Gli assistenti sociali arrivarono, nessuno dei miei familiari voleva prendermi, ovviamente, chi la vuole la figlia di due drogati alcolizzati ed uno dei quali persino violento, maniaco e persecutore?La risposta?
Nessuno.
Tranne mia zia, solo che non poteva permetterselo.
Di conseguenza sarei finita in una casa famiglia, o qualcosa del genere.Maledetta me, avrei dovuto stringere i denti e sopportare tutto come avevo sempre fatto, aspettare la fine del liceo, e poi andarmene via, lontano.
Non dovevo affatto dar retta a Federico, e sicuramente non avrei dovuto prendere una decisione di quella portata su due piedi.
Ero sotto shock, ero turbata, ansiosa, arrabbiata, disgustata, non mentalmente lucida.
E per prendere una decisione bisogna essere completamente lucidi.Il mio mondo stava per essere rovesciato, disintegrato.
Sarebbe cambiato tutto da un giorno all'altro, lo potevo intuire da come gli altri attorno a me mi guardavano.
I poliziotti, gli assistenti sociali, le infermiere; persino Federico, mi guardavano come se fossi un cagnolino abbandonato e fradicio a causa di un temporale, ma non era così che volevo essere guardata.Non dovevano avere pietà o compassione per me perché la verità è che con o senza loro me la sarei cavata in egual maniera.
Gli assistenti sociali uscirono dalla stanza per discutere su cosa farne di me e Federico si avvicinò.
Mi passò la mano sui capelli, delicatamente, quasi ad aver paura di farmi del male.≪ Da quando sono fidanzata? ≫
≪ Ehm? ≫ chiese Federico guardandomi con sguardo inquisitorio.
≪ Ieri, alla polizia mi hai "presentata" come la tua ragazza ≫ chiesi, e pur non volendo non potei fare a meno di sorridere.
Federico arrossì e si passò una mano sui capelli nervoso.
≪ Ehm non lo so, cioè, mi è uscito d'istinto, ma se ti ha dato fastidio beh non era mia intenzione ≫≪ Non mi ha dato fastidio, anzi mi ha fatto piacere, ma credo che dovremmo parlarne ≫
≪ Adesso? No perché non sono pronto a ricevere un altro "no", soprattutto in questa situazione ≫
≪ Beh prima ne parliamo, prima ci togliamo questo peso dalle spalle, no? ≫
≪ Okay, parliamone ≫≪ Non possiamo continuare così, mi è piaciuto il fatto che tu mi abbia presentata come "la tua ragazza", ma è chiaro che non lo sono.
Non voglio una relazione e tu, devi prendere le distanze.
L'uscita è andata e sei a conoscenza del patto, quindi sai cosa devi fare ≫≪ Ma perché devi fare così?
Lo so che ti piaccio, ieri sera mi hai baciato, e non era un bacio qualunque.
Le ho sentite le tue braccia tremare. Li ho sentiti i battiti del tuo cuore accelerare.
Le ho sentite le tue mani stringere i miei capelli.
Il desiderio.
La passione.
Il fuoco dentro di te, l'ho sentito.
Perché hai così tanta paura che mi avvicini a te? ≫ disse avvicinandosi.
≪ Perché hai così paura che la mia mano sfiori la tua? ≫ disse sfiorandomi la mano.
≪ Perché hai così paura che i nostri respiri si incrocino creandone un tutt'uno? ≫ disse avvicinandosi ancora di più al mio volto ed alle mie labbra.≪ Non provo niente per te, Federico ≫
≪ Quindi vuoi dirmi che se faccio questo... ≫ disse baciandomi il collo, lentamente ≪ non provi niente? ≫
≪ Esatto ≫ risposi stringendo con forza le maniche della felpa.
≪ Sei ricoperta di brividi ≫
≪ Sì e se non la smetti, tu sarai ricoperto di lividi invece ≫ dissi alzando gli occhi al cielo.
≪ Oh ma smettila ≫ disse sorridente.
≪ Non sto scherzando ≫
≪ Sì... lo so ≫ disse distogliendo lo sguardo, il che mi fece sorridere.
Il silenzio cadde su di noi per un breve lasso di tempo nel quale io non riuscii a distogliere lo sguardo, i miei occhi erano imprigionati nel mare dei suoi, ed io non sapevo nuotare.
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Fragili come petali di rugiada
Teen Fiction{ IN TOTALE REVISIONE, NON COMPLETA. } Eireen Hill, una ragazza persa nel suo mondo, considerata strana e sfigata, con problemi di autostima, nel bel mezzo dell'adolescenza; con mille domande in testa e poche risposte in tasca. Una bambina cresciuta...