Un venerdì sera due settimanepiù tardi, Kyle e io eravamo sullasua Camaro, nel bel mezzo di unabufera di neve. Alla radio stavanotrasmettendo la nostra canzone:Lucky, di Jason Mraz. Lui era teso,gli occhi fissi sulla strada, mentregli abbaglianti dell'auto riuscivano amalapena a penetrare il fitto murodi neve. Stavamo percorrendolentamente una strada sterratavicino a casa, che conosceva comeil palmo della sua mano.«Che neve assurda, cavolo»,disse. «Non vedo niente e continuoa sbandare.»
«Forse è meglio accostare easpettare che si plachi», proposi.«No, non c'è pericolo. Siamoquasi arrivati. Andrò piano.»Alzai gli occhi al cielo, perchésapevo benissimo che non sisarebbe fermato per nulla almondo. Imboccammo una curva eKyle imprecò, mentre le ruoteposteriori perdevano aderenza.Guardai davanti a me e capii ilmotivo di tanto panico: un'enormefemmina di cervo era ferma inmezzo alla strada, gli occhiscintillanti, in cui si rifletteva la lucedei fanali, paralizzata e sempre piùgrande. Kyle imprecò di nuovo escalò la marcia, tentando diriprendere il controllo dell'auto, mala Camaro continuò a sbandare,prima di fare un testa coda.«Spostati, maledetta bestiaccia!»gridò mentre la macchina girava suse stessa, sempre più vicinaall'animale.La parte anteriore del veicolourtò violentemente contro la cerva.Urlai e mi aggrappai al cruscottomentre la bestia veniva sbalzataall'indietro e cadeva su un fianco.Kyle riuscì a fermare l'auto, mentrei fanali illuminavano il corpoimmobile al centro della strada e laneve scendeva a ricoprire ogni cosacon il suo manto candido. Eravamosenza fiato e lui stringeva il volantecosì forte che aveva le nocchebianche.
Feci un respiro profondo edespirai, poi guardai Kyle, chericambiò il mio sguardo, edentrambi scoppiammo in una risataisterica. Mi allungai verso di lui e glibuttai le braccia al collo, tremandocome una foglia, adesso che tuttoera finito e l'adrenalina era entratain circolo. Slacciai la cintura disicurezza e lo abbracciai. Lui tirò ilfreno a mano e mi strinse a sé.Scavalcai il vano portaoggetti e misedetti a cavalcioni su di lui. Kylemi prese il viso tra le mani e miattirò a sé, dandomi un bacioappassionato e profondo.Poi mi abbandonai, dimenticandoil resto. L'eccitazione mi scorrevanelle vene, infondendomiun'energia improvvisa einaspettata. Affondai le dita tra isuoi capelli, poi gli afferrai le spalle.Gli sfiorai il collo e infilai una manosotto la maglietta. Il calore dellasua pelle nuda mi tolse il fiato,mentre un brivido mi scuoteva dallatesta ai piedi.Le dita di Kyle si insinuaronosotto il mio cappotto e la magliettaa cercare il tepore della miaschiena. Mi inarcai, assaporai la sualingua e mi abbandonai, stordita,trasportata dalla corrente del suodesiderio. Sfiorai i suoi addominaliscolpiti e i rilievi compatti e lisci deisuoi pettorali.
Lui mi accarezzò ilventre, gli occhi erano aperti ecarichi di elettricità. Trattenni ilrespiro, sentendo le sue manirisalire lungo il mio stomaco, mimorsi un labbro e inspirai a fondo,quando le sue dita si chiuserointorno ai miei seni.I miei capezzoli si inturgidirono,anche attraverso il pizzo delreggiseno, e continuai a fissarlonegli occhi, implorandolo in silenziodi non smettere. Spostai il pesoall' indietro e appoggiai la schiena alvolante. Lui si fermò con le mani suimiei seni e mi accorsi che stavaesitando, travolto dalla voglia dispingersi oltre. Voleva sentirmi e ioaltrettanto. Mi piacevano le suemani sulla pelle, mi piaceva ilfremito che provavo nel corpo.Abbassai le spalline delreggiseno, una alla volta. Lui infilòle dita sotto l'orlo e lo abbassò,scoprendomi i seni. Ma c'eranoancora la maglietta e il cappottosbottonato a dividerci. Ilriscaldamento era al massimo enell' abitacolo l'atmosfera era ormairovente. Kyle aveva uno sguardolanguido, era chiaramentecombattuto tra ragione e desiderio.Provavo la stessa cosa. Volevoche accadesse. Subito. Lo volevocon tutta me stessa. Non miimportava nient'altro. Una voce, inun angolo remoto del mio cervello,mi ricordò la conversazione conBecca un paio di settimane prima.La ignorai. Le mani di Kyle mistavano sfiorando il ventre, ifianchi, il seno, che stavaesplorando con il palmo e la puntadelle dita.Mi liberai del cappotto, poi,prima di ripensarci, mi sfilai la Tshirt.Kyle restò senza fiato e unsorriso ebete gli illuminò il viso.«Oddio, quanto sei sexy», mormoròosservando la mia pelle chiara, icerchi più scuri delle areole e leestremità rosa dei capezzoli.Fui scossa da un brivido, mentreKyle li toccava.
Chiusi gli occhi inpreda all' agitazione, all' improvvisovulnerabile, combattuta tra pudoree piacere. Lo desideravo. Eragiusto, no? Era Kyle, il mio ragazzoe migliore amico, e lo amavo.L'ultimo pensiero mi travolsecome un'onda, togliendomi ilrespiro. Lo amo? Sul serio? Il miocuore palpitava ogni volta che erovicino a lui e il pensiero di starglilontana mi faceva paura. Eraamore, vero? Volevo stare semprecon lui, ogni singolo istante.«Vorrei averti nuda tra le miebraccia», disse accarezzandomi.L'eccitazione mi travolse.
Lovolevo anch'io. Ma in auto? In quelmomento? Stavo per parlare, ma luimi anticipò. «Non qui, però.»Provai quasi un dolore fisico,quando allontanò le mani dal miocorpo. Indossai di nuovo ilreggiseno ma non la maglietta. Losguardo di Kyle era penetrante,intenso.
«Anch'io ti voglio.»«Però vorrei fare le cose in modogiusto. Vorrei fosse speciale.»Sembrava che parlare gli costassefatica.Quelle parole mi sciolsero ilcuore; gli presi il viso tra le mani elo baciai. «È per questo che tiamo», sussurrai, senza pensarci.Lui si paralizzò, gli occhi sgranatifissi nei miei. «Cosa?»Mi morsi il labbro, temendo diessere stata precipitosa. «Io...»Abbassai lo sguardo, decisi chetanto valeva ammetterlo. «Ho dettoche è per questo che ti amo. Tiamo, Kyle.»Le sue mani mi sfiorarono laschiena, prima di posarsi sui fianchiin quel modo così familiare eincredibilmente sensuale. Di colpo,mi resi conto che amavo le suemani su di me e volevo che cirestassero per sempre. Le sue manisui miei fianchi, sopra la cintura deijeans a vita bassa, erano perfette.«Non ti dirò che ti amo anch'io»,disse, serio. «Non voglio che pensiche te lo dico soltanto perché me lohai detto tu. Però anche per me ècosì.»
Non ero sorpresa. «Davvero?»«Già.»Sorrisi e mi sporsi per dargli unaltro bacio. «Bene. Dovrestiproprio.»Lui rise. «Oh, puoi contarci.» Lesue mani risalirono lungo la vita eio mi inarcai, invitandolo adaccarezzarmi i seni. «E amosoprattutto queste. Mi piacciono daimpazzire.»Scoppiai a ridere. «Oh, davvero?Soprattutto queste? Solo queste? Miami solo per le mie tette?»«Mmmh.» Finse di pensarci su,poi scese fino al mio fondoschiena.«E anche per questo. Mi piace purequesto.»Misi le mani sotto la suamaglietta e gli strizzai i capezzoli,strappandogli un grido di protesta.«Non provarci più.»Rise e mi abbracciò, affondandoil viso tra i miei capelli.
«Ti prendoin giro, Nell. Ti amo perché sei tu.Per come sei.»Sollevai il viso e gli baciai lamandibola. «Lo so. Anch'io ti stavoprendendo in giro.»Con il riscaldamento spento,nell'abitacolo era diventato freddo eora avevo la pelle d'oca. Kyle se neaccorse e mi porse la maglietta,alzando il riscaldamento. Tornai sulsedile del passeggero e mi rivestii.
«Chissà se il cervo è morto»,disse Kyle.Sbirciai oltre il cofano,osservando la sagoma immobilenella neve. «Non si muove. Dici chedovremmo dare un'occhiata?»«Vado io. Tu resta qui.»«Non ci penso proprio! Vogliovedere anch'io.»
Lui scosse la testa, soffocandouna risata. Scendemmo dall'auto,affondando nella neve soffice eimpalpabile. I fiocchi si posarono sulmio naso e sui capelli, coprendomiin breve tempo di una leggeraspolverata bianca. Rabbrividii e miavvicinai a Kyle. Lui si fermò aqualche metro di distanza dallacerva, mi fece segno di restareferma e avanzò di un passo. Tra noiscese un silenzio carico di tensione,mentre il motore dell'autobrontolava alle nostre spalle e laluce dei fanali ci illuminavasquarciando la buia notte invernale.Lo osservai avvicinarsi concautela. Allungò la punta di unpiede per toccare il fiancodell'animale, assestandogli uncolpetto delicato. Niente. Mi sfuggìun sospiro. Kyle si avvicinò ancora,si chinò e tese una mano. Si voltòverso di me, sorpreso. «È ancoraviva. Respira.»
«Cosa facciamo? Non possiamolasciarla qui.»«Magari è svenuta, oppure èferita... non lo so, Nell.»In quel momento, la cervaritrasse una zampa, poi il suo fiancofu scosso da un fremito e dallenarici uscì uno sbuffo di vapore.Kyle fece un salto all'indietro,mentre la bestia si rialzava di scattoe si allontanava di qualche metro,per poi fermarsi e guardarci con gliocchi tristi e le orecchie frementi.Dopodiché con un balzo scomparve.
«Merda!» esclamò Kyletogliendosi la neve di dosso. «Mi haspaventato a morte.»Scoppiai a ridere così forte chedovetti aggrapparmi al suo braccio,per non cadere.Proseguimmo senza altriincidenti, entrambi assorti nei nostripensieri. Quando arrivammodavanti al vialetto di casa mia, nonrimasi a baciarlo come al solito. Orache avevo sperimentato sulla miapelle la forza travolgente deldesiderio, sapevo che non eroancora pronta. E nemmeno Kyle,probabilmente.

STAI LEGGENDO
Sei sempre stata mia
ChickLitNell ha sedici anni e fin da piccola è crescita con Kyle il suo miglior amico oltre che futuro ragazzo. Il loro amore è invincibile e sembra che sia pieno di speranze e promesse. Poi un giorno Kyle muore in un tragico incidente. Ora che Kyle non c'è...