XXIV

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I giorni passarono lentamente, la situazione fra Brook e Niall non era migliorata, da quel pomeriggio nessuno dei due aveva parlato con l'altro.

Arielle aveva faticato per tirarle su il morale, convincendola ad uscire e svagarsi con i suoi amici.

Margot la invitò a casa sua per un pigiama party, era da tanto che non dedicavano un po' di tempo a loro stesse.

"Sai cosa si fa dopo una delusione d'amore, Brook?" L'amica le passò un braccio sulle spalle, stringendola a sé e facendola ridere "si mangia" disse aprendo il freezer e prendendo un enorme barattolo di gelato appena comprato e due cucchiaini.
"Non sono più triste" abbassò lo sguardo
"Certo, come no. Allora sono io ad avere il broncio" Brook la spinse ridacchiando
"Smettila di prendermi in giro" Margot rise.
"Cosa vuoi vedere?" Le chiese buttandosi sul divano e invitandola a sedersi accanto a lei con lo sguardo sul televisore.
"Fai tu" rispose semplicemente Brook, incrociando le gambe. Poi posò la testa sul cuscino del divano, aprendo il gelato.
"Magari evitiamo le commedie romantiche"
"E dai.." sorrise Brook e l'amica la guardò ridacchiando.
"È che mi dispiace vederti così" le accarezzò il ginocchio.
"Ti ho detto che non ci penso più"
"Prima o poi ti spiegherà il motivo del suo comportamento Brook" lei non rispose, abbassando lo sguardo e cominciando a giocherellare con un filo sporgente della coperta.
"Anche se fosse, non vorrò saperlo"
"Ti sei fermata a pensare..che lo abbia fatto proprio perché è innamorato di te?"
"Se lo fosse stato non mi avrebbe allontanato" disse fredda, affondando il cucchiaio nel gelato.
"Niall è fatto così, e tu lo sai bene"
"Vorrei solo un po' di stabilità nella mia vita, Margot"
"Brook. Hai diciassette anni, non è adesso che ti serve la stabilità. E voi vi siete scelti proprio perché lui è indomabile, e tu sei l'unica a capirlo davvero" Margot si morse le labbra, cercando il suo sguardo "sei stata tu stessa a dirmi che si è aperto con te, che avete parlato tanto" disse piano. Brook scosse la testa, alzando lo sguardo. Cercò di non far soffermare l'amica su i suoi occhi lucidi.
"Hai trovato un film?" Cambiò argomento. Margot la guardò e sospirò.
"No, cerchiamo meglio"

Niall era diventato di poche parole, parlava con la sua famiglia e amici solo se interpellato.
Quella sera dopo aver aiutato sua madre a lavare i piatti salì in camera e si chiuse al suo interno. Aprì la finestra che dava sul vicinato e si guardò intorno, sospirando silenziosamente. Rimase a guardare la luna per minuti interminabili, poi iniziò a sentire i brividi di freddo e chiuse la finestra e le tende, lasciando che solo uno spiraglio illuminasse la stanza.
Niall aveva sempre amato la luna. L'aveva sempre vista bianca come lui, ed in qualche modo la sentiva vicina, come una luce che gli dava conforto.

Sin da piccolo trovava sempre il modo per spendere un po' di tempo a guardarla, a guardare le stelle. Lo aiutava a farlo sentire a casa, nonostante lui non l'avesse mai avuta.

La sveglia elettronica indicava più o meno le tre di notte, nella stanza si sentiva solo il leggero respiro di Niall ormai addormentato.
Poi però, il silenzio venne spezzato dalla suoneria del suo cellulare.
Gli occhi di Niall si spalancarono, e lui, in pieno dormiveglia, afferrò il suo telefono con le mani tremanti, esasperato, e lo portò all'orecchio.
"Allô?" Iniziò "Qui est à l'appareil?" Chiese in francese chi fosse quel numero sconosciuto "Qui est à l'appareil?!" Ripeté, stringendo i denti, tremando sempre di più.
Ormai la chiamata era stata chiusa da un pezzo, Niall deglutì guardando lo schermo.
Con un po' di fatica riuscì a rimettersi a letto e a chiudere gli occhi, coprendosi le orecchie con il cuscino.

La quiete rimase tale per un'ora circa, poi i suoi genitori vennero svegliati da delle urla strazianti.
"Au secours!" Gridò aiuto, sua madre e suo padre accesero la luce in corridoio e corsero nella sua stanza "S'il vous plaît, je ne veux pas mourir, au secours!"
"Niall! Niall, svegliati, svegliati!" Suo padre gli afferrò saldamente le spalle larghe "Niall!" Urlò "sei a casa, sei al sicuro. Nessuno ti farà del male" sua madre tremava, Dean era corso spaventato nella stanza, nascondendosi dietro le gambe di Lisa. Guardava il fratello mordicchiandosi le dita, con gli occhi sbarrati.

Suo padre lo aiutò a mettersi a sedere, Niall si toccò la fronte madida di sudore, con gli occhi semi aperti.
"Je me suis perdu" farfugliò che si era perso "cos'è successo?" Chiese piano, guardando le persone di fronte a sé
"Hai avuto un incubo" lo rassicurò il padre "ora è tutto passato" Niall lo guardò aggrottando le sopracciglia e si passò una mano fra i capelli
"Mi fa male la testa" suo padre gli controllò la temperatura
"Non hai la febbre. Ti sei solo spaventato, domani starai meglio" il resto della sua famiglia gli sorrise "torna a dormire, va bene?" Lui annuì e si coricò nuovamente, chiudendo gli occhi
"Merci" disse piano, così piano che si udì come un flebile sibilo.
Lisa lo guardava preoccupato, gli lasciò un bacio sulla tempia e i tre andarono via dalla sua stanza, lasciandolo riposare.

La mattina seguente Niall si svegliò spossato e debole. Scese le scale per arrivare in cucina ma si bloccò quando sentì i suoi genitori parlare fra loro.
"Gli sono tornati gl'incubi, Mark. E ho paura"
"Sarà un momento di stress per lui. Avrà dei pensieri che lo portano a sfogarsi in questo modo"
"No. Sai bene che non è così" l'uomo sospirò, prendendo la tazza di caffè offertagli da sua moglie. Niall si morse le labbra e indietreggiò, decidendo di uscire di casa senza farsi vedere né fare colazione.

Si incamminò verso la metro con le mani in tasca, lo sguardo basso sui sassolini che urtava con le scarpe.
Quando si sedette su uno dei sediolini a stento si accorse che la metro iniziò a muoversi. Alzò gli occhi solo per guardarsi intorno, e non credette ai suoi occhi: vide Brook aggrappata ad un palo per mantenersi che guardava di fronte a sé. Poi i due sguardi si incontrarono, e lei spalancò gli occhi sopresa.

Brook scese velocemente alla prima fermata, senza dare a Niall nemmeno il tempo di chiamarla a voce. Si era alzato ed era rimasto immobile al centro del corridoio della metro, con gli occhi lucidi che gli bruciavano per il mal di testa ma soprattutto il nervosismo.
Si risedette al suo posto e si porto le dita fra i capelli, stringendoli in due pugni saldi, fino a farsi male.

N.A.
Salve! Cosa ne pensate degli incubi di Niall, a cosa pensate possano riferirsi?

Intanto spero che questo capitolo vi piaccia,
Maria💞

Inverno (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora