Dylan:
La forchetta mi cada di mano, per la prima volta nella mia vita non ho fame, o meglio, mi è passata, ma aspetta, non è possibile, io e Luce, oddio, è incinta, cazzo.
La guardo con due occhi ad cervo che ha appena visto due fari di un camion, spero di non essere anche cornuto come il cervo.
Lei mi guarda ancora intontita, non so cosa fare, non capisco come devo reagire, cavoli, mia madre invece di insegnarmi come devo tenere in mano una forchetta doveva dirmi con dall'asilo come reagire in queste situazioni.
"Ok, amore, lasciamoli soli, mi gira la testa, vieni con me?"la voce di mia cognata sembra un suono così lontano, invece è qui seduta vicina.
Sento la mano di Leo sulla spalla, mi ha detto qualcosa, ma non ho ancora assorbito la situazione, figuriamoci se sento quello che mi dice.
Sento una porta in lontananza chiudersi di colpo, salto per un istante spaventato, Luce fa lo stesso, per un secondo soltanto volto lo sguardo, quando riporto gli occhi su di lei vedo che sta piangendo.
Questo mi fa scattare immediatamente, Luce non dovrebbe mai piangere, voglio che sia contenta, che rida e sia felice con me, la prendo subito tra le braccia ed il suo pianto diventa disperato, singhiozza senza sosta.
La cullo come posso tra le braccia, la sento cedere, quindi la sollevo da terra e la porto sul divano, la tengo attaccata a me, non so come calmarla, mi sento inutile è pieno di dubbi.
Perché piange?, non vuole il bambino, o forse il bambino non è mio?, oddio ora mi lascerà, no questo non posso sopportarlo ancora, devo trovare una soluzione per il casino che si è creato, non posso perderla, non ancora.
"Calmati amore, ti prego," le sussurro, Luce fa un piccolo cenno con il capo, tenta di prendere un respiro profondo.
"Andiamo per gradi ok?," le dico cercando di restare calmo.
È seduta sulle mie gambe, solo che ora finalmente mi guarda, dei goccioloni salati continuano imperterriti a scendere dalle sue iridi, ma per lo meno non singhiozza più.
"Di quanto sei in ritardo," le chiedo cercando di fare chiarezza.
"Due settimane, questo è il quattordicesimo giorno," rantola con la voce rauca.
Ok, significativo come ritardo direi, ma dove aveva la testa anche lei, perché non se ne è accorta prima.
"Non hai fatto caso alla, situazione, prima di oggi, dove avevi la testa?," le chiedo con tono leggermente irritato.
Lei si sposta dalle mie gambe e si mette sul divano, prende il suo viso tra le mani e vi nasconde i singhiozzi.
"Stavo male per te," bisbiglia.
Perfetto, ora mi sento uno stronzo, bene, potrei vincere il premio Nobel con questo titolo, allungò una mano per cercare di coccolarla, in cambio ricevo un pugno sul braccio, ben assestato pure, cazzo che male.
"Ma, è mio il bambino?, te lo chiedo, perché, sai non stiamo insieme da circa un mese, quindi...." ho anche la testa china, ti prego non dire che non è mio, ti prego non dire che sei stata con un altro, ti prego.
"Sei proprio stronzo," mi urla lei, ma che ho fatto ora, le sto solo chiedendo.
La guardo con uno sguardo perplesso, il suo viso tutto imbronciato guardandomi si addolcisce, gli ormoni le fanno male.
"Certo che è tuo, non ho visto nessuno nel periodo in cui, non ci siamo visti," espira sonoramente.
So che la spiegazione l'ha fornita per tranquillizzarmi, la amo troppo, voglio lei il bambino voglio tutto da lei e con lei.
La abbraccio improvvisamente sorprendendola, mi attacco a lei come un koala, stringo il suo corpo con le braccia e con le gambe, la bacio senza riuscire a smettere.
Lei risponde ai miei baci, e ride, una bellissima risata, è felice, ed a me scoppia il cuore di gioia.
"Quindi ora cosa dobbiamo fare?," le chiedo strofinando il mio naso con il suo.
"Dovrei fare un test, per conferma," sorride e lo dice come se fosse ovvio, per me non lo è affatto, tutta questa storia è completamente nuova, sto alle sue indicazioni.
"Ok, tu aspettami qui," le dico baciandola.
Mi alzo dal divano ed afferro le scarpe, le infilo velocemente, vado verso la porta prendendo il giubbotto ma Luce mi ferma.
"Dove vai?," mi chiede con sguardo interrogativo.
"A comprare il test," alzo le spalle per farle intendere che è una cosa ovvia.
Esco velocemente, fortuna che a Milano è quasi tutto aperto sempre, trovo facilmente una farmacia, entro e spiego alla farmacista cosa mi serve, mi dice che ne esistono vari tipi, è che dovrebbe farne più di uno per esse certi del risultato, non so quale sia meglio, faccio scegliere alla signorina, pago ed esco.
Ritorno a casa e trovo luce esattamente dove l'avevo lasciata, la prendo per mano e la conduco in camera.
Svuoto il contenuto del sacchetto sul letto, ne ho presi tre come suggeriva la farmacista.
"Ecco, li ho presi," dico con un sorriso.
Luce li prende e si avvia verso il bagno, perché va in bagno, la seguo lei mi fissa interdetta.
"Che c'è?," è ovvio, voglio essere partecipe, non voglio che si chiuda in bagno.
"Devo farci sopra pipì," mi informa.
Va bene, faccio un altro passo per seguirla ma la mia ragazza mi sbarra la strada.
"Dylan, aspettami in camera, non mi guardi male te faccio pipì," comanda decisa.
Alzo le mani arreso, chiude la porta del bagno ed io me ne torno in camera, mi siedo sul letto, poi mi sdraio, no, sono troppo nervoso, meglio che mi alzo, faccio su e giù, ma quanto ci vuole per fare pipì, sbuffo.
Donne, quanto sono complicate, non c'è nulla di imbarazzante nel fare pipì, poteva permettermi di entrare, vanno sempre in bagno in due poi...
Finalmente la porta si apre ed io mi giro di scatto, Luce regge in mano tutti e tre i test, lo sta fissando.
"Allora?," le chiedo con l'ansia in gola, voglio sapere anche io.
"Un attimo, sta uscendo il risultato," dice sedendosi sul letto e mettendo i test sulle gambe, mi inginocchio al suo fianco, li scruto a mia volta.
"Sono incinta," dice espirando e portandosi le mani nei capelli.
"Sei sicura?, non c'è scritto niente, solo due lineette rosa," le chiedo.
Ne prendo in mano uno è lo scrutò, ma dovevano fare complicato pure questo, non poteva apparire sì o no, sarebbero più comprensibili da noi uomini.
"È il segno che indica che sono incinta amore," mi spiega tranquillamente.
Tutti e tre lo stesso risultato, ok, quindi questo vuol dire che avremmo un bambino, va bene, gli potrei insegnare a suonare la chitarra, giocare a calcio, cavoli, all'inizio però non sarà divertente, un esserino tutto pannolino cacca e pappine, cosa che solo lei troverà adorabile.
Hey, aspetta, questo stronzetto le succhierà le tette, sono quasi invidioso, Luce mi prende il volto tra le mani, mi risveglio da un sogno ad occhi aperti.
"A che cosa stai pensando," mi chiede dolcemente.
Divento rosso per il mio pensiero, non posso mentirle però, anche perché lei se ne accorgerebbe subito, ormai ha capito che pensavo qualcosa di scandaloso.
"Che è fortunato questo stronzetto," le dico, subito fa la faccia storta, appuntiamoci di non chiamare il bambino stronzetto di fronte alla mia ragazza, alza le spalle esortandomi a continuare.
"Ti succhierà le tette amore," strabuzzo pure gli occhi, cavoli se ha culo questo stron.... bambino, Luce ha un seno perfetto.
"Dylan, con tutti le cose che potevi pensare hai scelto questa," dice scoppiando a ridere, mi afferra per la maglietta e mi tira sopra di lei, "ti amo."
La bacio con passione ancora ed ancora, fin quando la spoglio e la faccio mia, amo prendermi in lei, amo lei come non mai.La luce del sole filtra dalla finestra, Luce si muove nel letto e mi cerca, la abbraccio per tranquillizzarla, faccio ordine mentalmente, ora, lo diremo sicuramente a Leo e Victoria, poi, beh il poi me lo dovranno spiegare.
"Ragazzi, dove siete?," una voce prende vita dal corridoio.
Conosco questa voce, cazzo, mia mamma, lo dovrò dire anche a lei.
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Sooner or later you
FanfictionInnamorata persa di questi due ragazzi, mi trovavo in questa situazione anni fa, in cui la scelta era un optional, la scuola ed i compiti un presente di sfondo alla mia vita amorosa, di cui loro ne decantavano le note... Un mese fa, li ho incontrati...