Apollodo

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ATTENZIONE A TUTTI, SPOILER DI OGNI TIPO RIGUARDO LE SFIDE DI APOLLO: LA PROFEZIA OSCURA
Okay, so che dovevo anche scrivere le vostre, ma prima dovevo togliermi l'ispirazione dalla testa che invece non si è tolta affatto (forse scriverò una ff a capitoli su PJ, ma devo ancora vedere lol)
Quindi niente, posto ora questo e dopo penserò anche alle altre.
Spero vi piacerà gne

-🌸-

Fandom: Le Sfide di Apollo
Personaggi: Apollo e Commodo
Rating: Rosso
Categoria: What if?

-🌸-

Stavo girando in tondo per la cella, maledicendo in qualunque lingua Zeus.

Perché non aveva lasciato che riprendessi non dico definitivamente, ma almeno temporaneamente i poteri in modo da poter fuggire? Ora ero lì, nelle mani di un mio ex che probabilmente mi avrebbe fatto cose ben poco piacevoli.

Credevo di averla già pagata abbastanza per aver disubbidito ai suoi ordini, ma evidentemente lui non era della stessa idea.

L'unica consolazione era che ero stato catturato solo io; Meg e il suo mostriciattolo anche detto Pesca erano riusciti a fuggire.

Sentii la serratura della porta scattare, così mi girai verso di essa, sperando di vedere qualche faccia amica.

Purtroppo non era la mia giornata fortunata.

Commodo entrò, facendosi chiudere a chiave la porta alle sue spalle?

Restammo un momento a fissarci. Cercai di non dare a vedere la mia agitazione, anche se sentivo il cuore uscirmi dal petto.

《Finalmente, dopo millenni, sei di nuovo mio, Apollo. Devo dire che avrei preferito averti qui con delle sembianze più divine di queste》 disse squadrandomi.

《Prenditela con Zeus, non con me》

《Mi va bene anche così, almeno per te sarà più umiliante》

Aveva appena riassunto l'idea che aveva avuto Zeus.

Commodo mi si avvicinò e io d'istinto arretrai, arrivando con le spalle al muro. L'uomo avanzò fino a pararsi davanti a me e mi sollevò di peso prendendomi per la maglia. Come se pesassi come una piuma mi sbatté sul letto della cella, strappandomi un urlo.

Mi salì sopra, inchiodandomi al giaciglio. Cercai di nascondere la paura, ma avevo l'impressione di non starci riuscendo minimamente.

《Prima di renderti partecipe dei nostri piani credo proprio che mi prenderò una piccola rivincita》 disse con malvagità e malizia nello sguardo che non promettevano niente di buono.

Lo vidi iniziare a spogliarsi, facendomi ricordare i motivi per cui lui in particolare mi aveva affascinato.

Solo quando lo vidi togliere i pantaloni a me capii cos'aveva in mente.

《No!》 esclamai cercando di divincolarmi e sfuggirgli.

Se fossi stato un dio probabilmente sarei riuscito nell'intento, ma Zeus evidentemente non intendeva sottrarmi a quella tortura.

Era sicuramente sul suo maledetto trono con i pop corn a godersi la scena, ci avrei scommesso il mio arco.

Dimostrando invece che io di poteri divini non ne avevo, Commodo come se niente fosse mi prese con una mano entrambe le mie mani e me le inchiodò sopra la testa contro il letto. Con la mano libera mi sfilò anche l'intimi, lasciandomi nudo dalla vita in giù davanti a lui.

Lo vidi sorridere malefico, poi con un unico, secco movimento si spinse dentro di me.

Vi dirò, nella mia lunga vita da dio non ero mai stato sotto in un rapporto con un ragazzo. Quando ero io a stare sopra però mi impegnavo sempre a limitare il dolore iniziale di ogni rapporto.

Mi sentii una brava persona ad averlo sempre fatto e fui felice per loro, perché senza preparazione e senza delicatezza quando non lo hai mai fatto stando sotto il dolore era indescrivibile.

Urlai di dolore, senza neanche provare ad impedirmelo. Mi sentivo spaccato in due.

Commodo restò fermo per un minuto buono, non saprei dire se per pietà o se quel particolare urlo gli era piaciuto. Grazie a quel minuto riuscii a riprendermi un minimo, ma non abbastanza da non urlare di nuovo quando, senza preavviso, iniziò a muoversi dentro di me.

Non credevo potesse esistere un simile livello di dolore.

Faceva male. Tremendamente male.

《Immagina un dolore simile, ma non dfisico, emotivo. È questo che si prova quando vieni tradito da una persona a cui tieni》

Quelle parole facevano ancora più male.

《I-Io a-avre...》 cercai di dire, ma la violenza con cui mi stava colpendo mi impediva di parlare o anche solo di ragionare correttamente.

Commodo si fermò, il suo membro totalmente dentro di me.

《Cos'è che stavi dicendo, Apollo?》 disse quasi sibilando.

《Commodo... Io... io ti amavo, non avrei mai voluto farti una cosa del genere, ma tu stavi esagerando... Non hai idea di quanto abbia sofferto anche io per questo...》 dissi con le lacrime agli occhi. Non avrei saputo dire se era per il dolore o per la tristezza.

Commodo riprese subito i, suo lavoro, ma stavolta ci andò un pochino più piano, facendomi urlare molto meno. Concluse poco dopo, riversandosi in me e facendomi gemere.

L'uomo uscì dal mio corpo e mi lasciò andare i polsi, per poi rivestirsi.

《Non credere che io ti abbia perdonato, Apollo. Questo non è che l'inizio》 disse guardandomi, per poi andarsene, lasciando me e il dolore soli.

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