19. Weekend londinese - Pt. 2

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"Dai, scegline una!" esclamò Christopher, indicando uno scaffale stracolmo di vini di qualsiasi genere.
"Chris... non lo so... sono così tanti..." gli risposi insicura, con lo sguardo perso tra le bottiglie.
Eravamo andati in un elegante boutique della città, la mattina seguente. Volevamo portare una bottiglia di ottimo vino alla cena di quella sera, e Christopher voleva che fossi io a sceglierla. "Fidati che lo conquisterai in un attimo, quando dirò a mio padre che hai deciso tu" mi aveva detto, poco prima di entrarci.
"Lascia che sia il vino a scegliere te... e non il contrario."
Mi voltai verso di lui, fulminandolo "Ma seriamente fai?!"
Scoppiò a ridere. Lo divertiva un mondo vedermi in difficoltà.
"Beh... T'oh, scelgo questo!" presi a caso una bottiglia e gliela consegnai nelle mani.
"Uhm... uno Chardonnay del 2001, ottima scelta! Si vede che ci sai fare!"
"Sei un cretino." gli risposi, sorridendo.

Il pomeriggio iniziammo a prepararci. Fu in quel momento, mentre infilavo il vestito nero di pizzo, che la tensione iniziò a farsi sentire. Christopher era in bagno a farsi la barba. "Raccolti o sciolti???" gli urlai dalla camera da letto, mentre mi guardavo indecisa allo specchio.
"Che?!" rispose lui.
"Raccolti o sciolti i capelli???" replicai.
"Ah... beh, raccolti! Ti si vede meglio il viso!"
Li sistemai. Ci tenevo a presentarmi al meglio.

Christopher entrò in stanza

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Christopher entrò in stanza. "Wow...", mi guardò esterrefatto.
"Allora, cosa ne pensi?" chiesi nervosamente, tirandomi più in giù l'abito.
"Ciò che al momento sto pensando è censurabile in almeno 120 Paesi, quindi è meglio non dirtelo." disse con un sorriso malizioso, mentre continuava a squadrarmi dalla testa ai piedi.
Portava un completo scuro, con un sottile cravattino bordeaux, fissato da un fermacravatta argento. Era molto di classe.
Andai a sedermi sul letto, con l'espressione di chi ha la testa stracolma di pensieri. "... E se non dovessi piacergli?" dissi, continuando a fissare davanti a me.
Christopher mi si avvicinò e con un sorriso mi rispose "È impossibile non innamorarsi di te. Solo a un folle potresti non piacere... tranquillizzati. È solo una cena. Niente di più." mi baciò velocemente la fronte e andò a prendere il cappotto.

Arrivammo davanti casa della sua famiglia alle 19, circa. Nell'aria riecheggiavano i canti natalizi che i bambini andavano a eseguire di porta in porta.
La casa si trovava alla periferia di Londra, in un largo viale di villette a schiera, in perfetto stile british. La strada era piena di luci, le case addobbate nei minimi dettagli e nemmeno la loro mancava all'appello.
Scendemmo dall'auto, feci un respiro profondo e gli strinsi forte la mano. Percorremmo il vialetto, fino alla porta.

"Buon Natale!" esclamò col sorriso il padre di Chris, spalancando la porta. Mi fece, fin dal primo istante, un'ottima impressione. Fu davvero accogliente. Abbracciò affettuosamente Christopher, poi si rivolse a me "È un piacere conoscerti, io sono Albert." mi strinse la mano e sorrise. "Il piacere è mio, signor Nolan... questo è per lei, buon Natale." gli diedi la bottiglia di vino.
"Uno Chardonnay! Ma è fantastico!" disse entusiasta, guardando l'etichetta.
"Vieni... accomodati, accomodati"
Arrivammo in sala da pranzo, arredata tutta in legno di quercia lucida. Albert andò a sistemare la legna del camino.
Girata di spalle, verso la finestra, c'era una donna che fumava.
"Quante volte ti ho detto di non fumare dentro casa?!... Qua dentro non si respira per il fumo." le disse Christopher, infastidito.
"... Buon Natale anche a te, caro." rispose impassibile la donna, girandosi lentamente.
Posò lo sguardo su di me. "Oh, abbiamo ospiti stasera? Perché nessuno mi ha avvertita?" si fece avanti, senza distogliere lo sguardo. Sembrava avesse dei pesi alle caviglie, per quanto lentamente si muovesse.
"Tu devi essere la ragazza di Christopher..."
"Ehm, si... piacere di conoscerla, signora..." quella donna non mi piaceva affatto.
"Sono Grace... accomodati pure in tavola. Lo stufato è quasi pronto." distolse finalmente lo sguardo e se ne andò in cucina.

La cena iniziò alle 19.30 in punto. Sedevamo attorno a un tavolo rettangolare, apparecchiato di tutto punto. Richard e Grace a capotavola, io e Chris uno di fronte all'altro, ai lati.
"Ti piace Londra, Suzanne?" mi chiese il padre, mangiando un cucchiaio di purè.
"Oh, Londra è sempre stata magica... è innegabile... ma non so se sarei in grado di viverci"
"Come mai, cara?"
"Beh, forse è un po' troppo caotica per i miei standard" gli risposi, sorridendo.
"Del resto Londra non è per tutti..." intervenne la matrigna, sorseggiando il vino. Christopher la guardò con durezza.
"Piuttosto, dimmi... In cosa ti sei laureata?" continuò, con tono quasi compiaciuto.
Mi voltai un istante verso Christopher, presa dall'imbarazzo. "Suzanne non è laureata. Ma lavora e si dà da fare più di quanto tu possa immaginare." troncò lui, prendendo le mie parti.
"Credo che lei sappia benissimo rispondere da sola, non è vero, Suzanne?" si rigirò verso di me, con un sorrisino falsissimo. "E che lavoro fai, allora?"
Mi presi un secondo. Poi risposi "Faccio compagnia a una vecchia signora a cui è morto da poco il marito e che soffre la solitudine..."
"È davvero una cosa bella quella che fai..." disse sorpreso Albert.
A quel punto, però, Grace soffocò una risata. Ci girammo tutti verso di lei. "... Oh, scusate... è solo che... È divertente!"
"Cosa c'è che ti fa ridere." disse a muso duro Christopher, cercando di mantenere la calma.
"A 21 anni è solo da stimare una ragazza che fa una cosa del genere!" continuò lui.
Improvvisamente la matrigna mi guardò stupita "21 anni?!..."
Volevo sotterrarmi.
"Com'è che si dice?... " fece, rivolgendosi ad Albert, che però non capì "... Se non puoi averla intelligente, prendila almeno giovane!" sbottò in una risata acuta e fastidiosa.
Mi sentii morire... perché mi stava facendo questo? Perché umiliarmi?
Christopher stava per rispondere, ormai paonazzo in viso ma, preso dall'imbarazzo, il padre si alzò dal tavolo "Ehm... Chi vuole ancora stufato???" esclamò a voce alta, come a voler coprire la misera figura fatta dalla moglie.
Guardai Chris negli occhi, lanciandogli quasi un segnale di aiuto, "STA TRANQUILLA" mi disse al labiale.

Terminata la cena, ci spostammo in salotto, davanti al caminetto acceso.
"Grace" disse Christopher, guardando con freddezza la matrigna "... puoi venire in cucina, ad aiutarmi a tagliare il dolce, per favore?"
Si allontanarono e rimasi seduta insieme ad Albert.
Iniziai a sentire Christopher e Grace che discutevano con toni particolarmente accessi, ma non riuscì a distinguere nemmeno una parola di ciò che dicevano.
Suo padre mi sorrise, abbastanza imbarazzato "Mi scuso a nome di mia moglie per prima..."
"Non si preoccupi, signor Nolan, davvero..."
"Capisco bene che non è facile parlare con Grace." sospirò "Sai, negli ultimi anni è cambiata molto... il medico dice che potrebbe essere dovuto alla menopausa, ma io non so fino a che punto crederci..."
Poi, con dolcezza, mi disse "Ho visto come ti guarda Christopher."
Rimasi ad ascoltarlo.
"Riconosco quello sguardo... è lo stesso con cui io guardavo sua madre." deglutì, trattenendo l'emozione.
"Mi conforta sapere che ha incontrato una ragazza come te... Sei in gamba, lo si vede dagli occhi."
Gli sorrisi. Mi commosse sentire quelle parole.
"Spero davvero che voi due possiate essere felici. E che lui trovi la sua pace, insieme a te."

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora