Occhi

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Questo fine settimana lavorativa è estenuante, una riunione dietro l'altra, tutto per il libro di Luce, sara una favola e ci porterà un enorme guadagno.
Sono china su un Block notes per prendere appunti, accidenti, stamattina non riesco nell'intento di concentrarmi, la testa mi vortica, ed ho un sacco di cose da organizzare per il matrimonio.
Luce e Dylan sicuramente avranno fatto pace, Leo mi ha confidato di averli pizzicati mentre si sbaciucchiavano molto animatamente, spero che il mio piano per unirli abbia funzionato.
Il mio fidanzato sta tenendo un discorso fittissimo di calcoli, bilanci, ecc. non sono mai stata incline alla matematica, da sempre ho preferito la letteratura, ma se si parla di lavoro devo farmela piacere ed eccellere.
Cavoli che capogiri, porto una mano alla testa, sopprimo un gemito di dolore, un delegato in giacca e cravatta mi indica con la mano spostando l'attenzione di tutti su di me, proprio ora che mi serviva un attimo, dannazione.
"Signorina," mi esorta un secondo ad intervenire.
"Si," dico alzandomi in piedi, mi sorreggo al tavolo per cercare stabilità.
Leo se ne accorge, mi fissa preoccupato, lo vedo in ansia sulla poltrona, vuole intervenire, gli faccio segno che va tutto bene.
Partono le diapositive, con loro il mio discorso, sto sempre più male, no, no, non l'influenza.
Termino con fatica di parlare, spero solo che non mi facciano domande, ho bisogno di sedermi, sento le gambe molto molli.
"Avrei una domanda," dice un tizio che non riesco a collocare, mi si è annebbiata la vista.
"Scusate, credo che devo svenire," dico biascicando, e bam.
Vado a terra, sento il pavimento battere contro la mia testa, la voce del mio fidanzato che mi chiama, ma non riesco a proferire parola, neppure ad aprire gli occhi.
Credo che qualcuno mi abbia sollevata e spostata, non so bene dove mi trovo, ho rovinato un importantissima riunione, dovevo accorgermene subito e sedermi, oppure restare in hotel.

Riapro gli occhi con fatica, Leo va su e giù per la camera facendo telefonate, una dietro l'altra, non so precisamente chi stia chiamando.
Un dolore lancinante alla testa mi ricorda che ho fatto una brutta caduta, emetto un mormorio doloroso.
Leo mi guarda subito e viene vicino a me, siamo nella stanza dell'hotel, mi accarezza dolcemente il volto, temo proprio di aver preso una brutta influenza.
"Scusa, ho rovinato la riunione," mormorò con molta fatica.
Il mio ragazzo scuote la testa e mi bacia dolcemente sulle labbra, ha un espressione molto criptica, non capisco se è arrabbiato.
"Non hai rovinato niente, il dottore ha detto che lo svenimento potrebbe essere causato dallo stress, dispiace a me di averti sovraccaricata in questo periodo," mi dice con aria avvilita.
"Credo sia influenza, non sono molto informa oggi," gli dico con voce stanca.
"In ogni caso torniamo a casa, non voglio che stiamo lontani se stai male," ha un tono molto imperatori o, so che non potrò controbattere, quindi mi limito a fare fanno di si con la testa.
In pochi minuti mi trovo caricata in macchina ed avvolta in una coperta, Leo si mette subito al volante e partiamo in direzione di casa.
"Ciao Dylan, sono Leo," sta chiamando suo fratello con il telefono della macchina, quindi viva voce.
"Ciao fratellone che c'è?" Chiede tutto pimpante, la voce mi spacca i timpani, sono felice in ogni caso che sia felice, vuol dire che ha fatto centro con Luce.
"Stiamo tornando, Victoria non sta bene, quindi non farci trovare la casa sottosopra gentilmente," lo ammonisce.
"Mmmm, va bene fratellone, auguri e figli maschi." Chiude la conversazione, perché avrà detto questa frase poi, Leo tutto ad un tratto mi guarda con occhi spalancati, che ha, sta male pure lui ora ..

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