20. Un pacco smarrito

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"Spero davvero che voi due possiate essere felici. E che lui trovi la sua pace, insieme a te."

Quella frase mi riecheggiò in testa per parecchio tempo. Perché avrebbe dovuto trovare pace? C'era forse qualcosa che non mi aveva detto?

Passarono tre mesi e mezzo da quella strana vigilia, e quelle domande continuavano a martellarmi il cervello.
Io e Christopher stavamo insieme, ormai, da quasi 5 mesi.
"Ci pensi a come è nato tutto... tra noi, intendo..." mi faceva delle volte.
"Ricordo quando ti rividi al bar e sbagliai la decorazione del cappuccino..." gli rispondevo sorridendo.
"Cavolo... è pazzesco... sembra passata un'eternità, e invece no..."

Mi sentivo in colpa quando mi ponevo dei dubbi sulla sua trasparenza. Stavamo vivendo forse i mesi più spensierati della nostra storia. Dopo Natale avemmo una discussione per ciò che era successo con Grace, la matrigna. Piansi, perché non mi sentii affatto accettata da lei e dissi a Chris che forse era meglio staccare per un po'. In realtà, quella era l'ultima cosa che avrei voluto, ma allo stesso tempo non potevo tollerare di sentirmi un 'peso' per lei.
"Se, così su due piedi, ha fatto di tutto per umiliarmi, le prossime volte cosa farà? Alzerà la posta in gioco?!... Io non potrei sopportarlo!" gli dicevo piangendo.
Christopher continuava a ripetermi che litigando tra di noi, non avremmo fatto altro che fare il suo gioco, perché era quello il suo obiettivo e che Grace, in realtà, non era a me che puntava, ma solo ed esclusivamente a lui.
"Ha sempre cercato di mettermi i bastoni tra le ruote, sempre! E non le permetterò di distruggere anche il mio rapporto con te... quindi smettila di piangere!" mi diceva. A mente lucida ci riflettei: capì che aveva assolutamente ragione e che non avrei potuto darla vinta a quella strega, buttandomi così giù.

Durante quei mesi, Christopher riprese a lavorare a Londra. L'incarico a Norwich era andato in porto, e a breve sarebbe rinata una fabbrica di calzature in città.
Dopo le festività, iniziai la scuola guida e a breve avrei sostenuto l'esame finale. Christopher mi aveva spiegato un po' di comportamenti da tenere alla guida e parecchie volte si era prestato a farmi da insegnante, in modo da arrivare il più preparata possibile alla prova pratica. Non me la cavavo affatto male, ormai ero più che decisa a patentarmi.
Avevamo, infatti, concordato che per i primi tempi sarebbe stato lui a venire a Norwich, lavoro permettendo, e appena io mi fossi impratrichita a sufficienza, sarei andata io a Londra, considerando anche che il mio lavoro mi lasciava parecchio tempo libero.

A proposito del mio impiego, subito dopo le feste mantenni la promessa di trascorrere più tempo con Miss Dalloway. Le portai un'elegante confezione di cioccolatini e una palla di neve col Big Ben e tutte le varie attrazioni, appena tornata dal weekend.

Il nostro rapporto si fece sempre più stretto, più confidenziale, tanto che mi sembrava ormai di andare a trovare una mia vecchia zia, più che la mia datrice di 'lavoro'

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Il nostro rapporto si fece sempre più stretto, più confidenziale, tanto che mi sembrava ormai di andare a trovare una mia vecchia zia, più che la mia datrice di 'lavoro'.
Una sera, prima di tornarmene a casa, mi disse che un giorno mi avrebbe raccontato un po' di cose riguardanti la mia famiglia. Ma non capì di preciso a cosa si riferisse, e poi stavo per perdere il bus, quindi non ci prestai nemmeno troppa attenzione, sinceramente.

Così, i giorni volarono via velocemente e la città si apprestava ad accogliere la Primavera.

"Chris, stamattina il postino mi ha detto che c'è un pacco per me, bloccato alla sede centrale." gli feci una sera a casa, mentre gli massaggiavo il collo, indolenzito per le ore passate in ufficio.
"Quella di Londra?" rispose lui, accennando ogni tanto una smorfia di dolore.
"Sì, esattamente... mi ha detto che è lì da mesi, perché quando era venuto a consegnarmelo non mi ha trovata in casa e quindi l'hanno dovuto rispedire alla sede, da cui poi viene smistato tutto."
"E te lo dice solo adesso?"
"Ma no, è che Vincent ha avuto quel problema con la bambina, lo sai... quindi ultimamente lo aveva sostituito un tizio che non conosco, evidentemente ignaro della cosa."
"Beh, nessun problema, domani mattina lo vado a ritirare io... hai idea di cosa possa trattarsi?"
Ci pensai un attimo, ma non ne avevo la minima idea. "Assolutamente no, per questo son curiosa..."
"Domani il mistero sarà risolto allora!" concluse, dandomi una pacca sulla coscia.

In effetti, la mattina seguente, chiamai Christopher, per ricordargli di andare a prendere il pacco, e lui mi assicurò che lo avrebbe fatto durante la pausa pranzo. Erano circa le 10.30 quando parlammo al telefono, dopodiché ci fu un buco di circa 6 o 7 ore, non ricordo.
Iniziai a preoccuparmi tantissimo, anche perché non rispondeva né a messaggi né alle chiamate, ed incominciai a ipotizzare le peggiori tragedie, ormai presa dal panico.

'Scusami, ho avuto una serie di problemi a lavoro. Ti chiamo più tardi appena mi libero.'

Mi scrisse, ormai, sul tardo pomeriggio. Ma non chiamò più.
Decisi di non tartassarlo e aspettare che fosse lui a farsi sentire. Ero amareggiata e aspettavo da lui una spiegazione plausibile a quel comportamento.
La mattina dopo, verso le 8, ricevetti la sua chiamata.
"Ehi, scusami per ieri..."
Avvertì immediatamente che fosse successo qualcosa. Aveva un tono di voce strano, a tratti assente.
"Chris mi spieghi cosa diavolo è successo?! Stanotte non ho chiuso occhio!" gli dissi con voce accorata.
"... Te l'ho scritto... problemi a lavoro... non avevi motivo di preoccuparti così tanto..." mi rispose con freddezza.
"Preoccuparmi così tanto??!... Ti sembra normale sparire all'improvviso?! Non lo so... dimmi tu!"
"Senti, non voglio fare discussioni inutili. Adesso devo andare. Non penso che stasera potrò venire a Norwich. Ci sentiamo più tardi..." disse con un tono fin troppo serio.
Mi fece innervosire quel suo comportamento "Oh bene! Ma certo, sentiamoci quando mi concederai del tempo!... Almeno hai preso quel pacco che ti avevo detto?!"
Silenzio. "... Non c'era nessun pacco a tuo nome alla posta. Evidentemente lo avranno smarrito."
Mi sembrò abbastanza strano. Vincent mi aveva informata appena qualche giorno prima di quel pacco, credevo che il distretto di Norwich si tenesse costantemente aggiornato con Londra. Che non lo avessero avvisato correttamente della cosa? Questa domanda lasciò spazio alla rabbia che in quel momento nutrivo per la faccia tosta di Chris.
"Beh, allora ciao! Quando ti ricorderai di avere una ragazza, chiamami!" gli chiusi il telefono in faccia.

Nessuno mi avvertì che quello sarebbe stato l'inizio dell'ombra.

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora