CAPITOLO 24

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Spencer's POV

Vi è mai capitato di sentirvi come se la vostra vita sia stata messa in stand-by? Fai tutto quello che farebbe una normale persona con la differenza che lo fai come se il cervello fosse staccato dalla spina, quasi come un robottino privo di emozioni. Praticamente esisti soltanto, zero stati d'animo, zero mondo attorno a te. Ti senti svuotata di ogni cosa, come se sentissi la mancanza di un tutto, ma ormai non fai più caso a niente, la vita si è fermata e tu non ti accorgi di come ti passi davanti in un batter d'occhi, di come il giorno diventi notte, e di come dal tramonto si passi all'alba, un susseguirsi di giorni in cui non sembri neanche accorgerti di come il sole splenda nel cielo e tu lo paragoni ad un'eterna pioggia. Perché è così che è diventata la mia vita da quando ho sbattuto la porta in faccia a mia madre e mio fratello, penso ci siano cose che vadano fatte e basta, senza pensarci, impulsivamente. Perchè se poi ci ripensi è la fine per te ma soprattutto per coloro che ti stanno affianco. Le lezioni si susseguono lentamente e sembra che non il tempo scorra troppo lentamente, come se ogni ora sembri un giorno solo per amplificare la bolla di agonia in cui sei rinchiusa. Ormai anche la voce dei professori arriva ovattata alle mie orecchie, io non faccio altro che pensare a dove siano andati la mamma e Sean con i soldi e tutto l'occorrente che gli ho lasciato in macchina. Non mi interessa che quelli fossero i miei risparmi ottenuti lavorando come babysitter a Lucy, lavoro che tra l'altro ho anche abbandonato per via di tutta questa situazione, avevo già preventivato tutto, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui tutto nella mia vita sarebbe stato rotto e spazzato via da uno dei peggiori uragani...

"Signorina Miller, mi sente o no?" L'urlo furioso del professore sembra richiamarmi dal mio stato di trance e le risatine divertite dei miei compagni alimentano il mio iniziale imbarazzo, che adesso sembra essersi tramutato in rabbia che cerco di tenere a bada in un angolino polveroso del mio essere.

"S-si, mi scusi, mi ero un attimo distratta..." farfuglio scuotendo la testa e guadagnandomi un occhiataccia da parte dell'insegnante.

"E' la frase che continua a ripetere da quando sono nato, si risvegli!" sbotta infastidito.

Perciò...fatemi fare un calcolo approssimativo...continua a ripeterla dall'era del Paleolitico!

"Adesso è troppo Miller, se ne vada fuori e non si faccia più vedere pe il resto della giornata, sennò giuro che la faccio sospendere!" Grida fuori di sé, rosso in faccia per la rabbia. Tutta la classe ha gli occhi puntati sulla mia figura tremante e nessuno osa ridere più.

Cavolo, devo aver parlato a voce alta! Stupida, stupida, stupida Spencer!

Sotto lo sguardo attento e vigile dell'insegnante e della classe che mi guarda come il peggior rifiuto sociale che possa esistere, mi alzo facendo strusciare la sedia sul pavimento e mi precipito fuori dall'aula in punta di piedi, rossa dalla vergogna. I corridoi a quell'ora sono deserti, chiaro segno che io sono l'unica sfigata cacciata fuori dalla classe. Sistemo per bene lo zaino in spalla e mi avvio nel giardino della scuola verso una panchina isolata dal resto del mondo, tirando fuori Romeo e Giulietta, i libri sapranno come non farmi sentire sola... Dopo neanche cinque minuti di lettura alzo lo sguardo perché qualcosa attira stranamente la mia attenzione, o meglio qualcuno il cui sguardo sento bruciare addosso come la peggiore lava infernale.

Devin è là, con tutta la sua strafottenza, appoggiato al cofano della macchina a fissarmi intensamente e quasi lo sento sussurrare un "ciao", ma quello forse è la mia immaginazione... Non riesco a sopportare l'idea dei suoi occhi scuri che scrutano ogni centimetro della mia pelle, del mio cuore, della mia anima, mi sento troppo esposta e messa a nudo. Non intendo cedere a quell'intensità che come ha avuto il potere di uccidermi, potrebbe anche ricucire le ferite, per poi divertirsi a squarciarmi nuovamente il petto come se fosse un gioco senza fine, puro senso di odio. Distolgo lo sguardo riportandolo sul mio adorato libro, di cui non sto capendo nemmeno il significato di una singola parola. Non ci riesco. E' troppo sentirlo bruciare sulla pelle e immaginarlo anche solo vicino a me. Sento troppo calore all'interno del mio corpo, nonostante sia già Dicembre e una leggera arietta fresca attraversa Los Angeles. E' la prima sensazione che provo dopo giorni in cui mi sentivo persa, e con lui invece mi sento a casa, ma per il mio bene lo odierò. O forse farò solo finta di odiarlo, perché proprio non riesco ad essere offesa per le sue parole taglienti, nonostante mi abbiano fatto tanto male, hanno detto la verità cruda, e che talvolta, nonostante sia la cosa giusta, ti divora.

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