Capitolo 2 - Arresto

194 14 1
                                    

Seguii Pillow in uno stanzone pieno di postazioni per PC e di persone che vi brulicavano facendo non poco chiasso. Ci fermammo di fronte a una scrivania più caotica di quella del capitano Becker: centinaia di post-it tappezzavano il monitor del computer, montagne di fascicoli occupavano lo spazio ridotto e molti oggetti di cancelleria erano sparsi ovunque.
- Okay, Percivals, questa è la mia postazione, quella invece sarà la tua - mi fece Pillow indicandomi la scrivania accanto alla sua - se vuoi essere mio partner devi rispettare alcune regole. Uno: fai tutto ciò che ti dico senza esitare, io farò lo stesso con te. Due: non disturbarmi quando indago per conto mio. Tre: non toccare mai quello che c’è sulla mia scrivania. Mi sono spiegato? - annuii un po’intimorito dal suo tono.
- Posso almeno conoscere le informazioni sul caso? - chiesi con una punta di sarcasmo; Pillow si girò ed estrasse da un cassetto un grosso fascicolo intitolato “CASO K”.
- Ecco, qui troverai quello che ti serve. E ora, se non ti dispiace, ti pregherei di non disturbarmi. - mi diede i documenti e poi sprofondò nella sua sedia con gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate. Mi sedetti anche io e feci per leggerli quando il detective balzò in piedi con un'esclamazione, facendomi sobbalzare, e corse fuori dalla stanza. Istintivamente lo rincorsi fino a raggiungerlo in ascensore.
- Che diamine stai facendo? - mi domandò Pillow come se si fosse dimenticato che io fossi il suo partner.
- Potrei porle la stessa domanda. La prossima volta mi avvisi prima di scappare via in quel modo! - ansimai in preda al fiatone.
- Se ti avessi chiamato avrei perso del tempo prezioso. A questo proposito, vorrei che mi dessi del tu come io faccio con te. Vedi, tra il dire “lo faccia” o “la prego di farlo” e il dire semplicemente “fallo” c’è uno scarto medio di circa 0,5 secondi, il che può sembrare poco, ma in situazioni disperate questa banale formalità può mandare tutto a monte. Spero che anche tu la pensi così. -
- Se proprio ci tiene per me va bene. - non capivo come una frazione di secondo potesse determinare l’esito di un’azione ma preferii assecondare la sua richiesta.
Uscimmo nell’androne della centrale e ci precipitammo all’esterno.
- Dal momento che ci sei anche tu, Percivals, renditi utile. Vai a prendere la tua auto, dobbiamo muoverci. -
- Come fai a sapere che… -
- Muoviti, non c’è tempo da perdere! -
Una volta in macchina Pillow mi ordinò di dirigermi al 1207 di Seward Avenue. Mentre percorrevamo le affollate strade di New York gli richiesi: - Come facevi a sapere che ero venuto in auto a lavoro? -
- Dalle tue scarpe. Se fossi venuto a piedi molto probabilmente sarebbero state sporche di fango, invece sono pulite, indice del fatto che hai usato un mezzo di trasporto. Ora però c’è da sapere quale mezzo hai usato. Qui mi è venuto in soccorso l’odore dei tuoi abiti: il tipico profumo un po’pungente di deodorante per auto al pino mi è stato di grande aiuto. Fermati qui. - Ero talmente preso dalle sue deduzioni che non mi resi conto che eravamo arrivati; quel punto di Seward Avenue consisteva in una doppia fila di villette a schiera, identiche se non nel numero civico. Scendemmo dall’auto e ci dirigemmo al numero 1207. Già da fuori si poteva intuire che il suo o i suoi abitanti non erano particolarmente ordinati: il giardino sembrava più una discarica che altro, pieno di erbacce e con attrezzi da giardinaggio arrugginiti sparsi dappertutto.
- Chi vive qui non deve essere un ottimo giardiniere - commentai - a proposito, perché siamo qui? -
- In questa casa vive un ex spacciatore, dobbiamo portarlo in centrale per interrogarlo. Io entrerò dalla porta di ingresso, tu da quella sul retro, così lo prenderemo da entrambi i lati. -
Feci come mi aveva detto Pillow; raggiunta la porta sul retro notai che era già aperta, quindi non ebbi problemi ad entrare. Tenendo la pistola a portata di mano controllai ogni stanza del piano terra fino a incontrare di nuovo Pillow nel soggiorno. Gli feci segno di non averlo trovato, allora lui indicò con la sua pistola il piano superiore.
Mentre salivamo le scale l’adrenalina stava prendendo possesso del mio corpo e, nonostante esercitassi tutto il mio autocontrollo, le mani cominciavano a tremarmi. Il mio partner se ne accorse e mi fece cenno di aspettare lì. Mi fermai sul pianerottolo e vidi la sua figura china allontanarsi. Dopo qualche minuto sentii uno sparo, un’imprecazione e poi una grossa figura correre verso di me urlando. Istintivamente puntai l’arma e urlai: - Mani in alto! Sei in arresto per spaccio di droga! - atterrai quell’uomo e gli misi le manette mentre continuava a imprecare e sbraitare. Nel frattempo giunse anche Pillow.
- Ottimo lavoro Percivals, peccato che non ti abbia chiesto di arrestarlo. -
- Cosa?! Ma se avevi detto che era uno spacciatore! -
- Ti spiegherò tutto in seguito. Per il momento accompagniamo il nostro informatore al dipartimento per fargli qualche domanda. -

Crime SceneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora