Chapter twenty

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Quella sera venne a prendermi di nuovo mia zia Breana, mi chiese cosa fosse successo, perché ero di nuovo in ospedale, e mi fece notare che fin da quando ero piccola uscivo ed entravo dall'ospedale come se fosse una seconda casa, e questa cosa mi dispiacque perché a me non piaceva quel posto, io non volevo starci.

Le dissi la verità, che potevo dirle?
Le dissi che una ragazza mi aveva dato qualche botta, ma che non era nulla, e lei mi sgridò perché dovevo difendermi e non l'avevo fatto; a parer suo non potevo starmene sempre con le mani in mano, ma purtroppo che potevo farci?
Non era nel mio DNA alzare le mani a qualcuno e vederlo soffrire.

Mi portò a casa ed io gli promisi che gli avrei ridato tutti i soldi che mi aveva prestato l'ultima volta che ci eravamo viste, ma lei mi zittì dicendomi che non aveva importanza, che non le servivano, e che non dovevo ridarglieli; ma sapeva più di me che glieli avrei ridati a tutti i costi.
La ringraziai di essermi venuta a prendere, ed una volta entrata salii le scale e mi buttai sul letto, volevo solo dormire.
Dormire e non svegliarmi mai più.

Il giorno dopo:

La campana dell'intervallo suonò, avevo un disperato bisogno di caffeina, quindi decisi di andare al bar del primo piano, e malgrado non volessi, attraversai il corridoio.

≪ Eireen, Eireen, Eireen ≫ sentii urlare tra il caos degli studenti, mi sembrò una voce familiare, ma non riuscii a collegarla ad un volto.
Non mi voltai e tanto meno mi fermai a cercare da chi provenisse quella voce, semplicemente feci finta di niente e continuai a camminare cercando di aumentare il passo.

≪ Allora solitaria, cosa ci fai tra la folla? ≫ mi chiese una voce che conoscevo fin troppo bene.
≪ Vado a prendere il caffè e tu asociale? ≫
≪ Hey, non sono asociale, parlo con te≫

≪ già, purtroppo ≫ dissi alzando gli occhi al cielo e lui rise,
≪ beh spero di non recare disturbo se vengo con te ≫
≪ ne rechi assai, e lo sai ≫
≪ lo so, ma vengo lo stesso ≫ disse facendomi l'occhiolino.

≪ ma ti diverti ad importunarmi? ≫

≪ fammici pensare... ehm  sì ≫ rispose con completa non calanche accennandomi un sorriso.
Volevo tanto dire che la sua compagnia mi dispiaceva, ma non era vero.

≪ Eireen, Eireen, Eireen ≫ sentii chiamare di nuovo il mio nome, la voce era sempre quella che avevo sentito chiamarmi precedentemente, ma con la differenza che era più vicina.
Feci finta di niente e continuai a camminare indifferente.
≪ Eireen, mi sa che qualcuno ti sta chiamando ≫ disse Federico guardandosi attorno spaesato, cercando la persona che mi stesse chiamando.
≪ Ma sì, sarà qualche coglione che vuole farmi una delle sue battute squallide pensando siano divertenti ≫ dissi alzando le spalle, quando ad un tratto mi sentii afferrare dallo zaino in modo brusco.

Mi voltai per vedere chi fosse; la riconobbi subito e lentamente indietreggiai, avendo un po' di paura.
Era quella ragazza che mi aveva alzato le mani addosso.
Subito Federico mi sì parò davanti, come se fosse il mio scudo.

≪Avevi sbagliato Eireen, non era un coglione, era una cogliona. ≫

La vidi alzare gli occhi al cielo come se Federico stesse esagerando, ma non mi interessava, volevo solo andare a prendere il caffè.

≪ Puoi toglierti di mezzo? Devo parlare con Eireen ≫

≪ Oh, adesso pretendi pure di parlarle? Non ti sembra di aver fatto già abbastanza? ≫

≪ E' questo il punto, non ho fatto abbastanza -disse ed io la guardai malissimo, cos'altro voleva farmi? Spaccarmi un lavandino in testa? Spaccarmi il cranio a palate?-
ho fatto fin troppo, ma non le ho chiesto scusa, e devo porgerle almeno delle scuse ≫

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora