fresco>> si passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre parla, ed io non riesco a smettere di fissarla.
<<Be' è tardi, andate a letto>> suona come un'imposizione, ma non mi interessa. La afferro per la mano e la riporto in casa, salendo le scale ben consapevole dello sguardo di lui che mi trapassa la schiena. 

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