diciotto

765 41 43
                                    

astol - aria (sottofondo)

Gionata's point of view

«Pronto?» risposi,prendendo il mio cellulare non appena squillò.
«Ciao Gionata,sono Rebecc-» si bloccò nel parlare,sembrava piangere.
«Ehi Rebs,successo qualcosa...?» tintinnai nel chiedere se fosse successa qualcosa con quel coglione di Charlie anche se,la prima cosa che mi venne in mente fu quella che i due avrebbero potuto avere qualche lite pesante.
«Potresti venire in ospedale? È... urgente,ecco.» sembrava stesse riprendendo a piangere perciò non le risposi nemmeno.

Mi girai verso l'altra parte del letto e la guardai dormire. Ma data la mia frustrazione o il mio bipolarismo,mi portai le mani sul capo.
L'avevo fatto,di nuovo. C'ero ricaduto un'altra volta.

Le smossi un braccio ma lei sembrava essere inerme. «Alzati che devo andare via.»

Si girò verso di me,con quel viso che sapeva come metterti nei guai. La parte più accattivante,pericolosa e sensuale era il suo sguardo. Anche se fosse stata legata con solo gli occhi ben visibili,lei sarebbe stata in grado di attirarti.

«Buonasera anche a te Gion-» stava per accarezzarmi il braccio ma la fermai.
«Quale parte non capisci della frase 'alzati che devo andare via'? Alzati e vai,ho delle cose da fare.» tolsi le coperte da sopra il mio corpo e mi vestii velocemente: ero già in ritardo.

Aspettai che si vestisse pure lei ed uscimmo di casa,ognuno per la sua strada.

Non appena arrivai in ospedale,parcheggai l'auto in un posto remoto del parcheggio e mi diressi verso l'entrata principale.
I giornalisti non mancarono e incominciarono a farmi domande su domande di cui,non sapevo niente nemmeno io.

Entrai e chiesi all'infermiera,che si trovava alla reception,in quale stanza si trovava la mia ragazza. In un primo momento mi squadrò dalla testa ai piedi,esitando. Ma poi sembrò convincersi e me lo disse.

Mi avviai al secondo piano e,non appena entrai nel reparto apposito,vidi nella sala d'attesa solo tre persone: sua madre,suo padre e Rebecca.

La domanda che mi tuonò in testa fu: era davvero così sola come credevo?

Mi ricordo,molto tempo fa,quando ancora vivevamo entrambi a Cinisello,che a qualsiasi ora del giorno usciva,aveva sempre qualcuno con cui stare,maschio o femmina che era. La apprezzavano davvero tutti,sapeva farsi amare per la sua semplicità e gentilezza. Certo,alle volte anche lei si innervosiva parecchio e li erano cazzi,come si suol dire,perché sapeva essere molto vendicativa.

Andai verso sua madre e le sorrisi ma lei aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime,al contrario di me. Li,mi resi conto che la situazione era più grave di quanto mi aspettassi.

«Si è schiantata contro un camion e non ha retto la botta. Non l'ho nemmeno vista da quando è entrata in sala operatoria.» disse senza emozione,guardando un punto non ben preciso nella stanza.

Gli altri due idem,erano inermi a tutto ciò che li circondava.

Mi sentivo una totale merda: per prima cosa,mancarle di rispetto così,dopo nemmeno un mese di relazione mi sembrava da codardi,da coglioni e da morti di figa e poi beh,non sapere dove fosse stata tutto il pomeriggio mi disturbava un po.

Dopo una bella manciata di tempo,un dottore,probabilmente un primario,venne verso di noi con un leggero sorriso. «La ragazza sta bene,adesso è solo un po scossa dall'incidente. Abbiamo preferito sedarla per farla riposare meglio.»

Ringraziai il cielo e tutti i santi del paradiso per avermi dato una botta di culo così grande. I genitori e Rebecca mi sorrisero per poi abbracciarmi. Ma ugualmente mi sentivo una merda per ciò che le avevo appena fatto in precedenza.

Entrarono ad uno ad uno,salutandola velocemente e poi,entrai io anche se,il capo reparto sembrò riluttante alla mia presenza dentro la stanza.

Aprii piano la porta e la vidi li: era sempre bellissima,anche con una vestaglia bianca addosso. I capelli erano sciolti e ricadevano disordinati sul cuscino anch'esso bianco come le lenzuola e come i muri,che mi circondavano.
Mi avvicinai a lei,accanto al letto prendendo una sedia.

Sembrava dormire e spero solo,non avrebbe mai sentito ciò di cui le stavo per parlare.

Le strinsi la mano,aspettai che reagisse alla mia stretta ma non fu così.

Tirai un sospiro e incominciai: «hai ragione a prendertela con me anche per la più stupida delle cose perché, penso che tutto sia semplice e liscio come l'olio anche se in realtà,non lo è affatto.» ripresi fiato e continuai.
«Sono l'essere più spregevole e stronzo che tu abbia mai incontrato.» continuai,poggiando la testa sulla sua pancia,iniziando a piangere.

«Ma non riesco a stare senza di te,mi spiace. Sei e sarai la donna della mia vita e non ti ringrazierò mai abbastanza per essere tornata da me,come se non ci fosse mai stato niente tra noi. Perdonami amore mio,per tutto questo male che ti faccio.» alzai lo sguardo,riguardandola per l'ennesima volta,accennando un sorriso.

«Scusami,ma non posso farci nulla,son fatto così. Ti amo bambola,ora e per sempre.»

spazio autrice

mi immagino già la scena e piango,sono troppo carini😭😭😭

ci vediamo al prossimo capitolo,baciiii

@/gionatabbst su ig

troublebutch te lo dedico 🌚

BACK IN TIME • sfera ebbastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora