Capitolo 7 - Bronx

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Il giorno seguente cominciò la mia ricerca di Pillow. Una volta nel Bronx mi diressi alla stazione metro di Park East, dove il mio partner era stato ripreso dalle telecamere di sicurezza, e da lì iniziai ad indagare. Sapendo che Pillow non possedeva un’auto ipotizzai che si fosse spostato in taxi, quindi mi recai alla rimessa più vicina alla stazione, dove ero sicuro che avrei trovato il tassista che l’aveva scortato.
- Mi rendo conto che si tratta di un’indagine importante, detective - mi disse il responsabile della rimessa - ma dubito che i miei ragazzi potranno darle delle testimonianze particolarmente accurate. Vede, come compagnia di taxi trasportiamo molte persone al giorno quindi… -
- Stia tranquillo, signor Anderson - lo interruppi un po’spazientito - l’uomo che sto cercando è molto… ehm… riconoscibile; sono sicuro che la sua immagine sarà rimasta impressa nella mente di almeno uno dei suoi dipendenti. -
- Se lo dice lei, detective. Allora provvederò a richiamare tutti i miei ragazzi cosicché potrà interrogarli uno ad uno. -
Improvvisai una stanza per interrogatori nell’ufficio del responsabile e cominciai a interrogare i suoi “ragazzi”, spuntandoli da una lista quando finivo con uno di loro.
Dopo una ventina di interrogati stavo cominciando a perdere le speranze: i nomi stavano terminando e non avevo ancora trovato qualcuno che avesse scortato Pillow o quanto meno lo avesse visto.
Mentre riflettevo su cosa fare nel caso non avessi trovato il tassista entrò nell’ufficio un uomo afroamericano sulla trentina.
- Salve. - mi disse.
- Oh, buongiorno. Jack Williams? -
- Sì, sono io. -
- Molto bene; allora Jack, sa dirmi dove si trovava il trenta ottobre alle ore 20:00? -
- Certamente, mi trovavo in Birchall Avenue poiché avevo appena portato un’anziana signora a casa sua. Stavo tornando alla rimessa quando un uomo mi fermò e salì sul mio taxi. -
- Me lo può descrivere? -
- Era coperto dalla testa ai piedi, quindi non ho avuto modo di vederlo in faccia, però posso dirle che era piuttosto alto e aveva gli occhi infossati, come se non avesse dormito per giorni. -
- Cosa le ha detto una volta salito sul taxi? - domandai cercando di non sembrare troppo interessato; forse avevo finalmente trovato Pillow.
- Questo la sorprenderà detective. - mi rispose il tassista - me lo ricordo come se fosse avvenuto un minuto fa. Appena salito non mi disse nulla, ma quando gli chiesi dove volesse che io lo portassi mi rispose: “3657 di Johnson Avenue”; quasi mi venne un infarto. Johnson Avenue è una delle vie peggiori di tutto il Bronx, non ci tenevo a lasciarci la pelle. -
- Quindi presumo che non l’abbia portato dove voleva… -
- Sinceramente avrei voluto fosse andata così, ma il regolamento della ditta impone a noi tassisti di portare sempre a destinazione chi sale sui nostri taxi. Lo portai dove voleva e me la diedi a gambe levate prima di essere braccato da una banda di malviventi. -
- Molte grazie, Jack, la sua testimonianza mi è stata davvero utile; ora potrebbe dire al suo capo e ai suoi colleghi che non necessito più di interrogarli? -
Era fatta, le mie supposizioni erano esatte; ora sapevo dove si trovava Pillow. Un barlume di speranza si riaccese in me e non potei fare a meno di precipitarmi all’indirizzo che mi aveva detto il tassista per indagare più a fondo.

Quel tratto di Johnson Avenue era un vero squallore: le spoglie facciate color mattone degli edifici si affacciavano sulla strada trafficata e dovunque mi girassi vedevo gente poco raccomandabile che mi squadrava. Mentre camminavo cercando il numero civico notai che ero seguito da un gruppetto di uomini. Cominciai improvvisamente a sudare freddo, rallentando, e le parole di Mac Phil riecheggiarono nella mia mente: “Non sopravvivrai neanche un giorno da solo nel Bronx, per uno della polizia equivarrebbe al suicidio!”
“No! - mi dissi - sei arrivato fin qui per trovare Pillow e non tornerai indietro. Ora non farti prendere dal panico Dominic e comportati come se non li avessi visti, andrà tutto bene.”
Ripresi a camminare normalmente e a esaminare i vari portoni.
- Eccolo. - mormorai una volta trovato il 3657 - ora devo solo suonare il campanello e… - sentii una mano bloccarmi la spalla destra, mi avevano raggiunto.
- Lei non può entrare qui. - disse una voce rauca dietro di me. Mi voltai e vidi un uomo tarchiato dalla pelle molto abbronzata e con numerose cicatrici sul volto. Era insieme ad altre quattro persone.
- Signore, la prego di lasciare la mia spalla - replicai cercando disperatamente di non far trasparire la paura - sono un detective del Dipartimento di Polizia di New York, quindi… -
- Siete tutti uguali voi sbirri - commento sprezzante un compagno dell’uomo tarchiato - abusate del vostro potere per fare quello che volete, mi fate schifo! - ci fu un mormorio di assenso da parte degli altri.
- Suvvia, amici, non fate di tutt’erba un fascio - fece il capo della banda, il quale continuava a stringermi la spalla - sono sicuro che questo onesto cittadino stava solo facendo il suo dovere e probabilmente ha preso un granchio. Ora tornando a lei - mi si avvicinò all’orecchio - le consiglio vivamente di girare i tacchi e di tornarsene da dove è venuto, o sarò costretto a usare le cattive maniere. -
Stavo per annuire e andarmene con la coda fra le gambe, ma mi bloccai. Ho lottato ogni giorno contro il criminale più ricercato di New York, non mi sarei fatto intimidire da una banda di teppisti che agiva in cinque contro uno.
- Come le ho già detto - dissi girandomi completamente verso l’uomo tarchiato - Sono un detective del Dipartimento di Polizia di New York. Mi tolga quella mano di dosso o dovrò arrestarla per intralcio a pubblico ufficiale. -
- Oh, abbiamo un eroe qui, allora dovrò usare le cattive maniere. - il capo della banda tirò indietro il braccio destro e tentò di colpirmi con un gancio. Istintivamente alzai la guardia e parai il colpo poderoso; quell'idiota ignorava che l’addestramento di un poliziotto comprendeva anche l’autodifesa. Vedendo il suo colpo parato l'uomo cominciò a tempestarmi di pugni, nella speranza che almeno uno sarebbe andato a segno. Dal canto mio cercavo di schivarne il più possibile, dal momento che i suoi movimenti erano lenti, e quando abbassava la difesa lo colpivo con tutta la potenza di cui disponevo. Intanto gli altri membri del gruppo osservavano esterrefatti il combattimento.
Ad un tratto il capo della banda perse il controllo; estrasse dalla tasca posteriore una pistola e la puntò contro di me urlando: - Io ti ammazzo bastardo, ti ammazzo! -
- Basta così! - disse qualcuno alle nostre spalle; mi girai e vidi un'esile figura in piedi sulla soglia della casa - Brown, rinfodera la pistola. Lei, invece, può dirmi chi è lei? -
- Detective Dominic Percivals, Dipartimento di Polizia di New York. E lei chi è? -
- Sean Yarnez, sono un investigatore privato. Benvenuto nel Bronx, detective. -

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