ventidue

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Elisa's point of view

Vi ricordate quando dissi di voler chiamare Rebecca per fare una discussione tra amiche? Magicamente diventammo un trio,perché il signorino Charlie aveva deciso di intromettersi nelle mie discussioni.

Infatti lo lasciai intromettersi come se nulla fosse. Il mio obiettivo,se non altro,era quello di ricordargli quanto fosse coglione il suo socio,e non appena i due sentirono pronunciare la frase 'probabilmente lo stronzo mi ha tradito' li non ci videro più.

Però un lato positivo,in tutto questo,c'era: la coppietta mi adorava e sicuramente,avrebbero fatto di tutto pur di vedermi felice.

Ad occhio e croce erano passati quasi tre mesi da quando io e Gionata ci siamo incontrati e forse,era meglio non averlo mai visto.
Mi faceva solo del male ed io,come una stupida me lo facevo fare.

Ma come dissi in ospedale a mia madre,lo amavo più della mia vita e non potevo farci niente: ero innamorata persa.

Rebecca andò via ed io,scesi giù in salotto trovando mamma intenta a fare le pulizie. Mi sentivo una giraffa con quel collare fastidiosissimo ma in compenso vedevo le cose da una prospettiva diversa.

Non appena mia madre mi vide mi sorrise come per rassicurarmi. «Come va amore?» si spostò per farmi un po di spazio sul divano,battendola sul posto,«potrei star meglio» risi, «ma non mi lamento. Poteva andarmi molto peggio!»

Incominciammo a blaterare cose senza senzo e l'unica cosa che ricordo perfettamente non è altro che l'incitarmi ad uscire non appena fossi guarita,dato che per lei vivevo la vita di una carcerata.

«Dammi l'auto che devo fare una cos-» i miei occhi si spalancarono non appena la vidi alzarsi e puntarmi un dito contro. «Ma ti sei per caso rincoglionita? Vuoi uscire a farti in giri in auto come se niente fosse?» disse urlando,provocando degli sbuffi sonori da parte mia.

Lo tolsi,stiracchiando il collo all'indietro. «Vedi? È tutto apposto.» la rassicurai,ma in realtà mi faceva un male tremendo.

I ricordi di quel giorno erano ancora vividi nella mia mente e in un certo senso avevo ancora paura ad uscire di casa sola... Ma non poteva durare in eterno,nonostante siano passati solo due giorni.

Dopo vari tentativi mia madre si riuscì a convincere,in un certo senso,e mi diede il via libera per prendere la sua auto.

Fortunatamente,nella mia amata borsa nera avevo ancora quelle sigarette rimaste da non so quanto tempo. Così ne presi una ed incominciai a fumare.

Milano sembrava monotona ai miei occhi: tutto troppo grigio,uniforme e serio. Se ti facevano del male,urlavi o chiedevi aiuto e ti trovavi in una strada,per terra con un forte bisogno di aiuto,i passanti preferivano guardarti piuttosto che aiutarti.

Invece Cinisello non era per niente così anzi,era tutto il contrario. Abbiamo tutti assodato,in un modo o nell'altro che non è uno dei migliori quartieri al mondo ma per me è casa,è dove ho incontrato persone stupende e dove ho vissuto vicende altrettanto stupende. Tutti si conoscevano fra loro e se avessi avuto bisogno di aiuto,come me chiunque altro ovviamente,nessuno si sarebbe tirato indietro.

Uscii da Milano ed imbarcai la strada che mi avrebbe portato ancora una volta a casa mia. Arrivai in breve tempo.

Parcheggiai l'auto vicino la mia vecchia casa e scesi. Incominciai a camminare quasi come se fossi senza meta,staccando il cellulare. Anche senza volerlo,sapevo dove dirigermi.

Non appena arrivai a destinazione vidi ciò che,probabilmente avevo desiderato di vedere: tutti i miei vecchi amici erano li,riuniti vicino a quel vecchio muretto a ridere e scherzare.

'Chissà se si ricordano ancora di me.' pensai.

Mi avvicinai a passo lento sperando che fossero loro ad accorgersi di me. Ad un certo punto una figura maschile,minuta con della barba incolta in viso,fece cenno alla sua,probabile ragazza di girarsi verso di me. Ma a farlo non fu solo lei,ma il resto del gruppo.

Alzai velocemente gli occhiali da sole dal mio viso mettendoli sulla mia testa: la scena fu proprio come quella di anni precedenti,quando ritornai da Londra solo che questa volta,andai io incontro a loro.

Le mie due,ormai ex migliori amiche,se così le si può definire,mi abbracciarono così forte che per un momento mi risentii in famiglia,come i vecchi tempi.

«Ma cosa hai fatto a 'sto collo,eh? Quante cose devi raccontarci,scema!» mi disse Federica,stringendomi la mano.

Ci sedemmo sul muretto raccontandoci tutto ciò che non ci eravamo mai dette fin'ora.

Ma ad interrompere la mia felicità fu lei che,con quel sorrisino sghembo,venne a salutare tutti,compresa me.

Tutti si accorsero del mutamento della mia espressione facciale. Se avessi potuto,l'avrei uccisa,senza pensarci due volte.

«È proprio inutile avere istinti omicida con lei quando sai benissimo anche tu,di aver avuto i suoi stessi atteggiamenti.» canzonò Riccardo,ricordando vecchi avvenimenti.

spazio autrice

eh eh eh! Elisa ma che fai danno? adesso verranno fuori cose a galla mai viste e sentite prima! non posso dirvi nient'altro,mi dispiace!

passate sul mio profilo a leggere i miei lavori 😊

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