Capitolo 26

62 1 0
                                    

Attenzione!!
Scene spinte

Colton mi mette giù piano e sento di nuovo la sua erezione. Mi giro e cammino all'indietro verso la sua stanza, con il fiato corto. Mi afferra la vita, ma lo respingo. Lui mi guarda perplesso, poi i tratti del suo viso si distendono, quando mi allontano e prendo l'orlo della maglietta. Me la sfilo e la lascio cadere sul pavimento. Lui si china e la raccoglie continuando ad avanzare verso di me, poi si porta la T- shirt alla faccia e l'annusa, fissandomi negli occhi.
Io rido, sulla soglia della sua camera, mi metto le mani dietro la schiena e abbasso la cerniera della gonna. Lui si ferma a pochi passi da me, con la maglietta in una mano e l'altra appoggiata alla parete. Le sue spalle larghe e i fianchi stretti si stagliano contro il bagliore morbido del neon della cucina e ho la gola secca, alla vista della sua virilità ruvida e irresistibile.
Affondo i denti nel labbro inferiore e con un rapido movimento dei fianchi mi libero della gonna, che scivola ai miei piedi, restando in mutandine e reggiseno. Il mio sguardo si posa sui suoi jeans, all'altezza della lampo, tesi dalla sua erezione.
Ha uno sguardo famelico, vorace.
Sgancio il reggiseno, lentamente, e lo faccio dondolare davanti a lui, appeso a un dito. Colton emette un gemito profondo, in segno di approvazione.
Ho la pelle d'oca e i capezzoli si inturgidiscono, sotto il suo sguardo avido. Resto immobile e lascio che mi osservi. Fa un passo in avanti e ho l'impulso di indietreggiare, sdraiarmi sul letto, allontanarmi dall'intensità selvaggia dei suoi occhi, ma resisto. Non mi muovo e mi offro alla sua vista, finché non è a pochi centimetri da me. Le nostre bocche si sfiorano. Sento il suo respiro bollente sulle labbra e muoio dalla voglia di baciarlo, ma non mi sposto. Aspetto.
Poi mi arrendo. Gli sfilo la maglietta e la annuso, e ha un profumo così incredibile, familiare e rassicurante ed esotico. Poi gli accarezzo il torace, indugiando sulla peluria scura del ventre, che scompare sotto la cintura dei jeans. Li sbottono e abbasso la zip, sfiorandogli l'inguine con le nocche. Abbasso lo sguardo e ho un fremito: i boxer grigi sono tesi e c'è una macchiolina bagnata dove la sua erezione preme contro la stoffa.
Si toglie i pantaloni e adesso siamo entrambi seminudi. Manca ancora qualcosa.
Infilo le dita sotto il perizoma rosa e lo abbasso lentamente. «Fermati.» La voce di Colton è un ringhio sordo, che mi paralizza. Obbedisco e abbandono le mani lungo i fianchi. Non so perché,ma il suo tono autoritario è così eccitante. Ho un brivido al basso ventre, un fremito lungo le cosce. Stringo le gambe, tentando di placare la mia agonia, ma è inutile. Lui si avvicina e ora il mio seno gli solletica il torace, l'erezione preme contro il mio ventre. Gli accarezzo le spalle, poi le mie mani scivolano lungo la sua schiena, attirandolo a me. Colton china il capo e mi bacia. Delicatamente, all'inizio, con tenerezza. La sua dolcezza mi scioglie, mi fa vacillare, mi lascia senza fiato. Devo aggrapparmi a lui, per non cadere.
Gli sfioro i lombi; mi alzo in punta di piedi per ricambiare il bacio e insinuo le mani sotto l'elastico per afferrargli il fondoschiena, palpando i muscoli sodi con entrambe le mani. Gli sfugge un gemito roco, mentre mi cinge la schiena con una mano, proprio sopra i fianchi, e con l'altra mi accarezza la vita e sale verso l'alto, sempre di più, lungo le costole... fino al seno. Con il palmo ruvido mi titilla un capezzolo, scatenando un'ondata di brividi che mi attraversa dalla testa ai piedi. Mi inarco, gli pianto le unghie nel culo, assaporo la sua bocca con la lingua.
Barcollo, ho le vertigini e smetto di respirare, quando all'improvviso si ritrae. «Tieniti alla porta», mi ordina. Obbedisco e lui sorride, mostrandomi i denti come un predatore. «Adesso allarga i piedi... sì, così. Non muoverti.»

Tremo all'idea di cosa vuole farmi e ho il cuore in gola. Mi aggrappo allo stipite con tutte le mie forze, quando si inginocchia davanti a me. Le sue mani enormi mi stringono le cosce. Mi mordo il labbro e lo guardo, senza fiato.
Oddio.
Affonda il viso in mezzo alle mie gambe, premendo il naso contro il triangolino di seta rosa. Mi sfugge un gemito e non ha ancora fatto nulla. Grido, quando mi abbassa bruscamente il perizoma. Mi afferra una caviglia e mi solleva un piede, per farmi sfilare le mutandine. Mi ritrovo completamente nuda, con la faccia di Colton tra le gambe.
Aspetto, fremo impaziente, ma lui mi guarda, mi mangia con gli occhi, le mani che mi stringono le cosce, appena sotto il fondoschiena.
Cos'ha intenzione di fare? Leccarmela fino a farmi venire? Dio, se lo voglio.
Niente, non fa niente... poi, d'un tratto, la sua lingua calda e umida si insinua tra le pieghe tenere della mia fessura. Getto la testa all'indietro e sospiro estasiata. Devo avvinghiarmi alla porta per non cadere.
Ora le sue dita sono dietro le mie cosce e mi tendono per aprirmi, schiudermi alla sua bocca. Un altro guizzo della lingua verso l'alto, lento e morbido, poi un altro, e poi comincia a leccarmi e mi scappa un gemito. Affonda la lingua dentro di me, premendo il viso contro il monte di Venere. Io mi abbandono al piacere con le gambe che tremano.
«Non piegare le ginocchia, bambolina.»
Obbedisco, poi la sua lingua è di nuovo dentro e mi sfiora il clitoride, facendomi sussultare e gemere e contorcere.
Sento una pressione violenta, come un enorme pallone pronto a esplodere. Sono quasi al culmine del piacere ed è grazie a lui, che mi sta facendo varcare la soglia dell'estasi, introducendomi in un mondo meraviglioso di pura vertigine. Voglio toccarlo, accarezzargli i capelli e la pelle, ma non posso, perché mi ha detto di reggermi allo stipite e se non lo faccio potrebbe fermarsi e sarebbe terribile, così mi limito a fare come mi ha detto e a urlare di piacere. Più le mie grida diventano forti, più i suoi movimenti si fanno veloci e frenetici.
Poi, quando sto per venire, rallenta il ritmo e si ritrae, diminuisce la pressione, limitandosi a sfiorarmi, e gemo di piacere e frustrazione al contempo. Mi afferra l'esterno di una coscia, mi accarezza l'incavo del ginocchio, poi porta una mano alla bocca.
Sì, sì, toccami. Voglio le sue dita dentro di me.
Ma non lo fa. «Dimmi cosa vuoi. Altrimenti non mi muovo.»
Lo guardo: la sua bocca, le sue labbra sono bagnate dei miei
umori, i suoi occhi azzurri brillano di desiderio.
«Toccami. Voglio sentirti dentro di me. Non fermarti.» Ho un
fremito, non appena fa scivolare due dita nella mia fessura bollente, fradicia e palpitante. «Fammi venire.»
«Voglio che dici il mio nome.»
Mi mordo il labbro, perché è più forte di me e perché lo fa impazzire. «Fammi godere, Colton.»
Lui emette un ringhio sordo, che mi fa accapponare la pelle. «Sai, sei l'unica persona che mi chiama con il mio nome completo. Tutti gli altri mi chiamano Colt.»
«Vuoi che ti chiami anch'io così?» gli chiedo.
«Cavoli, no. Adoro il modo in cui lo dici.»
Poi non c'è più spazio per le parole, perché mi fruga in un modo
che mi fa venir voglia di gridare e contemporaneamente si concentra sul mio clitoride e mi accarezza il culo. È ovunque; dentro di me, su di me, intorno a me. C'è soltanto Colton, e le cose pazzesche che mi sta facendo.
Ci sono quasi. Ma ogni volta che sto per raggiungere l'orgasmo, lui lo intuisce e rallenta il ritmo. Se ne accorge dalla mia voce, credo. Ascolta il crescendo dei miei versi, ma poi, quando sono senza fiato e lo imploro di non smettere, lui si ritrae, lasciandomi frustrata ed esausta. Lo guardo, ai miei piedi. È così sexy. I suoi muscoli che si contraggono, la pelle abbronzata, i capelli lucidi e corvini. La sua mano sul mio culo. Non ho più freni. Premo il mio sesso contro la sua bocca, piego le ginocchia e lascio che le sue dita affondino in me, insinuo le mani tra i suoi capelli, lo spingo tra le mie cosce in modo lascivo, senza pudore.
«Devo venire, Colton», sospiro. «Ti prego, fammi venire.»

Sei sempre stata mia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora