Trascorsero 23 giorni dall'incidente. Non lo lasciai solo nemmeno per un istante, in quella scarna e asettica camera d'ospedale. Johnny, sconvolto quanto me, mi aveva detto di non preoccuparmi del lavoro, di prendermi tutto il tempo necessario. La signora Dalloway, invece, aveva avuto il secondo attacco ischemico nel giro di due settimane, ed era stata portata a casa del figlio.
Trascorrevo il tempo tra la macchinetta del caffè e la seduta accanto a Christopher. Iniziai a fare un album, con le nostre foto: erano tutte quelle che avevo scattato da quando mi aveva regalato la polaroid... ed erano bellissime. Decisi che glielo avrei consegnato per il nostro primo anniversario. Mancava davvero poco a quella data.
Un'altra cosa che facevo tutto il giorno era parlargli, raccontargli la qualsiasi. I dottori mi avevano detto che gli sarebbe stato senz'altro utile, per accelerare i tempi di guarigione. Così, gli parlavo di quante cose avessi appreso al corso di fotografia, di come mi sarebbe piaciuto comprare un divano a tre posti, del viaggio in Italia che avrei voluto intraprendere insieme, una volta finito tutto.
"Magari potremmo andare in Toscana, a bere il tuo vino preferito... che ne pensi?" gli feci, mentre incollavo l'ennesima foto sull'album. "Oppure Roma!... Oh, tu non hai proprio idea di quanto vorrei vederla!" presi le forbicine per ritagliarne una.
D'un tratto, l'indice di Christopher iniziò leggermente a muoversi.
Le forbici mi scivolarono dalle mani "Oh mio dio... Chris!" mi precipitai a chiamare l'infermiera.Fu un risveglio graduale, che durò un paio di ore. I medici lo stavano monitorando minuziosamente, spiegandomi che quello era uno dei momenti più delicati del processo di guarigione. Le prime reazioni agli stimoli esterni riguardarono le dita, poi gli occhi.
Ero lì, come sempre, seduta al suo fianco, quando le palpebre iniziarono a tremare.
Schiuse lentamente gli occhi.
"Ehi... ciao amore mio..." gli dissi, piangendo e sorridendo allo stesso tempo.
Christopher ruotò gli occhi verso di me, accennando un sorriso.
A quel punto mi fecero allontanare dalla stanza, perché dovevano eseguire tutta una serie di controlli per testare i suoi riflessi e la capacità di linguaggio.Una dottoressa, dopo circa un'ora, venne a parlarmi "Il signor Nolan sta bene. Ha ripreso conoscenza e i riflessi non risultano compromessi. Ha solo qualche difficoltà nel linguaggio, più precisamente nella modulazione di parole troppo complesse, ma questa è una lacuna che verrà colmata col passare dei giorni. Per quanto riguarda l'aspetto motorio, già da domani inizieremo un programma di riabilitazione al reparto adiacente di fisioterapia, in modo che, tra circa 3 settimane, potrà riprendere una vita normale e autonoma. Se non ha domande da farmi, l'accompagno volentieri da lui. È stato trasferito in una stanza più ampia."
Ci dirigemmo, quindi, verso la camera. La dottoressa mi fece segno di attendere 2 secondi. Una vetrata dava direttamente verso l'interno. Appena vidi Chris, sveglio, cosciente, il cuore iniziò a esplodermi in petto.
La dottoressa gli disse velocemente qualcosa, poi uscì dalla stanza "Christopher la sta aspettando" mi sorrise e si congedò.
Entrai, cercando di fare il minimo rumore "Ehi..."
Christopher si voltò verso di me, gli occhi gli si illuminarono "Suz..." disse con un filo di voce, sorridendomi.
Mi buttai sul suo petto, piangendo "Amore mio!"
Chris accennò un piccolo lamento, non mi accorsi di essere stata troppo brusca.
"Merda! Scusami... ti ho fatto molto male?"
Sorrise "Sei così bella, sembri un angelo... Sono forse morto?"
Non aveva di certo perso il senso dell'umorismo.
Mi misi seduta al suo fianco "Nah, ancora no!" ci guardammo negli occhi, divertiti.
Ci fu un attimo di silenzio "... non immagini quanto mi sei mancato." gli occhi si fecero lucidi.
Alzò molto lentamente la mano e la posò sulla mia.
"Da quanto tempo sono qui..."
Deglutì "Sono passati 23 giorni dall'incidente..."
Rimase stupito "Wow... non ricordo nulla di quella sera. Ho... come si dice... rec... ret..."
"Resettato."
"Esatto...r-e-s-e-t-t-a-t-o." aveva un'espressione abbastanza confusa "Non so nemmeno esprimermi decentemente..."
Gli presi il volto delicatamente "È normale, amore... sei sveglio solo da poche ore. Noterai miglioramenti di giorno in giorno."
Poi continuai "Quindi... non ricordi proprio nulla di quella sera?"
Christopher ci pensò un po' su, ma poi con tono sconfitto "No... è tutto confuso... Ricordo solo che ero stanco e poi delle luci... O un flash... non so."
"Okay fa niente, non sforzarti troppo a ricordare... tutto affiorerà naturalmente col tempo." gli diedi un leggero bacio sulle labbra "A me basta solo che tu ti ricordi di me!"
"In effetti iniziavo a chiedermi chi diavolo fossi..." sorrise lievemente, poi cambiò espressione.
"Ti senti bene?..." gli misi una mano fra i capelli.
"Sì... è solo che ogni tanto ho dei forti giramenti di testa..."
"Devi riposare... questa è l'unica cosa da fare al momento. Non preoccuparti di nient'altro, ho già avvisato settimane fa l'azienda. È tutto apposto."
Scese un po' con la schiena, per mettersi più comodo sul cuscino, era chiaramente senza forze "Mi servirebbe un favore enorme..." disse, tossendo "Dovresti passare da casa a prendere il mio portatile..."
"Chris non puoi assolutamente lavorare!... Quale parte di riposo assoluto non ti è chiara?"
"Ti prego, devo solo inviare due mail... e poi potrai riportarlo via."
Lo guardai perplessa.
"Per favore... non sono morto di coma, ma morirò sicuramente di noia se continuo a rimanere con le mani in mano..."Riuscì facilmente a convincermi. Presi le chiavi di casa dalla sua valigetta e lasciai il St. Mary Hospital. Mentre ero in macchina pensai che quella si stava rivelando l'occasione perfetta non solo per prendere il pc di Christopher, ma anche per cercare qualcosa che mi apparteneva. Dovevo trovare quel pacco.
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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso
RomantikRimasi quasi perplessa dalla perfezione del suo viso, "C'è una nebbia terribile stamattina..." esordì quell'uomo, rivolgendosi ai colleghi, che lo aspettavano seduti al tavolo della caffetteria. Non avrei mai pensato che quello sarebbe stato l'inizi...