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"I primi raggi del sole, in questa limpida mattinata, penetrano attraverso la finestra aperta. Me ne beo, come farebbe un assetato davanti ad una fresca e limpida cascata. Sorrido, forse davvero per la prima volta, alla vita con rinnovato calore, accogliendo dentro di me tutte quelle sensazioni sopite da troppi anni, da troppe vite. Ed immancabilmente il mio pensiero va alla ragazza nella stanza difronte. Sunshine.
Il suo viso, il sorriso e gli occhi splendenti mi invadono la mente. Torno indietro con la memoria alla mia vita da umano, quando tutto era semplice, lineare e giusto. Ero uno dei giusti, anche se tutti fanno fatica a crederlo. Mi battevo per valori importanti, per la mia gente e le persone che amavo. Mentre adesso... be' sono solo l'ombra di ciò che ero, e forse neppure questo. Secoli di omicidi e tanto altro mi hanno irrimediabilmente cambiato. E adesso, adesso... il colpo di grazia. Ci penso, non posso farne a meno, la mia ritrovata coscienza non mi permette di fare altrimenti. Sto per compiere uno degli atti più efferati e crudeli della storia, in nome di qualcosa che neppure merito.
Mandare alla gogna una ragazza pura e innocente, raggirarla e mentirle, senza sapere neppure qual è il vero fine. Lou è stato molto attento a non far trapelare nulla, e questo fatto mi porta a chiedermi che cosa voglia. Perché tra tutti proprio Sunny?
Troverò la risposta al quesito non appena si avvicinerà l'epilogo. Questo è un fatto certo. Lucifero non mi permetterà mai di sapere le sue mosse in anticipo, questo è un fatto concreto, come lo è il sorgere e tramontare del sole.
E con questo pensiero mi alzo, per spalancare la finestra.
I caldi raggi mi avvolgono, chiudo gli occhi e mi lascio scaldare.
Questo è il lato peggiore dell'essere un vampiro, la mancanza del sole, il suo calore che riesce a scaldarti fin dentro l'anima.
Poggio le mani sul bordo e chino la testa, sconfitto. Un fischio, flebile, mi richiama. Apro gli occhi e lo vedo, l'angelo Daniel. Mi fa cenno di raggiungerlo, scuoto la testa. Non posso parlare con lui, Lou lo scoprirebbe e sarebbe la fine, per me, per lei, per tutti. La sua rappresaglia sarebbe devastante e non lo posso permettere. Daniel capisce e scompare, giusto un attimo prima che Annabeth bussi alla porta."

<<Drake, sei sveglio?>> Si annuncia, mantenendo un tono basso. Infilo la maglietta per rendermi presentabile, mi stampo un sorriso enorme in faccia e apro la porta.
<<Buongiorno>> saluto cortese. La ruga che ha sulla fronte fa presagire brutte nuove in arrivo.
<<Buongiorno a te, mi chiedevo se sapessi dov'è Sunshine. L'ho cercata in camera sua, ma non c'è>> mi informa, facendo scattare il campanello d'allarme.
<<Mi dispiace, non ne ho idea. Magari è andata ad ultimare le commissioni rimanenti>> ragiono, nonostante la mia poca convinzione del fatto. Sono certo che ci sia lo zampino dell'angelo.
<<Che sciocca! Ovviamente non può essere che questo. Perdonami per averti disturbato, comunque sia la colazione è in tavola, perché non ci raggiungi?>> Sorride e chiude la porta. Mi siedo sul letto, così pesantemente che sento le molle scricchiolare.
<<Che Dio mi perdoni>> è l'unica cosa che riesco a dire, prima che il rumore dell'auto sul vialetto copra ogni altro suono.
<<Drake, scendi! C'è una sorpresa per te>> la sua voce, quella di Sun, mi richiama dal piano di sotto.
Asciugo svelto la lacrima che è scivolata via dal mio occhio e mi alzo. Un'altra battaglia, è questo che devo pensare in relazione al piano. Un'altra lunga ed importante battaglia, che devo vincere. Apro la porta e scendo.
Scendo la rampa di scale come se stessi percorrendo il viale della morte, per affacciarmi alla cucina. Sunshine mi sorride, con un piccolo pacco bianco tra le mani.
<<Buongiorno amore. Scusa se non mi sono fatta trovare al tuo risveglio ma, dovevo uscire a comprarti questo>> tende le mani con la scatolina.
<<Un regalo?>> Domando, molto stupito.
<<Una vecchia usanza della famiglia Velsin. Il giorno prima delle nozze la sposa fa un regalo allo sposo. Qualcosa di unico e speciale, spero ti piaccia>> l'emozione nella sua voce è traboccante. Afferro il pacco con mani tremanti e inizio a scartarlo.
Tolgo il coperchio del pacchetto realizzato in carta bianca, sulla sfumatura dell'avorio, con sopra un piccolo nastro rosso. Quello che vi trovo all'interno mi lascia a bocca aperta: una bussola in argento purissimo, con le mie iniziali incise sopra.
<<Sunny è stupendo! Ma non dovevi, io non ti ho regalato nulla>> non riesco a nascondere del tutto l'emozione.
<<Ma io ho già tutto. L'ho fatto col cuore, non ti devi rammaricare. È solo un piccolo pensiero, nel caso smarrissi la via. Con questa potrai sempre tornare da me>> una lacrima le sfugge.
<<Non so davvero che cosa dire>> ed è la verità.
<<Permettimi di intervenire, allora>> la voce di Velsin si intromette, dura come l'acciaio.
<<Lo sposo e la sposa, il giorno prima delle nozze, non devono stare assieme. A questo proposito, ti sposto nella camera che c'è in canonica. Così rispetteremo la tradizione>> prosegue, mentre io sono più sgomento.
Sono certo che mi voglia allontanare da lei per una specifica ragione e, in questo momento, mi pento di non avere i miei poteri per leggere i suoi pensieri.
<<Come desidera>> faccio buon viso a cattivo gioco, lanciando un'occhiata di sbieco a Sun. Anche lei è vittima di un certo turbamento, dovuto certamente al fatto di non sentirsi sicura a lasciarmi col padre, per un intero giorno. Mi avvicino e la stringo, immergendo il volto nei suoi capelli, aspirando il suo odore.
<<Andrà tutto bene, non preoccuparti. Ci vediamo domani all'altare>> le depongo un bacio, che ricambia con un po' di freddezza, mi volto e salgo di sopra per prendere le mie cose. Più tardi devo passare in negozio a ritirare il mio abito, mentre Annabeth penserà alle fedi e al resto. Charles dal canto suo sarà occupato a preparare la cerimonia e i brani da citare, durante il rito. E io, che cosa farò? Mi torturerò con i sensi di colpa per tutto il giorno e buona parte della notte. Butto le mie cose alla rinfusa nel borsone, lo afferro e scendo, sentendo ad ogni passo il cuore farsi più pesante.
<<Bene, sei pronto, andiamo.
Mi raccomando, siate puntuali domattina. Aprirò le porte della chiesa alle 6:00, così che tu possa prepararti con comodo>> dice il reverendo.
<<Signor Velsin lei non tornerà per la notte?>> Mi viene spontaneo domandare.
<<Di norma passerei l'ultima notte con la mia famiglia, ma è pur vero che tu non hai nessuno. Non è bello lasciarti solo, in quest'occasione. Resterò e ti farò compagnia.>> Non ammette repliche, il suo tono.
<<Come desidera. La ringrazio per il gesto premuroso, ad ogni modo non si senta costretto. Sono abituato alla solitudine e non mi dispiace. Si senta pur libero di stare con la sua famiglia>> cerco la scappatoia, anche se so che non abboccherà.
<<Non c'è nessuno che mi obblighi. Lo faccio per carità cristiana e come ramoscello d'ulivo, dato che siamo partiti così male. Andiamo, le ragazze hanno il loro bel daffare>> mi incita.
Un ultimo bacio a Sunny, un saluto a Tobias, che è il più eccitato di tutti avendo avuto il permesso del medico a partecipare alla funzione.
<<Tienila d'occhio per me, campione!>> Strizzo l'occhio, mi riserva un sorriso aperto e sincero.
<<Tranquillo, ci penso io>> sussurra, affaticato.
<<Adesso andate!>> Sunny mi spinge via, facendo una linguaccia al fratellino.
<<Ci vediamo domattina, non mi tirare il bidone, bellissimo>> scherza.
<<Chissà...>> le scompiglio i capelli e mi volto, salendo in auto col padre. La saluto con la mano, mi soffia un bacio. Svoltiamo e sparisce alla mia vista. Il tragitto fino alla chiesa si svolge nell'assoluto silenzio. Una volta giunti, Charles, mi fa strada fino alla piccola stanza nella canonica. Non è granché, un piccolo letto con delle lenzuola bianche, una scrivania in legno scuro appena sotto la finestra; un crocifisso ed un piccolo armadio appoggiato alla parete opposta a quella del letto.
<<Devo sbrigare alcune cose, tu intanto mettiti a tuo agio, sistemati e riposati. Tornerò a chiamarti per il pranzo. Se hai necessità di lavarti o altro, il bagno è in fondo al corridoio. A più tardi>> e detto questo mi lascia solo.

Mi guardo attorno, un po' atterrito, sentendo una pesantezza mai provata, percorrermi tutto. Restare confinato qui, in questo momento, non è la cosa migliore da fare. Uscirò a fare due passi, è deciso. Ritrovo la strada per uscire, con una facilità disamante. Esco nel sole e mi incammino verso la piazza cittadina. Piazza che si rivela essere quasi vuota, dato che i cittadini o sono a lavoro oppure sono impegnati nelle faccende di tutti i giorni. Scelgo una panchina, appena difronte alla statua dell'angelo, mi siedo e mi appoggio allo schienale. Alzo il capo verso il cielo, brutalmente limpido e privo di qualsiasi nube, perdendomi nella vastità dell'azzurro.
<<Una delle Sue più belle creazioni, non trovi?>> La voce è al mio fianco, con la coda dell'occhio lo vedo seduto accanto a me.
<<Che cosa vuoi Daniel?>> Non ho più voglia di giocare.
<<Che tu desista>> non vi gira attorno.
<<Non posso e, a dirla tutta, non so se lo voglio>> metto in chiaro.
<<Ed è per questo che sei roso dal senso di colpa? Vladimir, vorrei che tu capissi una cosa: per quanto ami mio fratello, so com'è fatto. Lui non è mai sincero e dietro ogni sua mossa, c'è un tornaconto. So che non sei a conoscenza del suo piano, ma rifletti: cosa pensi che vi farà, non appena ottenuto ciò che brama?>> Cattura il mio interesse, senza dubbio.
<<Tu sai che cosa ha in mente?>> La domanda viene spontanea.
<<Ovviamente! Noi sappiamo tutto, ma non possiamo interferire. Questa è una cosa che riguarda solo loro, Dio e Lou, come lo chiami tu. Sei al mondo da tanto tempo, hai visto il male, tu stesso ne fai parte, sai perfettamente che le perdite, se portaste a termine il piano, sarebbero incalcolabili. Ma quello che più conta è questo: che ne sarà di te, di lei, se concludi?
Mi rendo conto che sei nel mezzo e che non puoi decidere così, su due piedi. Ma vorrei che tu ci riflettessi, quantomeno.>>
Sospiro, sentendo la pressione farsi più schiacciante.
<<Non ho scelta! Dannazione, come fate a non capirlo!
Sapete bene che cosa ero, e forse sono ancora, cosa mi ha costretto a fare. Non voglio più, voglio essere liberato, in un modo o nell'altro. Voglio vivere la mia vita, se è questo che c'è in serbo per me, oppure morire in pace>> sono furioso.
<<Lo so, riesco a leggere il tuo cuore. Ma sarebbe davvero vivere, sapendo quanto è costato? E morire? Pensi di andare in paradiso, o nel limbo? Marcirai all'inferno in una lenta ed eterna agonia>> specifica, senza che ce ne sia alcun bisogno.
<<E sia! Sarà sempre meglio di questa semi vita.
Vattene, adesso, voglio restare solo>> lo caccio, in malo modo.

<<Me ne vado, me ne vado, ma non credere che non lotteremo.
È una promessa, Vlad>> un battito di ali, un folata di vento e sparisce.
Resto momentaneamente immobile, troppo sopraffatto dagli eventi e da questa discussione, che non mi accorgo della persona che mi si è avvicinata, fin quando non vedo i suoi piedi, in delle coloratissime scarpe turchesi, entrare nel mio campo visivo. Alzo la testa di scatto e me la ritrovo davanti, a bocca aperta, scioccata.
<<Com'è possibile! La tua anima, è di nuovo al suo posto>> ma lo dice più a se stessa che a me.
<<Chantal>> riesco a mormorare.
Mi osserva intensamente, fa un paio di passi e siede accanto a me.
<<Cosa state combinando?>> Interroga, facendomi capire di essere al corrente di molte cose.
<<Io...>> mi blocco. Faccio un sospiro e poi... racconto tutto, dall'inizio alla fine. Ed in tutto il tempo che c'è voluto a narrare, il viso di Sunny non mi ha mai abbandonato. Neppure per un attimo.

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