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<<Sunshine, stai bene?>> Mi allarmo, vedendola in quello stato.
<<Tranquillo, adesso passa>>, ed infatti così come è iniziato, il colare del sangue finisce. Ma anziché tranquillizzarmi, questa cosa, mi preoccupa molto. Capire il perché di questa concatenazione di eventi, diviene la priorità. Non appena consumata la prima notte di nozze, ovviamente.
<<Sei sicura di stare bene?
Possiamo evitare il banchetto e andare in albergo, per poi partire>> le lascio scelta.
<<Partire per dove?>> Ed è questa la sorpresa.
<<Per la luna di miele, ovvio no? Ogni matrimonio che si rispetti prosegue con due settimane di vacanza in un posto magico>> svelo il mistero. Ho già scelto il luogo, ho affittato uno yacht che circumnavigherà la costa dell'America meridionale.
<<Aspetta, quando hai organizzato tutto? E come ci sei riuscito, in così poco tempo?>>
<<Tesoro, tu mi sottovaluti. Riesco a fare molte cose, anche assieme. Non vedo l'ora di gustarmi la sorpresa nel tuo viso e... beh, te per i prossimi quindici giorni. E prima che tu aggiunga altro, ho già parlato col rettore, spiegandogli la situazione. Gli esami ti aspetteranno, signora Seward>> sento l'emozione nel mio tono, chiamandola così, e mi sorprende.
<<Sei meraviglioso, ed io la donna più fortunata del mondo>> si avvicina e, senza più pudore, mi bacia con passione. Il mio corpo, finalmente umano, reagisce con tanta partecipazione. Le stringo la vita e la avvicino di più.
<<Attenta, non vorrai dare scandalo>> scherzo.
<<Non mi importa più, Drake. Ci sei solo tu, adesso, e questo è ciò che conta per me.>>
La pioggia di riso, ci coglie impreparati, mentre i partecipanti alle nozze gridano frasi di auguri e molto altro, che non mi curo di sentire.
Scappiamo via, per entrare nella macchina che Velsin ci ha prestato. Una vecchia Mustang color argento, del 1967. Un dono quanto mai gradito e inaspettato.
Aiuto la mia sposa a sedersi e chiudo frettolosamente lo sportello.
<<Fortuna che ho il velo, altrimenti sembrerei un qualche strano animale a pois, con tutto il riso che ci hanno tirato>> sorride, mentre toglie qualche chicco rimasto incastrato nella mia chioma.
<<Sei davvero certa di non volerti stendere e riposare?>> Mi assicuro, nuovamente.
<<Come mai ho la strana sensazione che tutto farei tranne riposare?>> Sogghigna, sapendo di aver centrato il punto.
<<Puoi biasimarmi? Sei sexy e bellissima, è ovvio che ti desideri come non mai. Ma hai ragione, abbiamo dei doveri e dobbiamo rispettarli. Questo però, non vuol dire che non ti rapirò ad un certo punto. Ho anche un complice già pronto>> rivelo.
<<Ci scommetto bene, posso ben vedere lo zampino di Tobias in tutte queste macchinazioni.
Sono felice che andiate d'accordo, anche se...>> si adombra appena.
<<A questo proposito, ho da dirti una cosa.
Consideralo il mio regalo di nozze>> inizio, porgendole un piccolo pacchetto, lungo e rettangolare, che prende con mani tremanti. Lo scarta, ripiegando accuratamente la carta regalo color avorio lucido, posandola sul sedile. Apre il coperchio certamente aspettandosi un bracciale o altro. Rimane per un attimo interdetta e poi scoppia in un pianto a dirotto, non appena finito di leggere il documento.
<<Drake, non ho parole>> singhiozza.
<<Non devi, non c'è nulla da dire. In qualità di marito, spetta a me prendermi cura di te e di ciò che ti è caro. Tobias soprattutto.>>
<<Ma questo va ben oltre i tuoi doveri coniugali. Prenotare un posto per lui, nella migliore clinica svizzera, e offrirti di pagare l'intervento è davvero un gesto così... oddio non mi viene neppure il termine giusto>> si asciuga le lacrime, che continua a versare.
<<Da uomo innamorato?>> Suggerisco. Scuote la testa e prosegue, dicendo: <<Da uomo con un grande cuore. Non ti ripagherò mai abbastanza, Drake. Ma una cosa è certa, impiegherò tutta me stessa per darti la vita che meriti. La donna che ti meriti e tutto quello che vuoi dalla vita. Sarò la moglie che desideri e vivrò il resto della mia vita ad amarti e onorarti. Questa è una promessa>> inconsapevolmente, il mio cuore manca un battito ed il senso di colpa si fa di nuovo vivo, più prepotentemente che mai.
<<Sunshine non devi. Lo faccio col cuore perché tengo a te e voglio vederti felice. Ma più che altro perché non posso stare con le mani in mano, mentre un giovane ragazzo muore, se posso fare qualcosa che cambi la sua sorte. Magari non servirà a nulla, ma per lo meno non ho lasciato nulla di intentato. E questa è la più grande delle gioie. Non mi devi niente, non mi hai chiesto tu di farlo, per cui non hai obblighi... anche se saperti mia stuzzica la mia fantasia>> la vedo arrossire, le carezzo la testa.

<<Signori, siamo arrivati>> ci interrompe l'autista.
Abbiamo raggiunto la location dove si terrà il banchetto, ma prima ancora sarà il nostro set fotografico.
E come presagivo, una volta fuori dalla vettura, il fotografo ci viene incontro, iniziando a dare ordini sul dove e il come realizzare il servizio. Obbediamo in silenzio, ascoltando le sue direttive, facendo i gesti che richiede, mentre ci sussurriamo lo sconforto, tra uno scatto e l'altro.
<<Ho sete e mi fanno male i piedi>> si lamenta, dopo l'ennesimo tour de force, impostoci dal genio con l'obiettivo.
<<Scusi, mia moglie è stanca ed assetata, vorremo fare una pausa>> il mio tono è tagliente da garantirmi una mancata replica da parte dell'uomo.
<<Vieni.>> La tiro per la mano, portandola sotto il piccolo tendone bianco, adornato da rose rosse, che fungerà da luogo di rinfresco. Infatti il lungo tavolo, coperto da una tovaglia bianca a bordo rosso e inserti in pizzo, ospita la più variegata esposizione di bevande.
<<Salve e congratulazioni, che cosa vi posso servire?>> Il solerte barista ci chiede.
<<Due calici del miglior champagne che avete>> dichiaro, scegliendo anche per Sun.
<<Drake, io non ho mai bevuto alcolici>> la sento turbata.
<<Tesoro, ha una gradazione molto bassa quel liquore, per cui non devi preoccuparti. E poi oggi è un giorno speciale, di festa, mi sembra naturale eccedere un po', non trovi?>> La convinco.
<<Ma sì, in fondo posso fare uno strappo. L'importante è che non mi vedano i miei>> dice, sovrappensiero.
<<Sunshine Marie Seward, adesso sei una mia responsabilità ed una donna sposata. Se vuoi bere non devi avere timore di essere sgridata dalla tua famiglia. È a me che devi rendere conto e non ti metterei mai dei veti, su nulla. Sii te stessa, libera e viva, va bene?>>
<<Ma certo, maritino. Hai ragione>> concorda, un attimo prima che le venga porta la flûte.
<<A noi e alla nostra vita insieme, una bellissima avventura che inizieremo con fiducia, stima e amore reciproco. Alla nostra!>> Esclamo, facendo tintinnare il cristallo del mio calice col suo.
<<A noi>> si accoda al mio discorso, per poi iniziare a sorseggiare quel liquido ambrato.
Ma il momento di pace e tranquillità viene presto interrotto dalla folla, che ci accerchia e richiede la nostra attenzione. Subiamo i continui assalti, mano nella mano, senza mai dividerci.
Dopo le molte chiacchiere e foto di rito, un maître ci accompagna al nostro tavolo, solo per due, per iniziare il lauto pranzo.
<<Vieni, siediti>> scosto la sedia alla mia signora, come un perfetto gentleman. Si mette seduta e toglie il velo.
<<Mi sta facendo venire l'emicrania. La mamma ha fatto lo chignon troppo stretto. Queste forcine sono una tortura degna dell'inferno>> scherza. Con rapidi movimenti, inizio a togliere quelle dannate mollettine dalla sua folta chioma.
<<Ma quante ne ha messe?>> Sono basito, vedendo la mano piena di quegli aggeggi sottili e neri.
<<Troppe! Mi stavano tirando così tanto che non avrò mai bisogno di un lifting.>> La risata esce spontanea, è davvero esilarante.
<<Allora ti diverto>> strizza l'occhio, facendomi notare tutta la spensieratezza che non aveva mai potuto manifestare.
<<Sei una delle persone più divertenti che conosca>> la lodo, sapendo quanta poca stima abbia di sé.
<<E adesso anche un po' più spelacchiata. Le aveva messe così strette che mi hanno strappato delle intere ciocche. Mi sa che come regalo per il primo anniversario dovrai comprarmi una parrucca>> scherza ancora. Non posso fare a meno di ridere, sarà che sono umano e per questo ho ritrovato il senso dell'umorismo.
<<Magari te la regalo rossa>> la prendo in giro, guadagnandomi un'occhiata tagliente.
<<Stavo scherzando Sun. Mi piaci così come sei>> e prima che possa dire altro, la sfilata degli antipasti inizia. Dirigo una breve occhiata verso il tavolo dei Velsin, che osservano i piatti come se potessero morderli. Combattuti tra il seguire i loro insegnamenti e il non voler offendere Dio, lasciando del cibo. Che persone fanatiche!
Distolgo lo sguardo e vedo lo stesso tentennamento in Sunshine.
<<Amore, si adirerebbe di più se lo buttassero via intatto. Mangia e non preoccuparti>> mi sorride, ma in modo teso, per poi guardare di sottecchi i genitori. Ne è ancora succube, ma tutto questo sta per finire.
-Sì, e deve finire alla svelta, Vladimir. Affretta i tempi e portala via quanto prima. Entro l'imbrunire verrò a prendere ciò che è mio- la sua voce, quella di Lou, nella testa.
E dopo questo discorso, la magia della giornata è inevitabilmente spezzata. Raddrizzo le spalle, le stringo la mano e le lascio l'ultima occhiata da essere umano.
Questa notte, forse la più importante per lei, tornerò ad essere lo spietato essere.
Il vampiro senza anima, senza cuore.
Sarò ancora una volta, Dracula.

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