Chapter twenty-three

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Gli assistenti sociali arrivarono, nessuno dei miei familiari voleva prendermi, ovviamente, chi la vuole la figlia di due drogati alcolizzati ed uno dei quali persino violento, maniaco e persecutore?

La risposta?

Nessuno.

Tranne mia zia, solo che non poteva permetterselo.
Di conseguenza sarei finita in una casa famiglia, o qualcosa del genere.

Maledetta me, avrei dovuto stringere i denti e sopportare tutto come avevo sempre fatto, aspettare la fine del liceo, e poi andarmene via, lontano.
Non dovevo affatto dar retta a Federico, e sicuramente non avrei dovuto prendere una decisione di quella portata su due piedi.
Ero sotto shock, ero turbata, ansiosa, arrabbiata, disgustata, non mentalmente lucida.
E per prendere una decisione bisogna essere completamente lucidi.

Il mio mondo stava per essere rovesciato, disintegrato.
Sarebbe cambiato tutto da un giorno all'altro, lo potevo intuire da come gli altri attorno a me mi guardavano.
I poliziotti, gli assistenti sociali, le infermiere; persino Federico, mi guardavano come se fossi un cagnolino abbandonato e fradicio a causa di un temporale, ma non era così che volevo essere guardata.

Non dovevano avere pietà o compassione per me perché la verità è che con o senza loro me la sarei cavata in egual maniera.

Gli assistenti sociali uscirono dalla stanza per discutere su cosa farne di me e Federico si avvicinò.
Mi passò la mano sui capelli, delicatamente, quasi ad aver paura di farmi del male.

≪ Da quando sono fidanzata? ≫
≪ Ehm? ≫ chiese Federico guardandomi con sguardo inquisitorio.
≪ Ieri, alla polizia mi hai "presentata" come la tua ragazza ≫ chiesi, e pur non volendo non potei fare a meno di sorridere.
Federico arrossì e si passò una mano sui capelli nervoso.
≪ Ehm non lo so, cioè, mi è uscito d'istinto, ma se ti ha dato fastidio beh non era mia intenzione ≫

≪ Non mi ha dato fastidio, anzi mi ha fatto piacere, ma credo che dovremmo parlarne ≫
≪ Adesso? No perché non sono pronto a ricevere un altro "no", soprattutto in questa situazione ≫
≪ Beh prima ne parliamo, prima ci togliamo questo peso dalle spalle, no? ≫
≪ Okay, parliamone ≫

≪ Non possiamo continuare così, mi è piaciuto il fatto che tu mi abbia presentata come "la tua ragazza", ma è chiaro che non lo sono.
Non voglio una relazione e tu, devi prendere le distanze.
L'uscita è andata e sei a conoscenza del patto, quindi sai cosa devi fare ≫

≪ Ma perché devi fare così?
Lo so che ti piaccio, ieri sera mi hai baciato, e non era un bacio qualunque.
Le ho sentite le tue braccia tremare. Li ho sentiti i battiti del tuo cuore accelerare.
Le ho sentite le tue mani stringere i miei capelli.
Il desiderio.
La passione.
Il fuoco dentro di te, l'ho sentito.
Perché hai così tanta paura che mi avvicini a te? ≫ disse avvicinandosi.
≪ Perché hai così paura che la mia mano sfiori la tua? ≫ disse sfiorandomi la mano.
≪ Perché hai così paura che i nostri respiri si incrocino creandone un tutt'uno? ≫ disse avvicinandosi ancora di più al mio volto ed alle mie labbra.

≪ Non provo niente per te, Federico ≫

≪ Quindi vuoi dirmi che se faccio questo... ≫ disse baciandomi il collo, lentamente ≪ non provi niente? ≫

≪ Esatto ≫ risposi stringendo con forza le maniche della felpa.

≪ Sei ricoperta di brividi ≫

≪ Sì e se non la smetti, tu sarai ricoperto di lividi invece ≫ dissi alzando gli occhi al cielo.

≪ Oh ma smettila ≫ disse sorridente.

≪ Non sto scherzando ≫

≪ Sì... lo so ≫ disse distogliendo lo sguardo, il che mi fece sorridere.
Il silenzio cadde su di noi per un breve lasso di tempo nel quale io non riuscii a distogliere lo sguardo, i miei occhi erano imprigionati nel mare dei suoi, ed io non sapevo nuotare.

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora