diciassette

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Elisa's point of view

Una mano mi toccò la spalla ed io sussultai al tocco,portandomi una mano al petto per lo spavento.
Mi girai verso 'costui' e non appena incrociai il suo sguardo un brivido mi percosse la schiena.

Aveva uno di quei cappellini che i ragazzi erano soliti ad indossare ed un paio di occhiali neri. Era probabilmente marocchino a causa del colore della sua pelle.

Le parole erano bloccate tra le mie labbra mentre la mia bocca oltre che essere asciutta sembrava essere stata incollata; tutt'al contrario dei miei occhi che erano totalmente sbarrati.

«Il gatto t'ha mangiato la lingua? Solitamente parli tanto.» Finalmente si decise a parlare e,la sua voce tuonò alle mie orecchie più rauca di quanto pensassi. Come faceva a sapere che io parlavo tanto?

«Saresti?» cercai di apparire il più calma possibile anche se il tremolo nella voce mi tradì. Pian piano indietreggiai fin quando non sbattei contro il muro del parcheggio e lui mi bloccò il polso.

«Chiediamo a Gionata? Probabilmente lui si ricorda di me.»
il mio sguardo mutò letteralmente: da impaurita a incazzata.

Ma chi cazzo era 'sto qua? Come faceva a conoscermi? Ovviamente non mi posi la stessa domanda anche perché Sfera Ebbasta era abbastanza conosciuto.

Feci si che lui lasciasse la presa dal mio polso ma essa diventava sempre più forte e decisa.

«Lasciami!» lo spinsi con tutta la forza che avevo in corpo e incominciai a scappare. Possibile che in un cazzo di parcheggio di un fottuto supermercato,nessuno si accorga di una scena del genere? A quanto pare.

I miei pensieri furono interrotti: mi prese per i capelli,facendomi urlare dal dolore per poi,mettermi in ginocchio sulla strada. Li tirò così tanto da,farmi buttare il collo all'indietro.

Il suo sguardo era crudele e pieno d'odio proprio come le parole che uscivano dalle sue labbra.

«Bambina cattiva,non si disubbidisce a papà.» strinse i denti,lasciandomi stare i capelli.

Mi lasciò andare lì,per terra con la paura addosso. Nessuno si era accorto di niente e tutto ciò che mi circondava era silenzio e desolazione. Ma di certo,non potevo restarmene li per terra a contemplare il nulla.

Mi alzai e tornai alla mia auto. Misi in moto e partii. Le strade erano parecchio affollate ma ne fregai poiché incominciai a sfrecciare,sorpassando le auto che secondo me,andavano troppo piano. Il suono del clacson delle auto,ormai dietro di me,sembrava una sciocchezza alle mie orecchie tanto da non accorgermi di essermi schiantata contro un camion.

@/gionatabbst su ig

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