dieci

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Elisa's point of view

La foto,alla fine arrivò a Rebecca e lei incominciò a sclerare inviandomi più di una decina di registrazioni vocali. Ovviamente Gionata non capiva chi fosse Rebecca ma non appena spiegai che lei era diventata la mia migliore amica da più di un anno a questa parte,il viso cambiò espressione,letteralmente.

Era ovvio che avesse cambiato espressione facciale,di certo non potevo aver continuato a frequentare la troia.

Non seppi spiegare se era una bella espressione,magari era brutta per lui e stranita per me... Diciamo che era molto ambigua.

Casa sua era davvero grande: il colore dominante era il bianco,anche se mi sarei immaginata più viola o rosso in giro,conoscendo i suoi gusti. Inoltre lo stile era moderno e non era di certo una casa disordinata. Ma era ovvio che quella pulizia non era opera sua.

«Tu non me la racconti giusta...» dissi,togliendomi le scarpe per la trilionesima volta in quell'arco di tempo,a causa della scomodità e stanchezza. Mi avvicinai al tavolo rotondo,sempre bianco,e vidi che potevi perfino specchiarti di quanto era pulito.

«Deduco sia opera di tua madre questo scintillio in tutta la casa,vero?» risi e lui seguì la mia risata. «Eh,purtroppo hai scoperto il mio segreto!»

Passammo una bella mezzoretta a cazzeggiare in giro per casa ed infine si scusò con me per aver avuto comportamenti rudi e bruschi davanti la discoteca. Ma intuii che oltre le scuse,c'era qualcos'altro; il silenzio cadde nuovamente ed io di certo non potevo starmene zitta.

Mi presi di coraggio ed incominciai: «Ma non dovevi accompagnarmi a casa te? Credevo avessi bisogno di riflettere.» rimasi nel vago,cercando di non fare pressione su questa cosa. Era ovvio che io non volessi tornare a casa nonostante mi fossero state dette quelle parole ma volevo sentirmi dire da lui che,nonostante tutto questo tempo passato,la scintilla fosse rimasta sempre accesa.

«Riflettere per cosa? Le azioni parlano da se. Ed io non credo sia un caso se ci siamo rincontrati.» si piegò,sostenendo il peso sulle sue ginocchia. Il suo sguardo mi penetrava a fondo,sembrava leggermi dentro ed io,glielo stavo concedendo.

Le sue mani accarezzavano le mie cosce delicatamente,provocandomi alcuni brividi. Gli sorrisi.

«Il destino ci riserva delle cose assurd-»
«Il destino ce lo creiamo noi: il fato non esiste,è solo una cosa immaginaria.» disse con fare filosofico: questo Gionata mi spaventava,giuro.
«Ah,se lo dici tu! Filosofia portalo via!» risi.

Si alzò e si buttò sopra di me,baciandomi: questa volta la situazione sarebbe andata oltre,me lo sentivo.

Ma avrei impedito che qualcos'altro accadesse. In quel momento ero in bilico tra la ragione ed il sentimento: la prima era incazzata con me,non giustificava i baci dati; la seconda era facilmente trascinabile tanto che,se non avesse ascoltato la prima solo per un po,chissà dove mi avrebbe portato.

Le sue possenti mani cingevano i miei fianchi con fare sicuro mentre la bocca si strusciava esperta tra la mia mascella e il mio collo,facendomi sospirare di tanto in tanto.

Il clima era particolarmente spinto date le circostanze che si erano venute a creare,ma lo scopo io lo conoscevo già,purtroppo.

Pian piano le mani scendevano stringendo le mie cosce saldamente, facendomele attaccare al suo bacino, infine.

Ma un rumore catturò la nostra attenzione: la serratura della porta.

La porta magicamente,si aprì e ai nostri occhi si mostrò la figura di una ragazza alta,magra con dei capelli mori,lisci e lunghi vestita in modo semplice.

La sua faccia era evidentemente sconvolta,tanto da dire solamente: «saresti?»

spazio autrice

come da copione,il capitolo è arrivato e mi scuso ancora per non aver pubblicato in questi tre giorni.

il capitolo è abbastanza corto ma molto importante perché Flavia li ha beccati!

mi raccomando,votate e soprattutto commentate.

alla prossima 😘

@/gionatabbst su ig

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