capitolo12

182 8 2
                                    




A SCUOLA, quel giorno, ero piuttosto agitata e avevo la testa tra lenuvole. Kyle stava tramando qualcosa. Era il giorno di SanValentino e mi aveva accennato una sorpresa. Nelle ultime settimane avevamo tentato disoffocare i nostri impulsi. Eravamo entrambi consapevoli, senza bisogno di dirlo, che se ci fossimo lasciati trasportare dalla passione non saremmo riusciti a fermarci.Sapevamo che dovevamo affrontare l'argomento. Non potevamo più rimandare. Eppure continuavamo a evitarlo. Una cosa strana, da un certo punto di vista,perché eravamo sani adolescenti inpiena tempesta ormonale. Sapevo che mi desiderava, e la cosa era reciproca. Ma avevamo paura,credo, perché voleva dire attraversare un'altra linea dico fine, questa volta molto piùsignificativa.Per sicurezza, ero andata con la cugina di Becca a farmi prescrivere un contraccettivo, che assumevo da una settimana. Però non lo avevo detto a Kyle. Un dettaglio di cui avrei dovuto informarlo, anche se non trovavo mai il momento giusto.Finalmente terminò l'ultima ora di lezione e raggiunsi Kyle alla sua auto. Mi sorrise, aprendomi la portiera.«Hai intenzione di svelarmi che programmi hai per stasera?» gli chiesi.Lui mi guardò perplesso.«Stasera? Cosa succede stasera?»

Lo fissai, cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o se avessi frainteso le sue allusioni.«Stai scherzando, vero?»Sentendo il tono allarmato della mia voce, scoppiò a ridere. «Sì,Nell, sto scherzando. Però non ho alcuna intenzione di dirtelo. Ho avvisato i nostri genitori che torneremo a casa tardi. Ho già sistemato tutto, con loro. Il nostro coprifuoco è stato posticipato alledue.»Gli lanciai un'occhiata accusatoria. «Le due? Vuoi fare leore piccole, eh?»«Chissà.»Feci un respiro profondo: era giunto il momento.«A proposito di  stasera. Noi due... be' se restiamo fuori fino a tardi, significa che hai intenzione di...» Le parole mimorirono sulle labbra.Kyle giocherellò con la leva delcambio, mordicchiandosi il labbro inferiore. Poi mi guardò, mentre ci fermavamo a un semaforo rosso.

«Ascolta, so a cosa ti riferisci e ho pensato a tutto, nel caso decidessimo che ci va di farlo. Ma non è per forza. Voglio che sia perfetto.»

«Cosa significa che hai pensato a tutto?»«Ho prenotato una camera alRed Roof. È a due passi dal ristorante.»

«Un po' presuntuoso da parte sua; non le sembra, signorCalloway?» scherzai.Kyle mi sorrise, nonostante fosse una faccenda molto seria. «È solo per... sicurezza.»Poi un pensiero mi attraversò la mente e lo dissi ad alta voce prima ancora di avere il tempo dirifletterci. «Kyle? Forse non siamopronti, se non riusciamo nemmeno a parlarne senza sprofondarenell'imbarazzo. Non trovi?»Lui ridacchiò nervoso. «Sì, in effetti.»

«Lo stiamo facendo perché lo fanno tutti i nostri amici?»Mi lanciò un'occhiata infastidita.«No! Cioè, Jason mi ha raccontato di lui e Becca e so che anche Aaron e Kyla l'hanno fatto, ma ti sbagli.Non siamo obbligati a fare proprio nulla. Volevo soltanto che fossimo pronti, nel caso...»«Non so se sono più stupita dal fatto che tu abbia già architettato tutto, o spaventata che tu lo dia perscontato.»

«Non ho architettato proprio niente, Nell.» Sembrava arrabbiato.«Solo che... e va bene: sì, l'ho dato per scontato. Voglio stare con te.So che siamo giovani, ma io ti amo.Penso che siamo pronti.»L'aveva ammesso, finalmente.«Abbiamo sedici anni, Kyle. Inoltre non dovresti scegliere un momento più romantico, tipo al ristorante, per dichiararmi il tuo amore? Un litigio non è esattamente la situazione ideale, ti pare?»
«Perché, stiamo litigando?»
«Direi di sì. Anche se non mi Piace.»
«Nemmeno a me. E credo che tuabbia ragione, ma ormai l'ho detto.Ti amo davvero. Sono settimane Che te lo volevo confessare, ma sono un vero codardo. Avevo inmente di dirtelo stasera. Mi ero preparato il discorso. Anzi, ti ho scritto un biglietto.» Frugò nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori un foglio di bloc notes piegato in quattro.

Lo so che siamo giovani. E so cheper la maggior parte delle personesiamo solo ragazzini, troppo piccoliper sapere cos'è l'amore. Ma chi sene frega. Ti conosco da sempre. Abbiamo condiviso tutto. Ogni eventoimportante della nostra vita, loabbiamo vissuto insieme. Abbiamoimparato ad andare in bicicletta, anuotare e anche a guidare, insieme. Abbiamo cannato entrambi il test dialgebra in terza media (ricordicom'era odioso il preside Jenkins?Quante volte ci hanno spedito nel suoufficio, quel semestre?). E adessostiamo imparando insieme cosasignifica essere innamorati. Non miimporta cosa dicono gli altri. Io tiamo. Ti amerò sempre, qualunquecosa succeda. Ti amo adesso, e tiamerò per sempre.Il tuo ragazzo che ti adora,KyleLessi il biglietto da cima a fondodiverse volte. Mi accorsi che stavopiangendo soltanto quando unalacrima cadde sul foglio sgualcito euna macchia azzurra si allargòsull'inchiostro. Questo cambiavaogni cosa.«Anch'io ti amo, Kyle.» Scoppiaia ridere, tra un singhiozzo e l'altro.«È un biglietto dolcissimo. Grazie.»«È la verità. So che forse non èla situazione più romantica perdichiararti il mio amore, ma...»«È perfetto, Kyle.» Piegai ilbiglietto e lo misi nel portafogli.Non sapevo che quelle parolesarebbero diventate la mia piùgrande consolazione, e miavrebbero ricordato il mio dolorepiù devastante.Il ristorante era affollatissimo.Anche con la prenotazione,aspettammo quasi un'ora perché siliberasse il tavolo. C'erano decine dicoppie, da ragazzi della nostra etàa signori evidentemente sposati daanni. Mangiammo con calma,gustando ogni portata, oltre aun'enorme fetta di cheesecake perdessert.Eravamo stranamente rilassati,adesso che avevamo risolto ilproblema della dichiarazione.Chiacchierammo del più e delmeno, spettegolando sui nostriinsegnanti e sui nuovi fidanzamentinella nostra scuola. Alla fine Kylepagò il conto e salimmo in auto.Uscimmo dal parcheggio e ciavviammo lentamente verso lacittà. Sapevo che stava prendendotempo, tentando di fareconversazione prima di affrontare laquestione dell'albergo.Girammo per la città,percorrendo stradine secondarie edopo una mezz'ora ci stavamoavvicinando all'albergo. Kyle miguardò e allungò una mano verso lamia.«Vuoi tornare a casa?» dissedopo un po'. «Possiamo ancheandare al cinema, se ti va di vedereun film.» Tamburellò le dita sulvolante, mentre aspettavamo a unsemaforo rosso, poi finalmente sivoltò a guardarmi, con aria seria.«Oppure possiamo andare inhotel.»Era arrivato il momento.Oddio. Nei suoi languidi occhinocciola vibravano caldi riflessidorati, e mi tuffai in quelle pozzescure in cui scintillavano pagliuzzecolor cannella, frammenti di ambrae topazio. Era così intenso, cosìdolce. Mi stava facendo unaproposta, senza mettermi alcunapressione. Gli strinsi la mano e feciun bel respiro. «Andiamo inalbergo» gli dissi.

Sei sempre stata mia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora