15. Bugie

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Passarono due giorni dalla lite in caffetteria. Non avevo ancora avuto il coraggio di dire a Christopher che avevo lasciato il lavoro. Gli dissi solo che non mi sentivo molto in forze e che Johnny mi aveva concesso qualche giorno di riposo.

Passai la maggior parte del tempo rimanendo in casa, bevendo thè al sambuco e parlando al telefono con Chris, che in quei due giorni era impegnato in una serie di trattative con quel tizio che voleva far ripartire la fabbrica in centro città.

La sera passò da me. Non mi avvertì che sarebbe arrivato, la casa era in condizioni pietose. Non mi andava di mettere in ordine. Non mi andava di far niente. Chris entrò in casa "Suz?... Ci sei?" camminò lentamente fino in cucina.
Ero seduta al tavolo, una tazza di thè ormai freddo davanti e una faccia che parlava da sola. Non ricordo perché non risposi, credo che fossi con la testa completamente da un'altra parte. Appena mi vide, fece un'espressione stranita "Ehi... ma che hai..." si avvicinò.
Sgranai gli occhi come se fossi nuovamente tornata sulla Terra "Ehm no, niente... Niente, tranquillo! Ero un attimo sovrappensiero..."
"Mi hai fatto prendere un colpo, sembravi in trans!" mi disse, poggiando una busta sul bancone. Andai a riempirmi un bicchiere di acqua al rubinetto. Non stavo psicologicamente bene, iniziavo a pensare di aver fatto una cazzata a lasciare il lavoro, così su due piedi. Come avrei fatto con l'affitto, con quali soldi avrei pagato le bollette? Ma non potevo parlarne con Chris, non volevo tirarlo dentro ai miei casini. Cercai di fargli capire che andava tutto bene.

"Come stai oggi? Passati quei giramenti di testa, poi?"
"Ehm, si..." bevvi un sorso di acqua "... mi sento molto meglio".
"Ho pensato che devi assolutamente rimetterti in forze, quindi..." tirò fuori dalla busta due scatole da asporto "... cosa c'è di meglio del cinese???" mi sorrise, voleva tirarmi su di morale. Era così rassicurante vedere come mi riservasse tutte quelle attenzioni. Ma iniziai a sentirmi in colpa, perché stavo mentendo sul mio stato di salute da ben due giorni, nascondendogli la realtà dei fatti.
"Wow... Adoro il cinese..." dissi avvicinandomi, "Grazie di esserci." conclusi baciandolo.
Sistemammo la tavola molto velocemente, senza troppa cura. Chris prese dal frigo una bottiglia di vino che nemmeno ricordavo di avere, la pose a centro tavola e iniziammo a cenare. Aveva comprato noodles con brodo di pollo e involtini primavera. Mentre mangiavamo mi chiese quando avrei ripreso a lavorare e che magari avremmo potuto approfittarne per andare a pescare al molo, uno di quei giorni. Mi sentivo sempre più a disagio.
Poi riempì i bicchieri con del vino "Propongo un brindisi..." disse, invitandomi con lo sguardo a sollevare il mio bicchiere "... Brindiamo a questi involtini che sono davvero squisiti e..." fece una pausa, sorridendomi "...alla signorina Price che si sta finalmente riprendendo!" Gli sorrisi a mia volta, ma in realtà sarei voluta scomparire in quel momento.

La serata proseguì finendo la bottiglia di vino e facendo l'amore. Credo che si accorse che fossi strana, ma non mi disse nulla a riguardo, forse pensando che non mi fossi ancora ripresa fisicamente del tutto.

Il giorno seguente mi svegliai in tarda mattinata. Buttai il braccio alla mia destra, mentre ero ancora stordita dal sonno, e mi accorsi che Christopher non c'era. Mi incamminai verso la cucina e lo trovai seduto, pensieroso. Spostai lo sguardo verso il tavolo a fianco: una busta proveniente dalla caffetteria. E allora capii.
"Sono stato in caffetteria, poco fa, per portarti dei croissant..." iniziò a dire. "C'era il tuo datore di lavoro."
Mi venne da deglutire.
"Gli ho detto che stavi meglio, che presto saresti tornata..."
"Chris, posso spiegar..." mi interruppe.
"Ma mi ha guardato come se non avesse idea di cosa stessi parlando... Perché non me lo hai detto?"
Mi avvicinai, mortificata "Posso spiegarti tutto... Ti giuro che non volevo prenderti in giro... Ma non volevo farti allarmare!"
"Non volevi farmi allarmare?" rispose sbigottito "È da tre giorni che sono preoccupato per le tue condizioni di salute! Mi avevi detto che stavi male!"
"Lo so, Chris, lo so... Credimi. So di aver sbagliato! È che..." mi sedetti in preda allo sconforto "...È che ho avuto una brutta lite quel giorno con Johnny... E me ne sono andata, impulsivamente. Non volevo dirtelo perché avevo paura che mi giudicassi una folle... mi vergognavo."
Christopher, allora, vedendomi in quello stato, si calmò, prese una sedia e si mise di fronte a me, prendendomi le mani.
"Non potrei mai giudicarti, Suz... se te ne sei andata un motivo ci sarà stato." continuò "... Dai... dimmi, perché avete litigato?"
Lo guardai negli occhi. Cosa avrei dovuto dirgli? Che la lite era scaturita perché Johnny voleva mettermi in guardia da lui?! No, sarebbe stata la cosa più stupida da fare.
"...Voleva abbassarmi lo stipendio... quindi... mi sono ribellata. Ecco."
"Hai fatto più che bene allora! Evidentemente quell'uomo voleva solo sfruttarti... Dai, vieni qui..." mi portò verso di sé e mi strinse.
Mi sentii davvero in colpa nei confronti di Johnny. Lo feci passare agli occhi di Christopher come uno stronzo, uno sfruttatore di ragazze. Non se lo meritava.

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora