ventitre

652 34 8
                                    

sfera ebbasta-troppo tardi per noi (vecchie glorie ritornano...)

Gionata's point of view

Dire che ero un codardo era sicuramente farmi un complimento. Un fottuto codardo,ecco cosa ero.

Casa mia sembrava un manicomio: cartoni di pizza sparsi per terra come le bottiglie verdi di Sprite. Le bottigliette di sciroppo in frantumi sembravano rappresentare il mio cuore. Ma,nonostante questo macello io avevo assodato di averla ripersa,un'altra volta. Non era biasimabile il mio comportamento e di certo,lei non sarebbe stata in grado di farlo nei miei comportamenti.

L'avevo persa,forse per sempre... E probabilmente,doveva andare così.

Charlie è ancora incazzato con me: mi ha fatto sentire un essere che non merita nulla ne tanto meno lei,ed ha solamente ragione. Mi odio così tanto che mi ritrovo a farmi del male da solo.

Quella mattina sarei dovuto andare da Alessia a Roma ma il mio umore mi suggeriva di restare li,a casa mia,a deprimermi nella mia stanza,abbandonato a me stesso.

Digitai il suo numero,sperando che,almeno lei,mi rispondesse.

«Pronto?» la sua voce risultò assonnata e ciò mi fece dare uno sguardo all'orologio. Erano solo le sette del mattino.

«Ehi Ale,senti volevo dirt-» e venni interrotto,come al solito. Sbuffai,ma dubitai del fatto che lei mi avesse sentito farlo. 'Sta cosa mi faceva parecchio innervosire,doveva smetterla di essere così impulsiva.

«Cazzo Gionata sei già qui? Potevi avvisarmi! Sto arrivand-»

«Ale,non sono lì! Smettila di essere così impulsiva nel rispondermi,cazzo!» sbottai,sentendomi in colpa subito dopo.

«Ma che cazzo ti sei fumato bello? Stai inciclato per caso?»  

Sospirai,per poi riprendere a parlare con voce tremante. «Scusami Ale,sono dei giorni veramente di merda... Comunque per le tre dovrei essere li.» conclusi infine,chiudendole il cellulare.

Avanzai verso lo specchio e,non appena vidi la mia trasandata,esile figura raffigurata li rabbrividii. Buttai il cellulare contro il muro,urlando. Scoppiai a piangere come non avevo mai fatto o forse si... 

Tutto questo mi sembrava un déjà-vu proprio come se stessi rivivendo tutto ciò che mi è accaduto in passato.

La portai in auto con me attento a non farmi scoprire. Nessuno sapeva di questa relazione segreta,nemmeno Vito che era uno dei miei migliori amici. Non appena accesi il motore,la sua piccola mano sfiorò il cavallo dei miei pantaloni facendomi sorridere sghembo. Si avvicinò a me baciandomi e dai suoi gesti e,dal suo sguardo seppe trasmettermi passione ed eccitazione.

Era la sera del diciannove dicembre e quella avrei dovuto passarla con Elisa. Era il giorno del nostro anniversario,del terzo. Mi sentivo una merda nei suoi confronti,non si meritava niente di tutto questo ma era più forte di me. Più guardavo Matilde più l'eccitazione si faceva largo dentro me.

Fortunatamente a casa mia non c'era nessuno: salimmo velocemente le scale mano nella mano; non appena arrivai davanti l'uscio di casa mia,estrassi la chiave e l'aprii. Non appena fummo dentro la chiusi con una pedata.

Presi in braccio Matilde facendole allacciare le gambe al mio bacino e la appoggiai al muro. Le mie labbra sembravano essere esperte nel conoscere ogni singola parte del suo corpo. 

Il mio telefonò vibrò e,senza pensarci due volte lo gettai per terra.

Pian piano ci spogliavamo e mi incamminavo verso la mia camera,stando sempre attento a non cadere. Non appena la appoggiai al letto la spogliai di tutto ciò che aveva indosso.

L'eccitazione era così tanta e travolgente da farci spaventare non appena la porta si chiuse a causa del vento proveniente dalla finestra semi-aperta. In quel millesimo di secondo ne approfittai per guardarla negli occhi: era bella ma non quanto lei.

Fu un momento così travolgente da non farmi sentire i rumori provenienti dall'ingresso e perlopiù,facendomi dimenticare di aver dato le chiavi di casa mia alla mia ragazza.

Fu un momento,un solo momento che mi fece crollare: la porta si spalancò mostrandola con un sorriso che le morì in viso non appena ci vide,la vide.

«Mi fai schifo!»

Avevo deciso di farmi del male ripensando a quel maledetto giorno. Piansi così forte da sentirmi veramente solo e una merda. Presi il cellulare da terra e digitai velocemente il suo numero sperando che mi degnasse di una risposta.

Dio volle ascoltarmi.

«Che vuoi?» rispose senza alcun'emozione. Ripresi a piangere per due motivi: il primo perchè risentii la sua voce e il secondo perchè non voleva,giustamente,sentirmi.

Piansi,non riuscendo a dire una parola ma credo che gia quest'ultimo dicesse tutto. 

«Gionata è inutile che piangi. L'hai voluto tu,solamente tu.»  quelle parole sembrarono delle lame,come se mi avessero colpito.

«Vieni qui che ho bisogno di te,ti prego.»  

Dall'altra parte ci fu un minuto di silenzio e pensai che avesse riattaccato. «Tu non hai bisogno di me e lo sai benissimo. Chiamala e lei saprà soddisf-»

«Per favore,ti prometto che sarà l'ultima volta che ci vedremo. Ma tu vieni.»  ripresi a piangere e lei riattaccò. Pregai tutti i santi del paradiso sperando che lei venisse.

spazio autrice

un parto è molto meglio ahahah,btw eccolo qui! vi giuro che mi sono immedesimata molto in ciò che ho scritto e non mi era mai capitato prima

fatemi sapere cosa ne pensate e se,per favore,commentaste mi fareste un'enorme favore -oltre che votare-.

alla prossima baesssss

@\gionatabbsta su ig

BACK IN TIME • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora