trentadue

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Gionata's point of view

«Dove mi porti?» mi chiese poggiando i piedi sul cruscotto della mia auto. Le mandai un'occhiataccia ma a lei non sembrò interessare.

«A casa mia,così posiamo le valigie,mangiamo,stiamo tranquilli... Poi dorm-» cantilenai felice quella frase ma la mia euforia venne ben presto interrotta dal suo sbuffare.

«Dobbiamo stare a casa,rinchiusi come due vecchi decrepiti? Dimmi di no!» tolse i piedi dal cruscotto sedendosi in modo strano sul sedile di pelle. Cercai di mantenere la calma riguardo la mia auto che era,per certi versi,ancora nuova.

«E che vuoi fare?» mi fermai dato il semaforo rosso e la guardai. La sua mano sfiorava la mia gamba e lei sorrideva con il labbro inferiore tra i denti. Arrivammo al semaforo e mi dovetti fermare. Così ne approfittai per baciarla.

Se raccontassi ad uno sconosciuto cosa mi ha fatto questa ragazza in tre anni non ci crederebbe... O forse si,non conoscendomi.

Mi sono comportato troppo male con lei e penso tutt'ora di non meritarmela una come lei. A volte mi chiedo cosa ho fatto per averla vicino a me,ogni volta che ne ho bisogno.

Ricordo ancora quando la vidi,dopo tanto tempo in discoteca. Era così bella e timida,sembrava che si sentisse fuori luogo tanto da non guardare nessuno se non me. Come se la scintilla in me si fosse riaccesa anche quando pensavo si fosse spenta per sempre.

«Indovina un po...» restò sul vago,lasciandomi qualche bacio sul viso insieme a delle carezze. L'eccitazione era facilmente percepibile nell'aria ed il tragitto per arrivare a casa mia fu davvero corto.

Inutile dirvi che facemmo l'amore e vi risparmio pure i dettagli,ma posso assicurarvi che fu più bello che mai. Vedere il suo sguardo sicuro verso il mio oltre che la fiducia in me,dopo tutto quello che le avevo fatto mi fece sentire importante ma,allo stesso tempo mi fece capire che per una buona volta,dovevo mettermi la testa apposto.

Ma ovviamente noi non avevamo la fortuna dalla nostra parte. Il telefono della mia ragazza suonava incessantemente tanto da farmi incazzare ma non appena mi arrivò un'occhiata truce da parte sua,misi l'incazzatura da parte.

"Pronto Charlie! Quanto temp-" esclamò lei,tutta contenta.
"Cazzo Eli,il tuo ragazzo è un fottutissimo testa di cazzo! Ho provato a chiamarlo tremila volte e probabilm-"
"Intanto respira e dimmi che succede." cercò di tranquillizarlo,a quanto capii ma,la sua espressione rimaneva sempre dubbiosa.
"Eravamo a fare un controllo e stavolta il dottore non mi fece entrare..." alla fine,si decise Elisa a mettere il vivavoce e farmi ascoltare la discussione.

Pensai al fatto che Rebecca potesse aver partorito,ma forse era troppo presto per pensare questo.

"E...? Cazzo,fai venire l'ansia!"
"E niente. Ad un certo punto ho sentito un urlo sperando che non fosse lei ma un'infermiera,poco dopo venne verso di me e mi disse che le si erano rotte le acq-" emise un sospiro di preoccupazione prima di cominciare a dire cose senza senso.

Gli chiesimo in quale ospedale fosse e smettemmo di fare ciò che stavamo facendo.

«Secondo me,abbiamo la sfiga addosso.» disse lei ridendo,mettendosi la maglia nel frattempo. Andai verso di lei e la baciai,palpandole il sedere

«Probabilmente!» risi e lei si staccò da me. In un batter d'occhio fummo in auto verso l'ospedale.

Non appena arrivammo in ospedale vedemmo Mirko assieme alla sua ragazza,Alessia. Comunque,tutte queste ragazze che si chiamano Alessia mi fanno confondere. Ma le mamme,avevano per caso poca fantasia quando scelsero il nome delle figlie?

Forse non era quello il momento di pensarci.

Andai verso i ragazzi e vidi Charlie impanicato e Mirko che gli accarezzava la spalla.

«Come va bro?»
Scattò in piedi. «Ho l'ansia alle stelle e ora come ora,vorrei solam-»

«Il signor Monachetti?» uscì dalla porta di quella che,probabilmente fosse la sala parto,un dottore sulla cinquantina coi capelli bianchi e un paio di occhiali enormi.

«Si sono io. È successo qualcosa?» chiese allarmato e vi giuro,che in quel momento se avessi potuto,sarei scoppiato a ridere.

«No,niente di allarmante. Abbiamo portato la ragazza in sala parto e ci chiedevamo se magari voleva assistere.» Charlie abbassò lo sguardo e,in quel momento lo capivo benissimo. Aveva una paura terribile del sangue,fobia oserei dire.

«Io non credo di essere in grado di poter,insomma...» bisbigliò con lo sguardo basso.

«Se vuole vado io.» sbucò Elisa da dietro e guardò Charlie,in attesa di approvazione. Egli annuì,a malincuore e tornò a sedersi.

«Posso entrare io,vero dottore?» gli chiese lei al dottore ed io la guardavo sconvolta del fatto che non avesse paura del sangue.

«Ma certo! Mi segua,per favore.»

Mi guardò un momento prima di andare via,dicendomi: «Almeno saprò cosa dovrò passare.» e mi baciò,scomparendo dalla porta.

Non seppi di preciso quanto tempo passò ma non appena vedemmo un infermiere uscire e dirci che era nato,saltammo di gioia.

Ci avviammo tutti assieme verso la stanza,tutti tranne Charlie che già correva.

Entrammo e vedemmo Rebecca sul letto,con una coda spettinata che allattava il bambino,che era dentro un involucro di coperte ed Elisa che li guardava sorridendo.

Ovviamente,l'attenzione si spostò verso di loro ed Elisa venne verso di me,appoggiando la testa sul mio petto.

«Voglio avere anch'io una famiglia con te.» gli dissi,senza pensarci due volte.

spazio autrice

tranquille non sono morta ragazze,sono solo una scansafatiche che ci mettere un secolo ad aggiornare

btw questo capitolo mi è uscito dal nulla e devo dire che mi piace molto

volevo dirviiii che ho un'altra storia pronta su un personaggio che non ha ancora visto nessuno su wattpad

quindi se arriviamo a 10k di views la pubblicheroooo perciò impegnamociiii

alla prossima baes

✨✨✨

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