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«We all bleed the same colour»

Scese le scale velocemente e si diresse in cucina per afferrare qualcosa da mettere sotto i denti e correre a scuola.

"Oh, Brook. Oggi puoi prendere tuo fratello a scuola? Per favore" le chiese sua madre sentendola arrivare. La ragazza sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Trattieni la felicità" ridacchió.
"Sì okay, a dopo" aveva molte ore di sonno da recuperare e l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era perdere altro tempo dopo scuola.

Quando la sua giornata scolastica terminò si avviò verso la scuola elementare dove avrebbe dovuto aspettare suo fratello.
Si sedette su un muretto e srotolò le cuffie, le inserì nelle orecchie ed accese la musica a basso volume. 

Mancavano circa cinque minuti al suono della campanella quando la sua attenzione fu attirata da una persona, che lei non avrebbe mai creduto di vedere dal vivo: un ragazzo albino.

Nonostante, essendo inverno, lui indossasse una felpa pesante, dalle sue mani e viso si capiva benissimo. Anche lui ebbe la sua stessa idea, quindi si andò a sedere sul muretto, lontano da lei e senza rivolgerle uno sguardo.
In compenso lei poté osservarlo meglio, con discrezione: La sua pelle spiccava, bianca più della neve. I capelli, così come le sopracciglia e le ciglia erano quasi argentei. Le mani erano grandi, attraversate da vene che spiccavano il doppio.
Le uniche parti colorate di rosa, tenue e delicato, erano i palmi, le guance, e la parte interna delle labbra. Esse erano sporgenti e bianche, lisce pur essendo carnose, il naso era dritto e cosparso di delicatissime lentiggini, del color caramello più tenue che lei avesse mai visto. Di più, non riusciva a scorgere.

Era chiaro che lui si sentisse osservato da chiunque gli passasse vicino, per un momento si girò anche verso di lei, e gli occhi, trasparenti come una lastra di ghiaccio, la osservarono per qualche secondo; poi abbassò lo sguardo come se si vergognasse.
Allora fu lei a vergognarsi di se stessa, ripetendosi nella testa di essere stata solo indiscreta. 
A distrarla dai sensi di colpa fu il suono della campanella, e lei sobbalzò togliendosi velocemente le cuffie, riponendole nella borsa.

Cercò di non girarsi più verso di lui, e dopo un po' per fortuna vide suo fratello correre verso di lei.
"Brook!" La salutò, e lei si abbassò facendosi lasciare un piccolo bacio sulla guancia. Notò che il ragazzo si era girato a guardarli per un attimo, e lei abbassò lo sguardo sistemando il giubbotto al fratellino.
"Andiamo?"
"Perché sei venuta tu e non mamma?"
"Doveva lavorare" Brook notò un bambino correre verso il ragazzo poco lontano da lei, anch'esso a braccia aperte.
"Hey bimbo" lo salutò, lei sentì chiaramente la voce profonda e dolce nel rivolgersi a lui.
Al contrario del fratello la sua carnagione era mulatta, i capelli dei boccoli neri e delicati, ma la cosa più particolare erano i suoi grandi occhi da cerbiatto: le ciglia lunghe e nere  nascondevano delle iridi di colore diverso: una color miele, l'altra color oliva.

La ragazza capì che era ora di andare, così spronò il bambino accanto a lei e si incamminò, rivolgendo un ultimo sguardo a quella coppia così dannatamente singolare.
"Hai visto quanto erano strani?" Chiese il fratellino sovrapensiero. Lui aveva i suoi stessi occhi color pece così come i capelli, che Brook portava sciolti e lunghi, lasciando i ricci liberi e indomati.

Fino a quel momento tutti i suoi amici l'avevano presa in giro per la sua pelle troppo chiara e delicata, e le sembrò una cosa buffa.
"Non sono strani, Ryan. Sono così e basta"
"Lui viene nella classe accanto alla mia"
"Davvero?" Lui annuì.
"Oh. E ci hai parlato?" Lui scosse la testa.
Sentirono un tuono.
Il brutto di Londra era proprio il tempo imprevedibile.
"Corriamo a prendere il pullman!" Disse la ragazza, e i due per un pelo riuscirono a non bagnarsi sotto la pioggia.

N.A.
Stavo pensando di aggiungere delle foto per mostrare come io mi sono immaginata i personaggi, fatemi sapere che ne pensate. (↑Brook)
Spero vi piaccia
Maria💞

Inverno (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora