Capitolo 5 - Solo

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A causa degli avvenimenti del giorno prima quella notte non riuscii a chiudere occhio. L'idea che un criminale così pericoloso avesse un vantaggio sulla polizia mi assillava e cercavo di capire come facesse ad essere un passo avanti a noi.
La mattina dopo mi presentai in centrale a dir poco sfinito nonostante i tre caffè assimilati in precedenza. Giunto alla mia postazione notai che Pillow non c'era; chiesi in giro se qualcuno lo avesse visto, ma nessuno mi seppe dare una risposta.
- Probabilmente starà indagando per conto suo... - mi fece Mac Phil - quando fa sul serio è capace di sparire per settimane senza lasciare traccia. -
- Avrebbe potuto almeno avvisarmi. - commentai irritato, forse per i troppi caffè.
- Ti conviene abituarti, Jonathan odia il lavoro di squadra e dubito che cambierà mai. -
- Non capisco proprio perché si ostini tanto, dopotutto sono il suo partner; avrò pur diritto a sapere dove si trova! -
- Quindi tu non conosci la storia. - disse Mac Phil rabbuiandosi.
- Di cosa stai parlando? -
- Vedi - cominciò Mac Phil con voce grave - Jonathan non è sempre stato così. Qualche anno fa aveva una partner, il suo nome era Shirley Clark; era una donna bellissima e una delle migliori agenti che la polizia possedeva. Fu lei a smuovere Jonathan dalla sua visione fredda e schematica del mondo e a infondergli un po'di umanità; avrei anche detto che provasse qualcosa per lei. Un giorno però, mentre stavano investigando su un boss della malavita, venne teso loro un agguato che sfociò in una sparatoria. I due la scamparono per miracolo, tuttavia Shirley era gravemente ferita all'addome. Jonathan cercò di fermare l'emorragia, ma fu tutto inutile; Shirley morì fra le sue braccia poco prima dell'arrivo dei soccorsi, senza che lui potesse fare niente. Da quel giorno Jonathan lavorò sempre da solo; non si sarebbe mai perdonato se avesse perso un altro partner, così decise che era meglio se a rischiare la vita fosse esclusivamente lui. -
Rimasi stupito a guadarlo, non avrei mai creduto che un uomo del genere potesse provare sentimenti.
- Che le prende Percivals? - mi domandò Mac Phil.
- Credo che abbia bevuto troppo caffè. - rispose Reeves con il suo tono perennemente sarcastico.
- Oh, sì, mi sa che ha ragione - replicai sorridendo - credo che ora andrò alla mia postazione; grazie di tutto. - mi allontanai di corsa e raggiunsi la mia scrivania. Passai la successiva mezz'ora informandomi su questa Shirley Clark, scavando sempre più affondo nella sua storia, quando venni convocato nell'ufficio del capitano. - Buongiorno Percivals, mi hanno appena telefonato da Topkinsville. Pare sia stato rinvenuto il cadavere di un narcotrafficante nei pressi del porto - mi disse Becker - vorrei che tu svolgessi delle indagini a riguardo. -
- E il caso K? - obiettai.
- Probabilmente anche K è coinvolto, non ti avrei convocato altrimenti. -
- Capisco; posso avere informazioni più dettagliate sul luogo del ritrovamento? -
- Il corpo è stato rinvenuto al numero 13 di Murray Hulbert Ave, troverai un agente della DEA sul posto. - Becker si alzò dalla sedia - Finché il tuo partner non si farà vivo dovrai investigare da solo, spero che ciò non ti causi problemi. -
- Nient'affatto - replicai - in realtà aspettavo questa occasione per mettere in pratica ciò che ho imparato fino ad ora. -

Giunsi sulla scena del crimine circa un'ora dopo. All'interno dell'area delimitata dal nastro giallo vidi una donna intenta a fare un sopralluogo; cercai di farmi notare tossendo ma non sortii alcun effetto. - Mi scusi - dissi avvicinandomi e mostrando il mio distintivo - sono il detective Percivals, Dipartimento di Polizia di New York, lei deve essere l'agente della DEA. - Non ricevetti risposta.
- Scusi ma mi ha sentito? - domandai alzando la voce, stavo cominciando a infastidirmi.
Neanche questa volta mi rispose; mi avvicinai ulteriormente e le poggiai la mano sulla spalla. La donna, evidentemente presa alla sprovvista mi spinse indietro ed estrasse la pistola; solo allora notai che aveva gli auricolari nelle orecchie.
- Chi è lei e che cosa vuole?! - mi domandò ancora sotto shock per lo spavento.
- Detective Percivals, Dipartimento di Polizia di New York - ripetei mostrando il distintivo - sono qui per il ritrovamento del cadavere; e ora le sarei grato se abbassasse l'arma. -
- Oh sì, mi scusi - disse l'agente rinfoderando la pistola - io sono Catherine Davis, DEA, piacere di conoscerla. -
- Noto che le piace ascoltare musica durante i sopralluoghi. -
- Sì, potrà sembrarle strano, ma io trovo deprimente un ambiente di lavoro senza musica. -
- Mi sembra giusto - commentai - allora, cosa abbiamo qui? -
- Il suo nome è Julio Garcia, è uno dei più famosi e potenti narcotrafficanti del cartello; la DEA gli stava dando la caccia da mesi e tutto a un tratto il suo cadavere viene ritrovato in questo posto. -
- La causa del decesso? -
- Pare sia caduto dal tetto i quel magazzino e sia morto sul colpo. Probabilmente, vedendo che ormai eravamo a un passo dal catturarlo, si è suicidato. -
- Possibile... - replicai assorto nei miei pensieri - credo che andrò a controllare il tetto, lei rimanga qui in attesa della scientifica. -
Salii fin sopra l'edificio e mi diressi verso il punto da cui Garcia era caduto. Qualcosa però non quadrava: come era possibile che un narcotrafficante così potente non abbia fatto niente per sviare le indagini? E poi: a giudicare dalla posizione supina del corpo e dall'altezza dell'edificio si sarebbe dovuto buttare di spalle, per quale motivo? - Mentre mi scervellavo su queste domande vidi una macchietta rossa per terra. La osservai più da vicino, erano dei filamenti di nylon. Improvvisamente ebbi un'intuizione; raccolsi i filamenti e li portai a Davis.
- Ho trovato questi strani fili sul tetto, lei sa dirmi cosa sono? -
- Hm, vediamo... - disse l'agente esaminandoli - questi sono microfili di nylon usati per contrassegnare i dardi soporiferi, perché me lo chiede? -
Improvvisamente tutto mi fu chiaro; mi avvicinai al cadavere e gli alzai la maglietta. All'altezza del cuore c'era un minuscolo foro, quasi invisibile.
- Che cosa sta facendo? - mi chiese Davis - così contaminerà le prove! -
- Lei crede? Io invece penso di aver compreso un fattore fondamentale: Garcia non si è suicidato, è stato ucciso. -

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