Nero su bianco

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ANITA'S POV

"É uno scherzo, vero? É tutto un fottuto scherzo" urlai ad Andy, mostrandogli i fogli bianchi contenuti dentro quella stupida busta giallognola.
"Aspetta, deve esserci una spiegazione Annie"
"Che spiegazione c'é per questo? Non lo vedi che non c'é scritto nulla? Che cosa dovrei decifare, la carta bianca?"
Diedi una manata ai fogli, facendoli cadere tutti a terra.
Me ne andai a grandi passi verso il terrazzo, e mi sedetti lá, su una sedia che mi permetteva di coricarmi e tenere le gambe comodamente allungate.
Ma non mi sentivo affatto comoda e rilassata. Quella che era la mia sedia preferita mi sembrava fatta di carboni ardenti, tanto era insopportabile il mio dispiacere.
Maledicevo Richard con tutto il mio cuore. Aveva custodito per dodici anni una busta piena di nulla.
Perché mio padre aveva fatto una cosa del genere? Perché far credere a Richard di avere il codice?
Sembrava tutta una presa in giro che mi stava rubando anni di vita.
Pensai di non volerne sapere più nulla di mio padre, della setta e del codice: volevo vivere la mia vita, quella di mio padre era finita, ma io ero viva. Mi sentivo viva. Non volevo che il fantasma di mio padre mi annientasse.
Sentii i passi lievi di Andy. Forse anche un po' timorosi, dato il mio umore più che suscettibile in quel momento. Non mi voltai a guardarlo, mantenendo lo sguardo fisso nell'oscuritá, nera come il mio animo.
Lo sentii posare qualcosa sul tavolo.
Una candela.
Affianco, posó i fogli che avevo gettato sul pavimento, ora ben ordinati e impilati.
Si distese affianco a me, su un'altra delle mie sedie allungabili.
"Ragiona. É ovvio che questo é il primo mistero da affrontare. Richard non può averci ingannato, il codice é quello"
"Non mi importa. Non voglio averci niente a che fare. Li brucerei quei fogli" gli risposi, freddamente.
"Non vuoi vendicare i tuoi genitori?"
"E anche se lo facessi? Servirebbe a farli tornare indietro? No."
"Beh in tal caso va bene. Bruciali. Ho portato una candela per un'atmosfera più romantica, ma ora fa proprio al caso nostro. Bruciali tutti e lavatene le mani, se pensi che sia giusto. Ma te ne pentirai"
Mi alzai di scatto e lo guardai negli occhi, come a volerlo sfidare: i suoi erano duri, ma rilassati. Erano fermi.
I miei invece prendevano fuoco, la luce della candela tremolava dentro di essi.
Presi il primo foglio. Lo avvicinai alla fiamma.
Volevo davvero bruciarlo. Volevo ridurre in polvere tutti quei fogli, la mia intera vita, i miei ricordi, per ricominciare da capo. Per diventare io stessa un foglio bianco, tutto da scrivere.

Ma quando feci quel gesto, accadde qualcosa di incredibile.

Il calore del fuoco stava facendo comparire dei segni neri sul foglio.
E quei segni diventarono macchie, quelle macchie lettere, quelle lettere parole.
Dopo pochi secondi, il foglio era completamente scritto.
"Andy... oh cazzo"
Lui si era giá alzato in piedi e assisteva col cuore in gola e gli occhi spalancati.
"Inchiostro simpatico, visibile solo se sottoposto al calore. Come abbiamo fatto a non pensarci prima?"

Leggere la grafia di mio padre mi feve tremare la mano. Gettai la testa all'indietro e respirai forte, sperando che l'aria fresca della notte mi desse l'energia che avevo perduto.

"Iniziamo a leggere?" mi chiese Andy, un po' emozionato.
No, non volevo. Non volevo che la mia serenitá finisse tanto presto.

"No. Voglio trascorrere l'ultima notte serena, senza dover pensare a queste parole che so già che mi faranno male" dissi, riponendo il foglio in cima agli altri. Non lessi nemmeno una frase. Raffreddandosi, la carta ritornó completamente bianca, tutto si cancellò come se non fosse mai esistito.
Andy mi prese la mano, comprensivo.
"Va bene. L'ultima notte serena. Ci sto".
Si allontanò un istante per prendere la sua inseparabile macchina fotografica che portava appesa al collo in ogni momento della giornata.
"Ora mi perdonerai, ma devo farti una foto. Hai un'espressione particolare che non posso non catturare"
Sospirai, ma in un sorriso. Volevo accontentare i suoi desideri artistici.
Mi fece una serie di foto, una dopo l'altra. Mi fotografava quando non ero in posa, quando cercavo di parlargli o quando mi faceva ridere davvero. Gli piaveva così, cogliere l'attimo inaspettato.
"Ok ora ne voglio qualcuna in posa. Non mi piacciono di solito, ma con te voglio provare. Metti tutti i capelli davanti alle spalle e guarda dritta nell'obiettivo. Sorridi, ma poco. Fammi un piccolo sorriso storto, come se mi stessi sfidando. Come se stessi sfidando tutti, sicura che vincerai tu"

Anita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora