4. Accadde una mattina

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Una mattina successe una cosa strana. A dire il vero, non accadde nulla di particolare, attorno a me. Ma scattò qualcosa dentro di me.

Iniziai il mio turno in caffetteria alle 9, come tutti i mercoledì. La giornata era più fredda del solito e la nebbia stava iniziando a calarsi in città, quando entrai nel locale. Tom, il ragazzo con cui mi alternavo nei turni, aveva lasciato il lavandino pieno di roba da lavare, come ogni santa volta. Così, feci un sospiro, legai i capelli, misi il mio grembiule ed iniziai ad insaponare le tazze.

La sala era ancora semi vuota ma, pronti a ordinare c'erano come sempre il signor Collins, intento a leggere come ogni mattina il Times, e la signorina Rebecca, una vedova di 76 anni, che si truccava in maniera quasi imbarazzante e non faceva altro che parlare di quanto fosse unico il suo amato Richard.

Verso le 9.20 entrarono due uomini in giacca e cravatta, cappotto e 24 ore in mano. Ammetto che fu una novità vedere in quel bar qualcuno che, finalmente, non portasse una dentiera. Avranno avuto più o meno una trentina d'anni, anche se i loro baffi potevano ingannare, facendo pensare a qualche anno in più. Di sicuro, erano facce che non avevo mai visto in caffetteria. Ormai i clienti erano sempre gli stessi. Ma non fu questo a lasciarmi una strana sensazione.

Dopo circa mezz'ora, mentre ero intenta a servire ai tavoli del thè caldo, sentì la porta aprirsi d'improvviso.
Era un uomo, anch'egli sulla trentina, anch'egli con una valigetta in mano. Rimasi quasi perplessa dalla perfezione del suo viso, "C'è una nebbia terribile stamattina..." esordì, rivolgendosi ai colleghi, che lo aspettavano seduti al tavolo della caffetteria. Non avrei mai pensato che quello sarebbe stato l'inizio di tutto. L'inizio dell'ombra.

Mentre sedeva insieme agli altri e si scusava per il ritardo, mi guardò.

Mentre sedeva insieme agli altri e si scusava per il ritardo, mi guardò

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Mi sembrò di svanire via. Come un'immagine che si fa sempre più sfumata.
Non so come spiegarlo, ma penso che nessuno mi abbia mai guardata come fece lui, in quel preciso istante. Mi sentii sprofondare. Non era una sensazione piacevole, ma nemmeno negativa. Fu... strano. Questo è l'unico termine con cui riesco a definire quel momento.
Mi sentì quasi turbata, una scossa partì dalle mie dita fino a propagarsi alle caviglie. E purtroppo quella sensazione ebbe conseguenze anche sul mio corpo, facendo accidentalmente cadere per terra una tazzina, che provocò un rumore sordo all'impatto con le piastrelle.
Non mi era mai successa una svista del genere. Johnny, da dietro al bancone, mi guardò stranito, la signorina Rebecca gettò un piccolo urlo all'impatto della ceramica al suolo, mentre il signor Collins borbottava su come fossero distratti i giovani d'oggi.
Io non feci caso a niente e nessuno, mi sentivo turbata. Raccolsi, quindi, i cocci per terra frettolosamente e scappai in cucina senza dire una parola.

Restai lì dentro almeno 20 minuti o forse mezz'ora, non ricordo. Non avevo il coraggio di ritornare in sala, c'era qualcosa che mi impediva emotivamente di farlo. Quella strana reazione colse impreparata prima di tutto me stessa: non avevo mai provato nulla che potesse anche solo minimamente avvicinarsi a quelle sensazioni. Iniziai a sudare freddo e Johnny se ne accorse.

"Ma scotti, ti starà venendo una bella influenza..." mi disse, toccandomi la fronte.
"Sta tranquilla, ci penso io a servire ai tavoli per oggi."
Mi limitai ad annuirgli silenziosamente, mentre gocce di sudore freddo scendevano sul viso. Iniziai a preoccuparmi, temendo che davvero mi stesse venendo un accidente. Rimasi, così, nel retro della caffetteria ancora altri 30 minuti, seduta su uno sgabello mezzo rotto. Quando ebbi la forza di ricompormi, tornai in sala.

I tavoli erano, ormai, quasi tutti pieni. Mi girai subito verso quello dove prima erano seduti i tre uomini, ma l'unica cosa rimasta erano le tazze di thè svuotate. Se ne erano andati.
Continuai a fissare il tavolo, ripensando all'attimo in cui quell'uomo mi aveva guardata. Mi chiesi chi mai potesse essere e se lo avrei più rivisto.

Intanto, alla radio, passò una canzone che attirò la mia attenzione...

*Si consiglia di avviare il video qui sopra*

Perché tremo, vado in pezzi
Quando sono vicino a te
tutto sfugge di mano

Sì io tremo, vengo piegata
Non c'è modo di tornare indietro
Io so che tu capirai

E se tu scendessi alla prossima fermata?
Faresti solo un cenno con la mano
mentre io mi sto allontanando?

E se non ti vedessi mai più
Potrei tenermi tutto questo dentro?

Perché tremo, vado in pezzi
Quando sono vicino a te
tutto sfugge di mano

Sì io tremo, vengo piegata
Non c'è modo di tornare indietro
Io so che tu capirai

Io tremo
Io tremo

Io tremoIo tremo

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora