17. Tre rimbalzi

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"Come si chiamava tua madre?"
Christopher gettò un sassolino in acqua. Tre rimbalzi.
"Se non ne vuoi parlare, posso capirlo." continuai, prendendo a mia volta un piccolo ciottolo. Cinque rimbalzi.
"Adelyn, si chiamava Adelyn". Sei rimbalzi.
Le sponde del Wensum sono un posto piacevole dove trascorrere una mattinata in tranquillità.
Era quasi giunta la vigilia di Natale, ma quel giorno Norwich si era svegliata con un cielo sorprendentemente assolato. Decidemmo, quindi, di vederci per fare una passeggiata al fiume.

Stavo ritrovando la serenità

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Stavo ritrovando la serenità. Il nuovo lavoro procedeva bene, a dire il vero non lo consideravo nemmeno un vero e proprio lavoro. Andavo a trovare Miss Dalloway ogni pomeriggio, alle 18. Mi offriva sempre thè nero e pasticcini al rosmarino. Da quel momento in poi, iniziava il mio compito: ascoltarla in un interminabile racconto che partiva dai ricordi dei giorni felici con l'ormai defunto marito, fino all'elenco di tutte le pellicce che custodiva gelosamente nell'armadio. Il tutto mentre lavorava all'uncinetto l'ennesimo centrino. Non potevo di certo lamentarmi.

"Quanti anni avevi quando..."
"...Quando è morta?" disse Christopher, continuando a lanciare sassi. Sette rimbalzi. "Non mi offendo mica se usi quella parola. Avevo 7 anni. In famiglia tutti sapevano che era morta, ma a me lo dissero solo il giorno dopo."
Mi voltai verso di lui "E perché una cosa del genere..."
"Mio padre non riuscì a dirmelo inizialmente. Non ne ebbe la forza. Ero molto legato a mia madre... fino all'ultimo giorno ricordo che le portai la colazione a letto, toast imburrati e succo. Ormai era arrivata allo stadio terminale della malattia, i medici dissero a mio padre che avrebbe potuto portarla a casa, perché le rimanevano circa due mesi di vita. A me, ovviamente, raccontò una versione diversa, cioè che mamma stava tornando a casa perché doveva farsi bella per essere accolta in cielo e diventare un Angelo. Non la presi male, perché ero convinto che sarebbe guarita e che avremmo ripreso a fare tutte quelle cose che facevamo fino a un anno prima..." Un altro sasso. "...ma purtroppo non fu così." Un solo rimbalzo. "Merda!"
Lo ascoltavo parlare, rimanendo in silenzio. Raccontava del suo passato con apparente distacco, ma si capiva dagli occhi che quello era solo un suo modo per proteggersi dal dolore.
Mi guardò "Vuoi farmi altre domande?"
"Se non te la senti, no..."
"Beh, dovrei prima conoscere la prossima domanda."
Tentennai un attimo e poi ci provai "Che mi dici della tua matrigna?"
Fece un sorrisino nervoso, come se non se lo aspettasse.
"Onestamente, anche volendo, non saprei che dirti. Non siamo mai stati in buoni rapporti e, appena raggiunsi la maggiore età, me ne andai di casa perché non tolleravo più di vivere sotto lo stesso tetto."
"Deve essere terribile..."
"Terribile è il miglior complimento che tu possa farle. Io la definirei più un'acida stronza senza scrupoli. Però, punti di vista."
Era palese la rabbia che Christopher nutriva ancora nei suoi confronti, quindi decisi di fermarmi lì con le domande, senza più muovere il coltello nella piaga.

Iniziammo a passeggiare lungo la riva.
"Ti andrebbe di venire a Londra, con me, questo weekend?"
Lo guardai con stupore.
"Sarebbe magnifico... ma come faccio con la signora Dalloway?"
"A quello non ci pensare... troveremo una scusa credibile..."
"Del tipo?"
"Beh..." ci pensò un attimo "... sei stata rapita dagli alieni, che vogliono studiarti il cervello!"
Iniziai a ridere, mentre continuavamo a procedere verso il molo.
"...Oppure, no, aspetta! ...Devi andare in Alaska per salvare gli orsi bianchi dall'estinzione!"
"Ahahahah... ma quanto sei scemo" gli diedi una pacca sul sedere.
Mi prese dal braccio e mi strinse a sé "Non mi importa cosa penserà la tua dolce vecchietta..." mi baciò "... perché questo weekend sei solo mia."

"

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Lost in your shady face - L'ombra del tuo viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora