Ho sognato il mio capo, ma che cavolo mi prende, non è da me, Rebby dice che oggi sono più carina e curata del solito, nego dandole della sciocca, ma effettivamente mi sono truccata con più cura, ho indossato un paio di jeans eleganti che mettono in risalto il mio sedere, ed una camicetta color fumo giusto per far notare al mondo, a Leo, mi corregge il mio invasivo subconscio, che ho gli occhi grigi.
Appena entrò in ufficio so che avrò un randevous con il capo, per il lavoro di ieri.
È di fatto dopo mezz'ora che sono seduta sento bussare alla porta, che lascio sempre aperta, alzo gli occhi e vedo Leo.
Sempre bellissimo, un tocco particolare con la giacca di pelle, ed i capelli lunghi, non lunghi fino al fondoschiena, ma quella bellissima lunghezza che chiede solo di essere toccata.
Sfodero un sorriso a 36 denti, contegno Viky, si avvicina e si siede nella poltrona libera difronte a me, non alza gli occhi dal manoscritto, sono tornata ad essere la persona invisibile che sono sempre stata, va beh, dovrei esserne abituata.
Acquisisco pure io l'aria professionale e seria, come dovrei essere del resto.
Disquisiamo a lungo dei fogli che tiene tra le mani.
"Non lo so, tu che emozioni hai provato leggendo ?" Mi chiede infine incontrando per un istante i miei occhi, appena prima che io li riporti sulla carta scritta.
"Gioia, ho riso molto per l'ironia della scrittrice, mi sono innamorata del personaggio maschile come la protagonista, ed ho pianto quando si sono lasciati." Concludo spostando i capelli da una parte all'altra.
Leo non dice nulla, non voglio alzare lo sguardo, mi sento messa a nudo parlare delle mie emozioni.
"Dovresti sorridere di più, da luce ai tuoi occhi chiari" lo dice sottovoce, alzo lo sguardo con un sorrisetto.
Si è accorto che ho gli occhi chiari quindi, mi sento avvampare improvvisamente, anche lui alza gli occhi, mi guarda per un attimo.
"Citavo lo scrittore," dice divertito.
Oh cazzo, no, mi sono resa ridicola, non voglio fare la figura della ragazzina con una cotta, cerco di ricompormi, ma sono terribilmente paonazza.
"Si, è carino ricordare quella frase, dolce, si," ok, se mi lancio dalla finestra forse ho una via di fuga, che orrore.
Finge un colpo di tosse per mascherare una risata.
"Si sta per caso beffando di me?" Chiedo indignata è rossa come un peperone.
"No, solo della tua reazione," ride fragorosamente.
Basta, devo uscire da questa conversazione, ha avuto poco tatto, ed io sono stata così inopportuna, devo rimuginare in un posto sicuro su tutta la questione, ma ora, devo solo uscire da qui.
"Mi scusi, devo assentarmi per cinque minuti," dico alzandomi di slancio e trottando verso la porta.
Non faccio in tempo a sorpassarlo, mi blocca prendendomi per un polso.
Lo guardò esterrefatta, ha smesso di ridere, ora è serio, il rossore per la risata si nota ancora sulle sue gote.
"Hai degli occhi bellissimi, veramente," dice tutto d'un fiato.
Sono così risentita da ciò che è appena successo che non trattengo la lingua tagliente.
"Shakespeare giusto?" Chiedo sottraendo la mano alla sua presa, ho un espressione da sfida, mi prenderei a sberle da sola, mi volto e proseguo per la mia strada.
Passo svelta ignorando gli sguardi dei colleghi, fanculo pure a loro, mi fiondo in bagno e chiudo la porta alle mie spalle appoggiandomici contro con la schiena, devo riprendere fiato, che cosa mi è preso?
Perché mi sono indignata tanto, mi sono resa ridicola, ed ora dovrò pure tornare in qiell'ifficio dove c'è lui, no, non voglio vederlo, che cavolo, si è preso beffa di me, delle mie reazioni.
Ok, basta fare la bambina, ora mi rinfresco, mi do un tono e ritorno la persona razionale che ero prima di Leo.
Un respiro profondo e via, cammino a testa alta, i miei tacchi risuonano sul pavimento, arrivo nel mio ufficio, sono spavalda, basta sciocchezze ed ammiccamenti, ora sono professionale e ferma sulla mia posizione.
Mi siedo in poltrona, so di avere i suoi occhi addosso, non mi importa nulla, guarda mi se vuoi.
Riafferro il manoscritto tra le mani, appunto due cose sulle pagine e sottolineo la frase che ha appena citato Leo.
La farò redimere sicuramente.
Non dice una parola, mi fissa stupefatto.
Emette un colpo di tosse per attirare la mia attenzione, ok, che cavolo vuole, ora lo rimetto al suo posto.
Alzo il capo tenendo gli occhi chiusi, mi massaggio le tempie per raccogliere le idee.
"Bene, io ritengo che lo scritto sia valido, che si dovrebbe pubblicare e pubblicizzare, forse con qualche taglio."
Gli giro il manoscritto.
"La parte sottolineata," quella che ha citato, non lascio trasparire nulla dalla mia espressione, fredda e professionale.
"Da molto opero in questo campo, lavoro più di tutti, faccio più ore, leggo più manoscritti, ne pubblico quelli che ritengo idonei e non ho mai fallito, la mia opinione qui è molto importante." Sottolineo forse con un po' troppa enfasi, visto che ho battuto le mani sul tavolo facendo sobbalzare Leo.
Fingo indifferenza, apro le email per distrarmi da lui, non devo guardarlo, la sua reazione non ha importanza.
"Lo pubblicheremo allora, se ci tiene così tanto, ma," si alza e viene dalla mia parte di scrivania.
Non così vicino.
"La frase resta," dice facendomi girare e chinandosi verso di me.
Ha tra le mani i braccioli della mia poltrona girevole, sono praticamente in trappola, lo guardò in faccia, mi sembra l'unico gesto che faccia intendere che sono capardbia.
Maledizione, è talmente bello.
"Ed i tuoi occhi, sono veramente bellissimi," mi dice guardandomi dritto in faccia.
Sono senza fiato, ufficialmente.
Stacca le mani dalla mia poltrona, si ricompone pure lui, esce sicuro di se, lasciandomi così sospesa tra un respiro e l'altro.
Ma che, cosa è appena, successo, il capo ci ha appena provato con me in modo spudorato. Non ci posso credere, mi corrisponde, è una cosa assurda, mi stava, così vicino, le sue labbra sono così carnose, ed il profumo, divino.Buonasera, penso che ormai avrete capito il mio non uso dei nomi originali.
In ogni caso, con Leo, mi riferisco a Luca. Buona lettura.
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Sooner or later you
Fiksi PenggemarInnamorata persa di questi due ragazzi, mi trovavo in questa situazione anni fa, in cui la scelta era un optional, la scuola ed i compiti un presente di sfondo alla mia vita amorosa, di cui loro ne decantavano le note... Un mese fa, li ho incontrati...