14. Risvegli

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Rimanemmo a letto parecchio tempo.
Ricordo che il postino bussò più volte alla porta "Signorina Price?..." diceva "Signorina Price, è in casa?... C'è un pacco per lei...". Ma ero troppo svinita e intontita per avere anche solo il pensiero di alzarmi dal letto.
Christopher dormiva come un bambino. Stava a pancia in giù, con le braccia strette al cuscino e il viso rivolto verso di me. Amavo quel viso. Aveva labbra leggermente carnose, ciglia lunghe, pelle chiarissima e quell'inconfondibile taglio orientale degli occhi.

Stentavo a credere che lui fosse davvero qui, con me, nudo, sul mio letto

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Stentavo a credere che lui fosse davvero qui, con me, nudo, sul mio letto. Improvvisamente mi sentii così fortunata e riconoscente verso la vita, che quasi mi venne da piangere. Non avevo passato anni facili, per niente. E adesso sembrava che il destino volesse donarmi un'occasione di rivalsa, una rinascita. Era magnifico.
Iniziai a sentire freddo, perché ero completamente nuda e i nostri corpi stavano lentamente disperdendo calore. Tirai più in su il piumone e mi accoccolai vicino a Chris. Lui lo sentii e portò un braccio sul mio ventre, stringendomi.
Poi aprì leggermente gli occhi "Ciao..." sussurrò. "Ciao..." risposi accennando un sorriso.
"Da quanti giorni siamo qua sopra?"
Scoppiai a ridere "Meno di quanto tu possa pensare!"
"Allora potremmo puntare a un record, e magari starcene sotto le coperte per sempre..." rispose, portandomi il viso contro al suo petto.
"Beh... È un proposta allettante... Decisamente..." dissi sorridendo e stringendolo.
"E c'è qualcosa che ti impedisce di farlo?" mi guardò con la coda dell'occhio.
Guardai l'orologio. Le 14.45.
"Cavolo, sì!" dissi alzandomi velocemente "Alle 15 ho il turno pomeridiano in caffetteria... È tardissimo, Johnny mi ucciderà!"
Chris alzò il petto, poggiando i gomiti sul materasso "... Ti accompagno io... Ho la macchina parcheggiata davanti casa" disse, ancora stordito, seguendomi con lo sguardo.
"Okay okay... grazie" risposi, mentre tentavo freneticamente di inserire le gambe nei jeans. "Però vestiti!" gli lanciai in faccia la maglia "Non vorrai mica accompagnarmi nudo! Scandalizzeresti tutti i miei clienti!"
Prese in mano la maglietta e sorrise.

Arrivammo davanti al locale alle 15.10. Christopher arrestò la macchina davanti l'ingresso "Beh... Mi sa che devi proprio andare..."
"Sì... Mi sa di sì..." dissi, prendendo in mano la borsetta. Ci fu uno strano momento d'imbarazzo. Credo che quello fu l'istante in cui davvero ci rendemmo conto di cosa era successo tra noi due, quella mattina.
Avvicinai il collo e gli diedi un bacio "Stasera chiamami..." mi disse sottovoce. Scesi dalla macchina e lui ripartì.

Corsi dentro la caffetteria, Johnny stava passando lo strofinaccio su un tavolo.
"Lo so, lo so!" dissi ad alta voce entrando e buttando il cappotto sull'appendi-abiti. "Sono in ritardo, lo so!"
"... Di quasi 15 minuti" completò Johnny guardandomi con aria di rimprovero. "Almeno mi spieghi cosa è successo? Sei sempre arrivata in anticipo, mi ero preoccupato che ti fosse accaduto qualcosa." Notai che era sinceramente allarmato. Doveva volermi bene più di quanto pensassi.
"Ma no, tranquillo, non è successo nulla... è solo che mi sono appisolata dopo pranzo e non ho puntato la sveglia" risposi per rassicurarlo.
Per fortuna non era ancora entrato nessun cliente, la sala era completamente vuota.
"Deve essere stato particolarmente piacevole... questo... pisolino..." mi disse con un tono strano, continuando a pulire il tavolo, senza guardarmi.
Stavo per andare in cucina, ma appena disse quella frase mi arrestai. "... Che intendi dire?" risposi, voltandomi verso lui.
Buttò lo straccio sul tavolo "Ti ho vista... adesso, in macchina... con quell'uomo che è venuto qualche volta qui in caffetteria... io ricordo tutti i miei clienti! E di certo non mi dimentico di una faccia nuova!"
"E quindi?!" risposi spalancando le braccia "Dove sta il problema?!" iniziai ad innervosirmi.
"Non c'è alcun problema, Suz! Puoi fare ciò che vuoi della tua vita... Dico solo che... beh, da quanto tempo lo conosci, un mese?! Forse? E quante volte lo avrai visto... 3, 4?! Penso solo che tu debba stare attenta, ti fidi troppo facilmente delle persone!"
Non ci vidi più per la rabbia.
"Che diavolo di discorso è questo?! Mi parli come se fossi una stupida!"
"Almeno sai quanti anni ha quell'uomo?!"
"Sì!" risposi, ormai, urlando "Ha 32 anni! È un problema pure questo?!"
"Non sto dicendo questo... penso solo che tu debba stare attenta, ecco! È pur sempre un uomo a tutti gli effetti, e tu sei pur sempre una ragazzina!"
A quel "ragazzina" esplosi definitivamente "COSA??! Ho 21 anni, sono bella cresciuta già da un po'! A che titolo ti permetti di farmi la ramanzina?! Beh, ti do una notizia: TU NON SEI MIO PADRE ED IO NON SONO TUA FIGLIA! METTITELO BENE IN TESTA!"
A quel punto piombò il silenzio. Johnny si ammutolì e non disse più nulla fino alla chiusura del locale.
Credo di averlo ferito, parecchio. Forse ho esagerato dicendogli quelle parole, ma non me ne resi conto quella volta. Certe cose le capisci solo col tempo. Non penso che avesse la presunzione di volermi fare da padre, ma credo che, beh... forse gli sarebbe piaciuto, ecco. Non aveva figli, solo un disastroso matrimonio alle spalle. Avrei dovuto essere più sensibile nei suoi confronti... e invece lo feci sentire una merda.
Quando terminai il mio turno ero talmente arrabbiata che gli diedi in mano il mio grembiule, dicendogli che non sarei più tornata e che poteva cercarsene un'altra.
Uscì di corsa dalla caffetteria, con l'idea di iniziare a fare solo quello che reputavo più giusto per me, da quel giorno in poi.

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora