Chapter thirty

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Eireen's point of view:

Archie uscì dalla struttura e ci rivolse uno sguardo sorridente, ma pieno di ansia e paura.
Si notava perfettamente la sua disperazione.
Che non mi volesse con lui?
Se non mi voleva con lui però, perché fare tutta quella strada?
Perché rischiare di prendersi tale responsabilità se essa non si vuole?

I miei pensieri furono interrotti da un rumore di passi che scendevano le scale veloci, a me familiare.
Mi staccai dal muretto facendo finta di non notare gli sguardi inquisitori di Federico e mi voltai.
Osservai Christian correre verso suo fratello, chissà cosa aveva di così tanto importante da dirgli, da non poter aspettare di arrivare a lui camminando normalmente.
Magari si era dimenticato qualcosa dentro il consultorio, o forse, semplicemente,
si era dimenticato.
Ma se così fosse stato,
chi l'avrebbe recuperato?
Spettava a me?
Come potevo recuperare un uomo di cui sapevo solo il nome e di cui avevo solo qualche parola sbiadita su carta?

La testa iniziò a farmi male e dovetti appoggiarmi di nuovo al muretto dal quale poco prima presi le distanze.
≪ Tutto okay? ≫
≪ Sì sì, mi fa solo un po' male la testa, nulla di che. ≫
Federico appoggiò entrambe le mani sul bordo del muretto, si dette la spinta e ci si sedette sopra, facendomi poi segno di raggiungerlo.
Lo raggiunsi e poggiai la mia testa sulla sua spalla e guardai davanti a me in modo assente, c'era così tanto caos dentro la mia testa che non capivo più niente.
I pensieri erano così attorcigliati tra di loro che più cercavo di snodarli, più essi si aggrovigliavano.
E più essi si aggrovigliavano, più la testa mi doleva. 

Ci fu un secondo, un secondo in cui pensai di mandare tutto all'aria, di prendere le mie cose ed andarmene senza dire niente a nessuno, andarmene in un luogo dove nessuno mi avrebbe riconosciuta.
Senza nessuno accanto da cui sarebbero dipese le mie gesta.
In fondo, chi avrebbe denunciato la mia scomparsa?
Chi avrebbe pianto per essa?
A chi sarebbe importato?
A nessuno.
In fondo, non sarebbe importato nemmeno a me.

Ma, non potevo lasciare Federico.
Non potevo lasciarlo in preda ai suoi spasmi, ai suoi incubi, ai suoi demoni che piano piano lo divoravano dentro.
Senza di lui, non ce l'avrei mai fatta.
Se non ci fosse stato lui, probabilmente avrei smesso di respirare ormai da tempo.
E non seppi distinguere se il fatto che mi avesse salvata fosse stato positivo, o negativo, ma in ogni caso avrei dovuto ricambiare il gesto, e salvarlo.
Da lui stesso e da tutto il resto.

≪ Ei, ei, ascolta, conosco quello sguardo. ≫ la sua voce così armoniosa, fortunatamente, mi salvò dai miei pensieri.
Sollevai lo sguardo verso di lui e corrugai la fronte.
≪ Di quale sguardo parli? ≫
≪ Di quello che fai quando pensi che tutto andrà di merda e che non ce la farai. ≫
Stetti zitta, ci conoscevamo da così poco, eppure sembrava mi conoscesse da così tanto,
da un lasso di tempo indefinito, ma immenso.
≪ Lo so che l'ignoto può fare paura, terrore a volte.
Ma ce la farai, io credo in te.
Hai superato tante cose, supererai anche questa, okay?
Ce la faremo. ≫
≪ Ce la faremo? ≫
≪ Sì. ≫
≪ Tu n-non te ne andrai? ≫
≪ Cosa? No, assolutamente no!
Come ti può anche solo passare per la testa? ≫
≪ La mia vita è un tale macello, e tu sei così bello e innocente invece;
non dovresti farne parte. ≫
≪ Non mi interessa se la tua vita è un macello, anche la mia lo è, e
mi sei rimasta ugualmente affianco quando non sapevo più cosa fare, quando avevo perso la speranza e probabilmente anche il senno.
Mi sei rimasta affianco quando tutto stava andando a rotoli, quando stavo per diventare qualcuno di cui avrei avuto paura per sempre, e tu lo sapevi.
L'avevi vista quella rabbia nei miei occhi accecati dall'odio che provavo per quell'uomo, ma tu sei rimasta, mi hai retto il gioco, non hai avuto paura e mi hai aiutato.
Ho intenzione di fare la stessa cosa con te. ≫
≪ L'avresti ucciso, non è così? ≫
≪ Sì, inizialmente l'intenzione era quella.
Dopo averlo torturato, molto lentamente ed averlo fatto soffrire tanto quanto aveva fatto soffrire me e mia madre.
Anche se effettivamente, un quarto del dolere che abbiamo affrontato a causa sua sarebbe stato più che sufficiente. ≫
≪ Se lo sarebbe meritato. ≫
≪ Perché non me l'hai lasciato fare allora? ≫
≪ Come sarebbe a dire perché non te l'ho lasciato fare? ≫
≪ Perché non mi hai lasciato uccidere mio padre. ≫
≪ Non ci hai provato, anzi, sono stata io ad accoltellargli una gamba. ≫
≪ Non prendermi in giro, andiamo. Sapevi che l'avrei fatto, è per quello che hai preferito alleggerire il carico facendo qualcosa tu.
L'hai fatto semplicemente per impedire che io lo uccidessi. ≫
≪ Se lo meritava, è vero, ma non saresti mai riuscito a convivere con il ricordo di aver ucciso tuo padre.
A convivere con il ricordo del suo sguardo triste, deluso e perfino sorpreso fisso nel tuo, al suo ultimo respiro.
Non ce l'avresti mai fatta, ti saresti odiato così tanto da fare del male a te stesso, non saresti più riuscito a dormire a causa degli incubi, avresti iniziato ad imbottirti di medicine, e magari anche di droga.
Avresti visto tua madre ancora più distrutta, e probabilmente ti saresti suicidato poco prima che ti arrestassero perché dai, non saresti riuscito a nascondere il corpo come si deve ed a ripulire tutto. ≫
≪ Wow, hai così poca fiducia in me? Sembro così debole e fragile? ≫
≪ Non si tratta di debolezza o fragilità, Federico, si tratta di bontà ed innocenza. Ed è una delle forze maggiori che tu possa possedere.

Mi sorrise debolmente.
≪ Questa stessa forza la possiedi anche tu.
E ti starò affianco, anche se la tua vita è un macello. ≫
≪ E se lo fossi io il macello? ≫
≪ Non saresti questo gran macello in fondo. ≫
Non risposi, non sapevo cosa dire, quindi mi limitai a sorridere contenta della persona che mi avrebbe supportata per almeno un po' di tempo.
Era la persona più stabile nella mia vita completamente instabile, e Dio, quanto avrei voluto baciarlo in quel momento.
Quanto avrei voluto mordere quelle sue morbide labbra che mi attiravano così tanto.

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora