Lei è sbalordita e spaventata dal fervore che legge nel mio
sguardo. «Colton, intendevo solo che...»
«Basta. Smettila subito. Certo, non avresti mai dovuto dare
confidenza a quell'imbecille, ma non ci sono scuse per ciò che ha fatto.»
La attiro a me.
Lei oppone resistenza. «Adesso ti faccio paura?» le domando per cambiare argomento.
«Un po'. Eri... spaventoso. L'hai ridotto a pezzi. Anche dopo che ti ha colpito. E io l'ho visto in azione.»
«In televisione?»
«No. Incontri clandestini. Quelli di cui parlava il tuo amico. A Harlem.»
«Sei andata a quegli incontri?»
Sono senza parole.
Sbalordito.
Orripilato.
Sono combattimenti brutali, violenti, feroci.
Uomini pieni di rabbia e senz'anima che si annientano a vicenda.
Ne so qualcosa.
«Sì. Ma non mi sono piaciuti granché.»
«Lo spero proprio. Sono per gente malata.» Tento di mantenere un tono neutro.
Ma lei ha capito benissimo, glielo leggo in faccia. «Li hai fatti anche tu.»
«Molto tempo fa.»
«Perché?» La sua voce è appena un bisbiglio.
«Questo fa parte del nostro patto, tesoro.»
Lei rabbrividisce. «Non chiamarmi tesoro.»
Lo dice piano, ma
avverto il suo dolore.
«Scusami.»
«Non importa. È solo che Dan...»
«Lo so. Ho sentito.»
Indietreggio di un passo e la guardo negli occhi. «Non hai ancora risposto alla mia domanda. Ti faccio paura?» «Te l'ho già detto. Un po'. Ho paura di quello che sei capace di fare.
Mi sento al sicuro, con te, però. So che non potresti mai farmi
soffrire.»
Le prendo il viso tra le mani.
Un gesto troppo intimo, troppo
affettuoso, prematuro.
Ma non posso trattenermi. «È l'esatto contrario. Ti proteggerò. Dagli altri, e da te stessa. Sempre.»«Perché?» mi chiede in un sussurro.
«Perché lo voglio. Perché...» Mi affanno alla ricerca delle parole giuste. «Perché te lo meriti e ne hai bisogno.»
«Non è vero.»
«Invece sì.»
Lei scuote la testa. «Non me lo merito.»Sospiro, consapevole che non riuscirò a spuntarla. «Dacci un
taglio, Nell.»
Lei ride, una risata cristallina, argentina, che mi strappa un
sorriso. «Allora. Mi porti nella tua officina oppure no?»
«Sono le quattro di mattina. Siamo a Tribeca, e la mia officina è nel Queens. In fondo al Queens. Senza contare che non ho la
macchina. Sono venuto a piedi.»
«A piedi? Sei pazzo! Saranno venti isolati.»
«Camminare mi piace.»
«Vorrà dire che prenderemo un taxi.»
«Vuoi davvero vedere la mia officina?»
«Sì. Inoltre non mi va di stare qui.» Ha un fremito, al solo pensiero.
«Be', allora sarà meglio che ti metti un paio di pantaloni.»
Ride di nuovo, e decido che è la sua risata da Campanellino.
«Figurati. I pantaloni sono roba da femminucce.»
Si avvia verso la camera. «E non sbirciare questa volta, signor pervertito.»
«Allora chiudi la porta, cretina.»
La sento sbattere con un tonfo e ridacchio.
Sono contento che riesca a ridere. Significa che si sta impegnando.
So anche che si tiene tutto dentro. Quella risata in buona parte è per me. Presto vedrò nuove cicatrici, sui suoi polsi.
Esce con indosso un paio di jeans e una maglietta viola con lo scollo a V. Devo costringermi a guardare in giro, per non mangiarla con gli occhi. In questo momento il mio desiderio è l'ultima cosa di cui ha bisogno. Magari, un domani.
Recupera la borsa dal bancone su cui l'ho posata dopo aver pulito.
Le porgo una mano. «Andiamo, Campanellino.»
Lei la prende e mi osserva confusa. «Campanellino?»
«La tua risata. Quella risatina squillante. Mi fa venire in mente il
personaggio di Peter Pan.»
Lei ride di nuovo, involontariamente, poi si porta una mano alla bocca. «Accidenti. Adesso sono a disagio. Però puoi chiamarmi così, se vuoi.»
«Non sentirti a disagio. È una risata carina.»
Nell arriccia il naso mentre chiude a chiave la porta. «Carina? Devo preoccuparmi?»
Sono perplesso. «Ci sono tante parole che mi vengono in mente per definirti. Carina è un buon punto di partenza.»
«Cosa intendi?»
Mi tiene per mano, in modo innocente, palmo contro palmo.
Fermo un taxi e saliamo.
Dico all'autista l'indirizzo e lo guardo mentre lo inserisce nel navigatore. Aspetto che le melodie ondeggianti della musica araba riempiano l'abitacolo, poi mi volto verso Nell. «Sicura di voler sentire la risposta?»
«Sì.»
«Sei molte cose, Nell Hawthorne.
Sei complicata.
Sei carina.
Sei adorabile.
Sei simpatica.
Sei forte.
Sei bellissima.» Mi pare che arranchi, travolta dalle parole e dalle emozioni. Continuo. «Sei tormentata.
Sei ferita.
Sei incredibile.
E piena di talento.
Sei da urlo.»
«Da urlo?» Piega la testa di lato, un sorriso malizioso sulle labbra. «Tipo arrapante da morire? O di più?»
«Di più. Molto di più.»
Lei si limita ad annuire. «Sei dolce. Ma è chiaro che non vediamo
la stessa persona.»
«Probabilmente è vero.»
Lancio un'occhiata alle nostre mani
unite, poi di nuovo lei.
Intreccio le dita alle sue. «Cosa vedi, tu?» «Una persona debole. Spaventata.
Arrabbiata.
Brutta.
Che corre.»
Distoglie lo sguardo e fissa la strada fuori del finestrino.
«Non vedo niente. Nessuno.»
So che non ci sono parole per cambiare il suo stato d'animo,
quindi rimango in silenzio.
Alla fine si volta verso di me. «Perché non ti arrabbi con me,
quando dico stronzate del genere? Perché non provi a convincermi che sono una persona piena di buone qualità eccetera eccetera?»
«Funzionerebbe?» le chiedo.
Lei mi scruta diffidente, poi scuote la testa.
«Be', ti sei risposta da sola.
È questo il motivo.
Potrei dirti cosa vedo.
Potrei dirti cosa so di te.
Potrei dirti come mi sento.
Potrei mostrarti cosa sei davvero.
Ma discutere con te non porterà a niente. Parecchie persone hanno cercato di salvare entrambi.
Non funziona.
Deve partire da noi stessi.
Dobbiamo permettere a noi stessi di guarire.»
«Ma io non sono niente di quello che hai detto. Non lo sono. E non posso guarire me stessa. Io... non posso tornare quella che ero.»
«Quindi hai deciso di essere infelice tutta la vita?» «Accidenti, Colton. Perché fai così? Non sai niente di me.» «Perché lo voglio» mi limitai a rispondere.
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Sei sempre stata mia
ChickLitNell ha sedici anni e fin da piccola è crescita con Kyle il suo miglior amico oltre che futuro ragazzo. Il loro amore è invincibile e sembra che sia pieno di speranze e promesse. Poi un giorno Kyle muore in un tragico incidente. Ora che Kyle non c'è...