Tutto intorno a lui era diverso.
Qualsiasi oggetto, qualsiasi essere vivente aveva dei contorni lineari, simili al leggero tratto di una matita, riempiti con dei colori a pastello che non coprivano del tutto il loro proprietario, lasciando qualche spazio vuoto. Questi colori erano in continuo movimento, senza mai fermarsi, senza mai stancarsi. Il demone si alzò, scoprendo che anche lui era nella stessa situazione. Si guardò le mani preoccupato, ammirando quelle linee color carne apparire e sparire d'innanzi ai suoi occhi.«D-dove mi trovo?» Domandò, guardandosi intorno.
Era una foresta vagamente familiare, l'intera piana ricoperta da alti e magnifici pini. La neve tappezava tutto, dando un'aria omogenea a quel paesaggio. Hero decise di esplorare quel luogo, tentando in vano di ricordare. Più camminava, più aveva l'impressione di star girando attorno. Improvvisamente, il cielo si fece buio e la neve, che prima cadeva morbida e placida, si fece aggressiva e pericolosa. Il moro si strinse le spalle con le braccia, tentando di riscaldarsi.
«Oh piccolo, cosa ci fai qui?».
Hero alzò la testa, cercando la provenienza di quella voce tanto familiare. Ma nulla, la neve era troppo fitta per poter scorgere qualcosa!
«Ti hanno abbandonato piccolo? So come si ci sente, ma non temere ora ci sono io».
Queste frasi...anche queste erano familiari!
Ma come poteva essere?
Forse iniziava a capire, fors-....
Per un istante vide se stesso, il piccolo bambino che era scappato al fratello e che aveva rinunciato alla libertà per quel piccolo fagotto. Quel neonato che non sospettava per niente sarebbe divenuto così significativo per lui.
...
Buio!
Lo inghiottiva, lo incatenava a terra senza via di fuga. Sentiva freddo e una forte fitta al petto bruciava infinitamente. Abbassò lo sguardo notando un abbondante rivolo rosso scarlatto fuoriuscire da una ferita nel suo petto, lunga e profonda. La testa iniziò a girargli, mentre che quei colori pastello lo accecavano e confondevano.«I-io ti ho ucciso, io ti ho trattato da nemico, IO TI HO ODIATO!! Quando tu, non sei mai stato una minaccia...» Disse fra le lacrime la figura a pastelli di Lyon.
Reggeva debolmente la spada di diamante, mentre che la luce dei suoi occhi si spegneva lentamente.
«N-NO! NON È COLPA TUA!» Protestò Hero, alzandosi traballante.
Barcollò da lui e gli mise le mani intorno al viso, accarezzandogli gli zigomi ricolmi di perle diamantine.
«Tu non sei responsabile di ciò, io non avrei mai dovuto sottostare alle crudeltà di Notch, non avrei dovuto lasciarti...io ho sempre avuto il compito di proteggerti e ho fallito...» Disse, con voce spezzata e le lacrime agli occhi.
Lyon lo abbracciò, accarezzandogli la schiena percorsa dai singhiozzi. Ora era il demone ad essere il cucciolo in difficoltà, colui che aveva bisogno di conforto, di supporto...del suo leone!
«Anche tu hai dei limiti, ma non tutto è perduto...vai da lui! Entrambi ne avete bisogno» Disse il castano, staccandosi dall'abbraccio.
Il demone lo guardo perplesso, finché quel Lyon a pastelli non si dissolse in una nuvoletta bianca che aggirò Hero. Rimase senza fiato, incapace di compiere anche la più piccola delle azioni.
[...]
«LYON!» Gridò di getto Herobrine, alzandosi dalla sabbia.
Era solo un sogno, uno strano e meraviglioso triste sogno.
Si strinse le gambe al petto, mentre che le lacrime scendevano copiose dalle sue orbite bianche più della luna che ora spendeva sulle limpide acqua nere inchiostro.«...S-scusami L-Lyon...» Farfugliò fra i singhiozzi, mirando con rabbia la barriera azzurrina dinnanzi a lui.
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Heylà people,
Mi sento soddisfatta, questo capitolo e venuto stupendo **^**
Ve lo aspettavate un sogno così?
Bhe, non avete idea di ciò che sta per accadere UwU
Saluti dalla cioccocida!
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"Ꮍꮻꮜ ꭺꭱꭼ ꮇꭹ ꭰꭱꮜꮐ" (Ꮋꭼꭱꭹꮻ𝙽)
أدب الهواةLa sto revisionando (loading ...) - - - - - - - - - - - «Mi hai ripescato da sotto le onde e con la tua ancora hai rapito il mio cuore». «La tempesta che vedi non è un cattivo segno, solo il risultato di ciò che mi hai donato...amore mio!». ...