"Questa vacanza è stata... come posso dire? 'Interessante' potrebbe andare bene." Decise Phil appena rientrarono in camera al collegio. Era tarda sera ed erano appena tornati indietro dalla casa degli Howell, non prima di essersi assicurati che Adrian sarebbe stato zitto. Entrambi si lasciarono cadere sui proprio letto, Dan lanciò le borse sul pavimento sospirando. Gli passarono davanti le immagini del giorno di Natale. Phil aveva rischiato di morire. Phil può morire. Che sia per colpa di una malattia o di vecchiaia, può morire. È mortale e vulnerabile. Se gli succedesse qualcosa potrebbe lasciare questo mondo senza più ritornarci. Se ne andrebbe, per sempre. E Dan rimarrebbe qui, da solo, per sempre. Gli faceva male lo stomaco. Magari Adrian aveva ragione, magari tutti gli Optimi avevano ragione. Gli umani e gli Optimi non sono fatti per stare insieme. Se fosse così, anche gli umani sarebbero immortali, ma non lo sono. E a dirla tutta, Phil è in pericolo ogni volta che si trova con Dan, specialmente ora che Adrian ha scoperto tutto. Se lo dovesse scoprire anche sua madre, non esisterebbe a mandare un gruppo di Optimi per uccidere Phil. Non è sicuro. Dan si morse il labbro e si girò verso il suo ragazzo, sembrava esausto, stanco di tutto. Dan si sentiva in colpa, lo stava mettendo in pericolo. Se morisse, la sua famiglia sarebbe a pezzi. Phil era così attaccato ai suoi famigliari, il giorno dopo sarebbe andato a visitarli. Dan era piuttosto sicuro di poter sopravvivere alcuni giorni senza di lui, ma non rendeva migliore la situazione. Phil si stiracchiò e rivolse lo sguardo verso il castano.
"A cosa stai pensando?" Chiese con voce assonnata, subito seguito da uno sbadiglio. Si stropicciò gli occhi e sorrise al suo ragazzo. Dan guardò in basso e si morse ancora di più il labbro. Doveva prendere una decisione, non voleva mettere Phil in pericolo. Qualcosa però gli stava impedendo di dire quelle parole, dobbiamo lasciarci. No, non riusciva a dirlo. Si schiarì la gola e guardò Phil con sguardo colpevole. Non riusciva ancora, non poteva lasciarlo.
"A niente." Mentì con un sorriso. "Sono solo felice di essere tornato qui.""Mi mancherai mentre sarò via." Disse il maggiore dal nulla. Dan non capí che stesse parlando di andare a visitare i suoi genitori e pensò che stesse parlando di quando sarà morto.
"Per favore, non dirlo." Lo pregò sotto voce rigirandosi nel letto. "Non ci voglio pensare."
"Dan, me ne vado domani e poi non sarà così terribile." Phil sorrise ignaro dei pensieri del suo ragazzo. "Potrebbe andare peggio."
"Domani?! No, non potrebbe andare peggio di così!" Esclamò Dan. Si sedette e fissò il maggiore con delle lacrime agli occhi. Saltò fuori dal letto e abbracciò Phil. "Non voglio andare avanti senza di te, non sopravviverò. Ti amo!"
"Wow, Dan." Phil era un po' sorpreso. Dan sapeva che non ce l'avrebbe fatta senza di lui, non poteva lasciarlo anche se avrebbe significato mettere entrambi in pericolo. E magari potrebbe sembrare egoista, ma non poteva farlo, non poteva far del male a Phil. "Possiamo chiamarci su Skype, non essere così disperato."
"S-Skype?" Balbettò Dan, alzando lo sguardo pieno di lacrime. Cosa intendeva Phil? Skype? Negli inferi? Questa gli era nuova.
"E poi sto via solo due giorni." Ridacchiò asciugando le lacrime del più piccolo. "Perché piangi?"
"C-cosa?" Mormorò il castano. D'improvviso capì di cosa stesse parlando Phil. "Oh... vai a visitare la tua famiglia. Uhm, si. Possiamo.. chiamarci su Skype." Dan tossì e sciolse l'abbraccio, si schiarì la gola e rimase a fissare il pavimento.
"Che cosa stavi pensando?" Phil sorrise e gli accarezzò la guancia. "Devi smetterla di pensare troppo a queste cose, dio."
"Scusa, hai ragione." Dan sospirò e si sedette accanto a Phil appoggiando la testa sulla sua spalla. "Sono proprio un-"
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Libertas Volandi (Phan) [Italian Translation]
Hayran KurguPhil Lester odia il suo collegio. Odia il fatto che non abbia amici e che venga costantemente bullizzato. Odia che tutti gli ridano alle spalle, o che lo chiamino con certi nomignoli. E odia assolutamente il suo nuovo compagno di stanza. Dan Howell...