Non ho mai avuto piena consapevolezza del mio corpo. È strano da dire, ma non mi guardo spesso allo specchio, quando esco dalla doccia. Non è che non mi piaccia il mio aspetto, è che non penso di essere abbastanza attraente. Non ho un seno particolarmente sviluppato e la mia pelle mi sembra sempre troppo poco colorita. Eppure ho avuto parecchi ragazzi, negli anni, che mi facevano il filo, fin dai primi anni di liceo. E oggi che posso reputarmi una giovane donna, noto gli sguardi dei passanti ogni tanto, certi uomini stempiati che ti scrutano come se volessero farti una radiografia. Johnny mi dice spesso che dovrei avere una maggiore considerazione di me stessa, che mi butto troppo giù e che devo imparare a guardarmi per come sono. Ma io, chi sono? È una cosa che sto ancora cercando di capire.
Erano questi i pensieri che mi passavano per la testa quando la mattina dopo il nostro primo bacio, mi risvegliai in mezzo alle coperte stropicciate. Ero molto assonnata, Christopher mi aveva scortato fino a casa quella notte, ma riprendemmo a baciarci sotto il portico, davanti la porta d'ingresso, e non ricordo se si fecero le 2 o forse le 3 del mattino.
Ma non me ne fregava niente della sonnolenza... Ero talmente felice che mi sembrava di aver fatto un meraviglioso sogno fino a quel momento. Mi rigirai un altro po' sul letto, poi, Sandy, la mia gattina bianca di appena 3 mesi, saltò sul piumone, miagolando perché era l'ora della pappa.Il sole entrava debole dalla finestra che dava sul cortile. Era una mattina fredda, come sempre, oramai, ma non c'era nulla che quel giorno avrebbe potuto darmi fastidio: mi sentivo in pace con l'intero universo.
Infilai la vestaglia, le pantofole e scesi dal letto. Mi recai in cucina, c'era qualche piatto sporco nel lavabo, ma nemmeno ci feci caso. Aprì il frigorifero, quasi vuoto, presi la scatola del latte e ne versai un po' dentro la ciotola di Sandy. L'accarezzai fino alla coda, accompagnandola verso il latte. Amavo i gatti. Al mio quinto compleanno papà me ne regalò uno, tutto nero e con un piccola chiazza chiara sulla fronte. Lo chiamai Teo e divenne in breve tempo il mio migliore amico. Dopo qualche anno, Mattew Brighton, un ragazzetto che abitava a qualche isolato da casa mia, ebbe la brillante idea di scorrazzare nel quartiere insieme ai suoi amici, con la macchina del padre (naturalmente ignaro di tutto). Il genio non sapeva nemmeno portarla decentemente e rischiò quasi di mettere sotto la signora Scott, che però non si fece nulla. Purtroppo Teo non ebbe la stessa fortuna. Inutile dire che quando suo padre scoprì l'accaduto e Mattew, per punizione, fu costretto a ritirarsi dalla squadra di football, io ne fui estremamente felice.
Mi sedetti a fare colazione. Mentre mescolavo lentamente i cereali, con la testa fra le nuvole, mi arrivò un messaggio. Afferrai il telefono immediatamente:
'Lascia che il vento mi porti da te... questa mattina è troppo fredda senza le tue labbra...'
Era una frase tratta da una canzone che sentii spesso passare in radio, qualche anno prima. Christopher era davvero incredibile, non perdeva mai occasione di stupirmi. Col sorriso a 32 denti risposi
'Forse il vento saprà portarti fin qui allora... L' indirizzo adesso lo sai... Ti aspetto per fare colazione :)'
Dopo 20 minuti suonò il campanello di casa. Mi precipitai alla porta, ancora in vestaglia, e aprì velocemente.
Chris aveva in mano una busta della caffetteria e nell'altra un bellissimo tulipano arancione.
"Spero di essere ancora in tempo per la colazione" sorrise e subito gli misi le braccia al collo, baciandolo col sorriso ancora stampato sulle labbra.
Lo feci accomodare in cucina, scusandomi per il disordine.
"Cosa c'è qui..." dissi aprendo la busta. Erano due grossi muffin alla cannella. Non potevo crederci. Spalancai gli occhi e lo guardai, "Un giorno mi dicesti che te li preparava tua nonna e li adoravi... Non immagini il giro che ho fatto per trovare un posto che li facesse" rispose.
"Come cavolo fai a lasciarmi sempre senza parole... È di una dolcezza unica questa cosa..." dissi mentre ne prendevo uno in mano. Mi abbracciò da dietro, mentre ero poggiata al bancone e mi diede un bacio vicino la bocca "Farei qualsiasi cosa per farti sorridere..."
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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso
RomanceRimasi quasi perplessa dalla perfezione del suo viso, "C'è una nebbia terribile stamattina..." esordì quell'uomo, rivolgendosi ai colleghi, che lo aspettavano seduti al tavolo della caffetteria. Non avrei mai pensato che quello sarebbe stato l'inizi...