*ANITA'S POV*
Tum tum...tum tum...tum tum...
A intervalli regolari, un martellare sordo e lontano. Percepivo quel rumore nelle orecchie, mi scorreva nel sangue, nella testa.
Correvo in un bosco. Correvo a piedi nudi. Era notte. Pioveva.Tum tum...tum tum... tum tum....
Volevo far cessare quel rumore, mi spaventava e nemmeno sapevo perché. O forse lo sapevo, non ricordo.
Ricordo solo che sapevo dove andare. Le gocce di pioggia che colavano dai miei capelli si insinuavano sotto i vestiti, mi bagnavano la pelle.Tum tum...tum tum...tum tum....
Il rumore si faceva più vicino, sempre più vicino. Gridavo. O forse era il vento che gridava, aveva paura come me.
Mi fermai. Il rumore era quasi sotto i miei piedi. Sentivo la terra tremare, vibrare a contatto con la mia pelle.
C'erano quattro fosse poco profonde di fronte a me. Quel rumore proveniva da lì.Tum tum... tum tum...tum tum...
Mossi qualche passo in quella direzione. Non gridavo più, ma non sbattevo le palpebre. Come se chiudere gli occhi anche solo per una frazione di secondo mi rendesse più vulnerabile, meno attenta.
Allungai il collo per vedere cosa c'era dentro le fosse. Quattro bare. Qualcuno, dall'interno, batteva sul coperchio il suo "tum tum".
Sepolti vivi?
Mi inginocchiai e sollevai il primo coperchio.
Era mio padre.
Continuava a colpire l'aria con il pugno. Mi guardava, con occhi vuoti.
Gridai e richiusi il coperchio. Mi guardava, si, ma era morto. E lo sapevo.
Sollevai anche il secondo.
Mia madre, col suo maglioncino arancione e un buco in fronte che le insanguinava il viso bianchissimo. Si mordeva il labbro, come se provasse dolore.
Morta. Anche lei. Chiusi anche la sua bara e riprese col suo "tum tum".
Poi la terza.
Andy.
Quando lo vidi, si, questa volta sono sicura di aver gridato.
Mi fissava con gli occhi spalancati. Con una mano indicava le sue gambe. Non c'erano più. Poi indicò anche me. E chiusi il suo coperchio.
Con le ultime forze, strisciai verso la quarta bara. Da lì qualcuno batteva più forte degli altri.
Il mio cuore accelerava.
Poi si fermò tutto.
Ero io. Morta anche io.
Mi vedevo pallida, digrignavo i denti. Stringevo le mani in un pugno violaceo.
Sentii uno strano formicolio ai palmi delle mani e alle cosce. Era paura. Paura liquida.
Strisciai un poco più lontano da lì.
Ansimavo.
Solo allora mi accorsi che tenevo qualcosa di morbido nella mano destra. Mi voltai.
Era il mio orsetto.
Avevo sette anni.
E avevo freddo..Annie...Annie....
"ANNIE!!!"
Mi svegliai di soprassalto, con un sussulto.
Andy mi stava tenendo per le spalle e mi guardava dall'alto, con un viso più che preoccupato, ma anche infinitamente premuroso.
"Che... che succede?" dissi, con la voce roca di chi è stato appena svegliato.
"Urlavi nel sonno"
Quell'incubo mi tornó subito alla mente come un tornado, sradicando la mia ultima barriera.
Corrugai le sopracciglia. Presi il viso di Andy tra le mani e iniziai a piangere più forte che potevo. Non lo facevo da mesi. Per tutto il tempo in cui eravamo in ospedale ero stata forte per Andy. Ma uno stupido incubo mi aveva spiazzato.
"No... piccola... hey hey, va tutto bene. Era solo un incubo, vedi? Sei con me, sei nel mio letto e stiamo bene"
Mi tirò verso di sè, fino a stringermi nell'abbraccio piú dolce che mi avesse mai regalato. Tenevo la testa e la mano sul suo petto caldo, al sicuro tra le sue braccia forti.
Il suo respiro era saldo, regolare. Il mio sembrava impazzire, ma la sua mano tra i miei capelli mi rassicurava.
Se mi avessero detto di scegliere un solo momento della mia vita da rivivere per sempre, avrei scelto quello. Io e lui, lontano da tutto, solo il rumore dei nostri respiri a tenerci compagnia e il calore della nostra pelle nuda.
Era tutto come doveva essere.
"Sono qui"
Si Andy. Sei qui.
"Pensavo avresti fatto sogni del tutto diversi dopo quello che abbiamo fatto stanotte..."
Avevamo fatto l'amore dopo moltissimo tempo. Non ci eravamo più concessi l'uno all'altra da quando Joseph gli aveva dato quelle stramaledette mutandine nere. Da quando Brad stava per diventare il mio nuovo ragazzo. Che stupida ingenua ero stata...
Ma quella era stata una notte indimenticabile, aveva ridotto tutto quel tempo sprecato a un solo secondo oscuro, non di più.
"Vuoi raccontarmi il tuo incubo? Così non farà più paura,coraggio"
Presi due respiri profondi e gli raccontai tutto. Mi stringeva sempre più forte mentre parlavo.
Rimanemmo così ancora per un po', in silenzio. Ora sentivo un altro "tum tum". Era il suo cuore. Amavo quel rumore.
"Non siamo morti Annie. Devi capirlo. Devi capire che è tutto finito"
"Sento che non è così Andy. Sento che sta per succederci qualcosa di brutto. Richard ha ucciso quegli uomini, ma non sono tutti. Ce ne sono altri in giro. E io mi sento troppo in colpa per poter andare avanti"
Sentii il suo corpo irrigidirsi. Cercò di alzarsi, ma si bloccò con un gemito di dolore.
"Andy?"
"Ah, merda. Niente, niente..."
Scostai il lenzuolo. Il trapianto di pelle aveva ridotto le gambe di Andy a un cimitero di cicatrici, lunghe e profonde, tanti rettangoli dal contorno bianco.
Lui si tirò subito il lenzuolo addosso.
"Ti fanno male le gambe?"
"Ho detto che non è niente". Me lo disse in modo brusco. Diventava così quando cercavo di affrontare quell'argomento. Si chiudeva subito come un riccio. Si lasció cadere di nuovo sul materasso, stanco.
"Scusa" sussurrai, intimidita. Gli diedi le spalle e mi girai sul fianco, sperando di riprendere sonno. Dopotutto erano le cinque del mattino.
Ma lui mise una mano sulla mia spalla nuda e mi girò di nuovo dalla sua parte. I suoi occhi erano più profondi del solito, sembrava di poterci cadere dentro.
"Sei ancora terrorizzata Annie. Lo capisco. Ma anche io lo sono"
Trattenni il fiato. Ero abituata a vederlo forte, forte per me. Sapevo quanto aveva sofferto, ma sentirlo dire da lui mi feriva come un coltello. Vedevo il suo viso farsi sempre più cupo, contorcersi in modo quasi impercettibile. Stava per crollare, glielo leggevo in faccia.
"C'ero io quando Brad ti puntava un coltello alla gola in quella cantina. C'ero io chiuso in quel bagagliaio con te mentre ci portavano a morire. Io ti ho visto mentre ti violentavano, ti ho visto mentre ti portavano via e mi urlavi di salvarti ma io ero legato a un palo. Ho sentito l'odore della benzina prima che quel bastardo mi desse fuoco. Ho visto le fiamme attorno alle mie gambe, ho sentito l'odore della mia stessa pelle bruciata"
"Basta Andy..." lo implorai. Non so perché mi stesse ricordando quelle cose. Mi stava uccidendo.
"Io credevo che tu fossi morta. Io ti sono stato accanto mentre eri in coma. Ero da solo Annie, tu non c'eri. Ero da solo anche in quella sala operatoria, ho contato fino a dieci con la paura di svegliarmi senza gambe. Perciò si, anche io sono terrorizzato"
Piangevo, ma non mi abbracciava.
"E so che tu hai questo dannato senso di colpa per quello che è successo, ma non dovresti averlo. Perché ho deciso io di rimanere con te quando potevo andarmene. Tu non sai cosa sia il senso di colpa, invece io si, perché.... PERCHÉ É COLPA MIA SE MIO FRATELLO È MORTO"
Aveva alzato la voce all'improvviso. Non alzava quasi mai la voce, almeno non con me. Kevin gli tornava alla mente sempre nei momenti di sconforto, come se qualsiasi dolore presente e futuro fosse indissolubilmente legato a lui. Lo guardavo impietrita mentre perdeva il controllo. E continuò a parlare con quel tono, ora a denti stretti:
"Quindi non parlarmi più dei tuoi sensi di colpa, perché non voglio più starti a sentire. Io ho vissuto le tue stesse cose, eppure sto cercando di ricomporre la nostra vita, ma tu me la rendi più complicata con il tuo pessimismo e i tuoi presagi di infelicità. Non dirmi mai più che senti che qualcosa di brutto deve arrivare perché io ne ho le palle piene, ho vissuto abbastanza cose brutte per tutta la vita, ora voglio essere lasciato in pace"
"Andy...che ti prende?"
Ma mi zittí con un gesto secco della mano.
"Vuoi sentirti in colpa? Sentiti in colpa perché in questi ultimi giorni continui a dirmi che pensi che non sia tutto finito"
Si scostò il lenzuolo di dosso, con rabbia: "Perché io ho bisogno di credere che sia tutto finito, dopo questo" e si indicò le gambe,"ma tu non vuoi farmelo credere perché hai più bisogno di riversarmi addosso le tue paure e io non le voglio più sopportare"
Mi asciugai le guance con il polso e lo guardai. Aveva la pelle del collo arrossata, potevo vederla tendersi mentre il suo cuore batteva forte. Non riuscivo a urlare come stava facendo lui. Gli volevo dire che avevo fatto del mio meglio in quei mesi per tirarlo su di morale, dopo l'intervento. Era vero, in quegli ultimi giorni sentivo di avere di nuovo paura e gliene parlavo, perché era il mio ragazzo e perchè credevo che nonostante tutto avrei potuto continuare a esprimere i miei pensieri, continuare a essere me stessa, come prima.
Ma a quanto pare lui non la pensava così. "Pensi che non mi importi di come ti senti? Mi stai dando dell'egoista, mi stai descrivendo come una bambina viziata che si sta piangendo addosso mentre il suo ragazzo ha rischiato di perdere le gambe per lei, come se io non vedessi quanto soffri per il dolore ogni giorno. Anche io voglio ricostruire la nostra vita, ma prima che crollasse tu ascoltavi sempre le mie paure"
"Non voglio più sentir parlare della setta e delle tue paure al riguardo. Non voglio che tu parli delle mie gambe. Non voglio che tu mi dica che ti senti in colpa, perché io mi sento preso per il culo. Pensi di potercela fare?"
Non sembrava lui. Solo allora mi resi conto di quanto realmente fosse stato traumatizzato da ciò che era accaduto. Aveva finto di stare bene per tutto quel tempo, non mi aveva mostrato quanto fosse diventato psicologicamente fragile. E forse aveva ragione: io ero una stronza, perché non mi ero accorta che stava fingendo. Voleva che fingessi anche io.
Strinsi le labbra che mi tremavano. Ingoiai quel fiume di lacrime e annuii, come una scolaretta spaventata.
Uscii dal letto. Raccolsi da terra gli slip e presi una maglietta pulita. Me ne andai senza dire una parola. Finsi di aver smesso di piangere, per lui.
***
NARRATORE

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Anita
Tajemnica / ThrillerQuando il legame col suo passato diventa insopportabile, Anita si rende conto di non aver vissuto nemmeno un giorno, dopo la morte inspiegabile dei suoi genitori. Sará Andy, un promettente fotografo australiano, a restituirle quella che risulterá es...